
Narrativa contemporanea
NN Editore
27 gennaio 2022
cartaceo, ebook
240

È il 1988 quando il giovane Saul Adler viene investito da un'auto a Londra sulle strisce pedonali di Abbey Road, celebri per l'album dei Beatles.
Si riprende, ma il giorno dopo la sua fidanzata Jennifer Moreau, una promettente fotografa che l'ha scelto come musa, lo lascia senza motivo. Depresso, Saul si trasferisce a Berlino Est per portare avanti i suoi studi sull'Europa orientale, e da quel momento gli eventi sembrano legarsi e slegarsi in un vortice di coincidenze e discordanze.
La memoria di Saul è semore più inaffidabile, lui pare conoscere i fatti non ancora accaduti ma tradisce i suoi più cari amici, Walter e Luna, che vengono arrestati dalla Stasi. Quando però, anni dopo, rimane vittima dello stesso incidente su Abbey Road, Saul intraprende un viaggio intimo nella ricerca di se stesso, per ricomporre la realtà spezzata in cui è immerso.
“Dove sei andato, Saul? La tua bellezza in frantumi. Chi eri? Che lingue parli? Sei un figlio, un fratello e un padre?” – “L’uomo che aveva visto tutto” di Deborah Levy
Saul è un giovane studioso impegnato in una ricerca sulla dittatura comunista in Europa. Siamo negli anni Ottanta, il muro di Berlino non è ancora stato abbattuto e la sua intenzione è quella di lasciare l’Inghilterra alla volta della Germania Est, al fine di approfondire i suoi studi. Nel contempo, egli viene investito mentre attraversa sulle strisce pedonali di Abbey Road, strada famosa grazie all’album dei Beatles, i quali si fecero fotografare proprio mentre l’attraversavano e scelsero quell’immagine quale copertina del loro disco più famoso. Da allora, la vita di Saul precipita in un abisso fatto di premonizioni, adii, nuovi incontri e déjà-vu.
“Che senso aveva offrirgli vecchi ricordi macchiati? Sarebbero stati un dono o un tormento?”
Saul e Jennifer sono due giovani figli degli anni Ottanta. Formano una coppia dalle dinamiche alquanto curiose. Jennifer è una fotografa che riesce vedere la vera essenza di Saul solo attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica e non sopporta che lui la descriva o si riferisca a lei, parlando delle sue caratteristiche fisiche. Saul sta studiando la storia della dittatura comunista in Europa, incalzato dal padre che appoggia da sempre questa ideologia. È un giovane curioso, ma nello stesso tempo dimostra superficialità nei rapporti con gli altri. Tradisce occasionalmente la fidanzata con la coinquilina, senza provare alcun sentimento per quest’ultima o rimorso nei confronti di Jennifer. Vive un rapporto conflittuale con la famiglia, in particolar modo con il fratello che considera crudele e odioso nei suoi confronti, senza mai chiedersene la ragione. Anche il rapporto con l’amico Walter appare poco definito e decisamente confuso. E’ come se si lasciasse vivere in balìa degli eventi.
“Era vero che non avevo idea di come gestire la vita e quello che comporta. Responsabilità. Amore. Morte, Sesso. Solitudine. Storia” – L’uomo che aveva visto tutto
Il linguaggio narrativo è semplice e molto scorrevole, mentre la trama appare alquanto intricata e tutt’altro che comprensibile ad una prima lettura. Passato e presente, realtà ed immaginazione si mescolano in continuazione, dando vita ad un racconto sicuramente interessante, ma molto caotico. Il romanzo parte da un’idea di fondo buona e, soprattutto, originale. Un incidente che porta il protagonista ad un viaggio tra storia e attualità, un evento iniziato proprio in uno luogo culto: la Abbey Road dei Beatles, gruppo musicale simbolo di tutta un’epoca.
Il ritmo è rapido grazie all’abilità narrativa di Deborah Levy che descrive il contesto storico e i personaggi in modo esauriente ed originale. La trama, invece, è decisamente troppo intricata e confusa. Le tematiche sono importanti ed interessanti: la difficoltà di portare avanti un rapporto, la fuga dalle responsabilità della vita, la ricerca e la riscoperta di sé, la pace dentro e fuori. I personaggi appaiono piuttosto enigmatici anche se ben caratterizzati.
“La cosa più strana era che quelle parole, desiderio, tristezza, felicità erano nel titolo di uno dei ritratti che mi aveva fatto Jennifer. Forse stavo cominciando a diventare l’uomo che aveva visto dietro l’obiettivo”
“L’uomo che aveva visto tutto” è un romanzo molto originale e dotato di una bella scrittura. Peccato fosse decisamente troppo caotico ed intricato, un vero e proprio “impegno narrativo”. Sicuramente una bella sfida tutt’altro che rilassante. Un autentico dedalo di percorsi tutti molto invitanti, dove però è facilissimo perdersi. Si può scegliere una direzione nella consapevolezza che potrebbe non portare a nulla oppure ricondurre al punto di partenza, riempiendoci la testa di interrogativi. Io non sono stata abbastanza abile da venirne fuori. Arrivata alla fine, le mie domande erano le medesime di quelle iniziali, senza una risposta esauriente. È molto probabile che questo dipenda da me, da un mio limite formativo o forse non possiedo il genere di sensibilità atto alla comprensione del genere di romanzo. Nonostante io riconosca la bontà dell’opera, non sono riuscita a comprenderla come si conveniva.
E voi, amate i romanzi la cui trama si confonde tra passato e presente?