romanzo
Il ramo e la foglia Edizioni
marzo 2021
cartaceo
217
Tommaso ha 16 anni e un dramma più grande di lui da raccontare. Affida la sua testimonianza alla memoria di un registratore vocale e lo fa nei modi enfatici e dissacranti dell’adolescenza. Induce al sorriso, talvolta alla commozione, irrita, ma aiuta a capire un universo spesso ignoto o ignorato.
Spara sentenze sul mondo che lo circonda, la famiglia, i compagni di scuola, noti personaggi dello spettacolo o della politica, i professionisti che devono in qualche modo gestirne le intemperanze. Tuttavia, dietro il discorso scontorto e irriverente, infarcito di neologismi, gergalità e volgarità, si cela la generosità di un eroe romantico dei nostri giorni, ignaro delle conseguenze di azioni a loro modo generose. Irride i veri miti romantici, rivela la pochezza granguignolesca degli odierni sogni di gloria, ma conquista una fresca moralità che ha qualcosa da insegnare anche agli adulti.
“Adolesco” è un romanzo di formazione rivolto ai giovani, ma anche un eccellente strumento di riflessione per quanti degli adolescenti si occupano. Croce e delizia del nostro confuso presente, i ragazzi sono il nostro futuro. Conoscerli e prendersene cura è un servigio reso alla Storia.
“I grandi ci hanno ragione, anche se sbagliano. Loro pensano al futuro, mentre noi pensiamo solo al presente”
Dallo stile, molto parlato, e, soprattutto, dal contenuto, intuiamo che la citazione che ho scelto come incipit di questa recensione è attribuibile ad un ragazzo, nel pieno dell’adolescenza… quella fase della vita che tutti hanno vissuto, e anche sopportato, e che rappresenta il fulcro della storia di oggi.
Adolesco, di Timothy Megaride, è un romanzo di formazione, incentrato sul racconto autobiografico che Tommaso, un ragazzo sedicenne come tanti, fa della sua vita, o almeno di quegli episodi della vita che lo hanno segnato, in positivo e negativo, e che lo hanno portato a vivere una “turbolenza” che lo costringe a stare chiuso in casa, con la supervisione dei suoi genitori.
“Io, lo sapete, ero molto inca**ato perché pensavo che Riccardo aveva detto tutto ai miei genitori e non era così. Io dico che ho agito per reazione e senza pensare alle conseguenze. Ok. Io non volevo certo ricattare Riccardo e poi fare anche i soldi con la sua foto. Questo non lo avrei mai fatto. Lo sapete che cos’è un ricatto? Secondo me è una delle peggiori carognate. A me mi fa parecchio schifo”
Cosa avrà combinato mai il piccolo Tommaso? In realtà, nulla, o meglio, nulla che non possa accadere a tutti i giovani di oggi. Le marachelle sono all’ordine del giorno, così come anche le irresponsabilità, le disubbidienze, i capricci, le esuberanze e le avventatezze. Gli amori… aggiungerei.
Il punto di vista della narrazione è quello di Tommaso che, preso dallo sconforto, dalla rabbia, dall’intolleranza verso tutti, decide di registrare i suoi sfoghi, la sua versione dei “fatti”. E lo stile scelto dall’autore rispecchia appieno questo contesto. Il lettore avrà l’impressione che Tommaso stia davvero parlando; gli sembrerà di sentire la sua voce dietro alle parole lette.
La forma della narrazione, poi, è anch’essa coerente con tale tecnica narrativa: espressioni gergali; punteggiature mancanti; pensieri contorti o espressi male; flussi di coscienza; assenza di tecnicismi tipici della classica narrativa… la coerenza del romanzo è totale.
E, devo dire, molto buona è anche l’immedesimazione che l’autore riesce ad avere con Tommaso. Da adulto, è riuscito a dar voce ad un adolescente, nel pieno rispetto della mente di un adolescente, dei suoi impulsi, dei suoi modi di vedere la vita, delle sue ragioni. Credetemi, alle volte vi verrà voglia di mettere in punizione il nostro Tommaso, soprattutto per la sua testardaggine o il suo giustificare le proprie azioni o, ancora, il suo non capire che, a volte, forse il “mondo dei grandi” sarebbe bene seguirlo di più. E questo intento dell’autore, di far parlare un adolescente, è proprio riuscito!
“Io non ero più imbranato e non mi facevo rosso come un peperone quando incontravo il suo sguardo. Poi questa storia del peperone non è molto chiara. Ci sono anche i peperoni gialli e io penso che i gialli siano la maggioranza. Dico: se uno diventa come un peperone, potrebbe diventare anche giallo, anche se capisco che, se uno è imbranato, diventa rosso, non giallo. Avete mai visto uno che si vergogna e diventa giallo?”
Non a caso, Adolesco riprende proprio la prima persona singolare del verbo latino adolescere, crescere, acquisire vigore, concetti propri della fase, appunto, adolescenziale. E, nel rispetto della crescita e dell’evoluzione personale, il romanzo tocca temi molto profondi e attuali, quali il rapporto tra i giovani e il sesso, l’omosessualità, il rapporto tra genitori e figli, il ruolo che uno psicologo può avere nel supporto ad un adolescente nella comprensione di quanto non comprende; il bullismo. Tutto questo viene trattato con gli occhi dell’adolescente.
Non nascondo che, in alcuni punti della narrazione, mi sembrava poco credibile tutto quello che leggevo; o, meglio, quello che leggevo/ascoltavo mi sembrava un fiume troppo in piena per sgorgare dalla mente di un sedicenne. E lo penso tutt’ora. Se dovessi trasporre nella realtà quanto letto, avrei difficoltà proprio su questo aspetto: nel posizionare un ragazzo nella sua camera, sul letto, a parlare per ore e ore di quanto sta vivendo, ricordando, al contempo, vicende del passato, esperienze che gli sovvengono alla mente in collegamento a qualcosa di cui sta parlando o ricordi di quando era bambino.
Credo che il personaggio di Tommaso sia troppo “adulto” in questo; per questo, forse, non riesco a “realizzarlo”; ma “realizzo”, eccome, tutto ciò che il protagonista ha vissuto e vive. I momenti “no”, nell’adolescenza, sono all’ordine del giorno e osservarli così da vicino permette una formazione non solo di chi scrive o racconta, ma anche di chi legge o ascolta. Emblematica è l‘immagine di copertina: su una scala di grigi, prevalgono due elementi del volto di Tommaso… l’azzurro degli occhi, sintomatici del punto di vista della narrazione, ripeto, perfettamente combaciante a quello di un adolescente; il rosso delle labbra, simbolo dell’esigenza che i giovani hanno di dare voce ai propri sentimenti e ai propri pensieri.
Il più delle volte, sarebbe perfetto raggiungere un equilibrio tra le due esigenze; purtroppo, nella realtà, non sempre è così semplice. Voi a cosa dareste più voce, dovendo scegliere? All’azzurro degli occhi o al rosso della parola?
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.