poesia
Self-publishing
2020
cartaceo
58
Nessuno di Daniele Nicoletti è la raccolta delle sue emozioni più profonde.
Nel percorso che l'autore ci offre, molti sono gli argomenti trattati ma un unico filo conduttore li lega: la sensazione di profondo malessere e impotenza che l'artista prova in una società che lo costringe a vivere più come ospite che protagonista, che lo giudica e lo schiaccia, in cui l'amore e la forza di sua madre fanno da faro. La violenza delle sue rime non lasciano indifferenti e scuotono il lettore mettendo davanti ai suoi occhi un verità scomoda e troppo spesso ignorata.
“Sto cercando il posto
in questo mondo,
di risposte ingordo, provando a migliorare come il mosto”
Al termine della lettura delle poesie di Daniele Nicoletti, “Nessuno“, mi sono presa qualche giorno per raccogliere le idee e per dare un’opinione su questo giovane e talentuoso artista. Negli ultimi anni, lavorando con ragazzi di età differenti, mi sono spesso interessata al loro mondo e al malessere che vivono nella società e che ormai a noi adulti tocca in maniera diversa.
Rifletto sui casi di bullismo, sulla difficoltà di relazionarsi in una società che dà così tanta importanza all’aspetto esteriore e, per usare le parole del poeta, “dove ogni tipo di debolezza e diversità viene vietata”.
Faccio questa premessa perché tra me e l’autore passano circa 10 anni, e credo che lui riesca a dare voce a questo spleen moderno che io sento, invece, molto distante. Mi è capitato di camminare per la strada, in particolare, in questo periodo post lockdown e sentirmi malinconica, non riconoscere più la mia città, e sentire che la mia quotidianità è stata irrimediabilmente distrutta.
Le poesie di Nicoletti mi hanno fatto riflettere molto su questo sentimento di straniamento verso qualcosa che sentiamo non ci appartenga, o comunque, che non ci appartenga più.
Ritengo sia molto complicato esprimere un giudizio sui sentimenti e sul dolore altrui e in qualche modo farlo adesso, su delle poesie che hanno questa potenza emotiva, mi spaventa. Temo infatti di essere poco delicata o troppo superficiale.
Fatta questa doverosa premessa, provo a esprimere tutto ciò che penso a riguardo.
Nicoletti nelle sue poesie ci trascina in un baratro di profonda malinconia e tristezza, le sue rime sono dure e violente, ci obbligano a fermarci un attimo e ad andare fino in fondo. Cosa spinge un ragazzo di soli 24 anni a scrivere tutto questo? Cosa prova dentro? Cos’è davvero il fallimento alla sua età? Bene, Daniele ci offre a mio parere un quadro di un malessere generalizzato, di una profonda solitudine.
Le sue parole ci scavano un buco nello stomaco e ci mettono davanti ad una realtà che troppo spesso ignoriamo. Tuttavia in questo buio tunnel, meravigliose sono le parole che dedica a sua madre. “ Vedi vincitori anche tra i secondi”, questo sentimento di impotenza e fallimento, che solo la mamma riesce ad attenuare, è molto dolce. E altrettanto delicate le parole che dedica alla poesia stessa, quale mezzo per esprimere ciò che prova ma soprattutto come merce non in vendita. Dice, appunto, “non si può pagare la poesia come una prostituta”, l’artista, infatti, non scende a compromessi con chi lo giudica o con chi non lo trova interessante.
In conclusione ritengo che l’autore abbia davvero una sensibilità profonda, e ciò che scrive valga la pena sinceramente di essere letto ma soprattutto capito.