
romanzo storico
Edizioni Il Vento Antico
18 marzo 2019
cartaceo, ebook
254

Mentre infuria la pulizia etnica della classe contadina, Martino Dulcamare, ex soldato del comando borbonico, riunisce a sé uomini, poi definiti briganti, per combattere il potere e aiutare la propria gente. Accanto a lui Margherita, abbandonata dalla legge e da Dio. Appassionata, ostinata e feroce, lotterà fino alla fine per quello in cui crede. Né l’amore, né la prigione e nemmeno quel governo appena nato riuscirono a domarla.
Un romanzo intenso, struggente e a tratti corale per una pagina dimenticata della nostra Storia.
«Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Ho la coscienza di non aver fatto del male. Nonostante ciò, non rifarei la via dell’Italia Meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi là cagionato solo squallore e suscitato solo odio.»
(Da una lettera di Giuseppe Garibaldi ad Adelaide Cairoli)
“Uno spiraglio nelle tenebre” di Francesco Gioia è la storia di Marga e Martino, ma anche di tutte quelle persone del meridione che si sono ritrovate prigioniere in casa loro proprio negli anni post-unitari e che, a questa nuova oppressione travestita da libertà, si opposero ribellandosi.
Il tutto comincia nel 1860. Ci troviamo in Lucania, nel Regno delle Due Sicilie, dove Margherita Morgioni abita con la sua famiglia: suo padre Lino, sua madre Maria e i suoi due fratelli, Ninco e Druccio.
Ripassiamo un po’ la storia del nostro Paese per capire meglio i fatti. Nel Regno delle Due Sicilie il potere era in mano ai Borboni dal 1816. Lo detennero per un secolo e mezzo circa.
La loro era una monarchia assoluta. I regnanti borbonici non si preoccuparono mai di attuare una politica volta al miglioramento delle vita delle masse contadine che abitavano nell’entroterra, concentrandosi invece sulle popolazioni costiere. Questo fece sì che nessun contadino si sentisse veramente legato a loro.
Quando, dopo l’impresa dei Mille, questi regnanti vennero spodestati, la popolazione del meridione reagì con giubilo. Ma, dopo pochissimo tempo, la loro felicità si tramutò in delusione e amarezza. Il nuovo esercito italiano, stanziatosi nelle diverse città e paesini del meridione, cominciò a dettar legge nelle zone occupate, imponendo tasse e regole ancora più rigide a discapito delle masse più povere.
“Nel febbraio del 1861 fu proclamato il Regno d’italia con Vittorio Emanuele primo re… L’annessione degli ex stati preunitari, avvenuta con plebisciti farlocchi, era stata, in realtà, una vera e propria «conquista» per casa Savoia, non un’azione di liberazione dei popoli dal giogo dei legittimi sovrani…” – da “Uno spiraglio nelle tenebre” di Francesco Gioia. Edizioni Il Vento Antico
In questo clima non certo disteso si svolge la nostra storia.
Tutto comincia con l’arrivo di Martino Dulcamare nella modesta casa della famiglia Morgioni. Arriva poco prima dell’alba, disperato e affamato. Ad attirarlo da quelle parti era stato il belato di una delle poche pecore che appartenevano alla famiglia, ma la canna di fucile di Lino puntata alla sua testa, lo fa desistere dall’intento di appropriarsene.
La richiesta accorata di aiuto da parte dell’uomo viene accolta dai Morgioni: sono poveri, certamente, ma non possono negare un tozzo di pane a chi non vede cibo da giorni.
Martino racconta la sua storia dopo essersi rifocillato. È un soldato appartenente all’esercito borbonico che, insieme ai suoi compagni, si è ribellato all’ordine del loro superiore. Quest’ultimo, vendutosi all’esercito piemontese, tendeva ad agevolare l’avanzata di Garibaldi. Le sue truppe gli si rivoltarono contro, ma il loro ammutinamento portò ad un feroce scontro con i garibaldini.
Martino, dopo essere stato catturato, riesce ad evadere dal forte di Fenestrelle, in Piemonte, e ad intraprendere una marcia serrata verso il Sud, fino ad arrivare dai Morgioni.
Commosso dal suo racconto, il capofamiglia decide di dargli ospitalità e lui ricambia in ogni modo possibile e immaginabile.
Le cose sembrano andare per il meglio, quando accade l’impensabile. Maria, dopo aver fatto della avance al ragazzo ed essere stata da lui respinta, lo accusa di averle mancato di rispetto. Margherita sa che così non è, perché ha assistito a tutto, ma non se la sente di sbugiardare la madre.
Martino è costretto a lasciare la casa che lo aveva accolto. Si rifugerà nei boschi dove, insieme ad altri disperati come lui, costituirà una banda che si opporrà all’esercito piemontese.
Ben presto a lui si uniranno anche Druccio e Nenco e più in là la stessa Margherita, per sfuggire alle violenze di Giuliano Prasseri, ora tenente della Guardia Nazionale e ossessionato dalla bellezza di Marga, che invece lo odia con tutta se stessa.
Marga diventerà la druda (amante di un brigante) di Martino, ora conosciuto da tutti con il nome di Orecchio, e, insieme a lui e alla sua banda, sarà parte attiva della resistenza. Quel che succederà dopo lo lascio scoprire a voi.
Intanto io voglio un attimo puntare l’attenzione sulla figura di Margherita, perché è quella che più mi ha affascinata in questo libro.
Ancora una volta le mie letture mi hanno portato ad imbattermi in una donna forte e decisa. Le accadrà il peggio che può accadere ad una ragazza: violenze, tradimenti, perdite. Eppure reagirà, cercherà sempre la speranza anche nel buio e nella solitudine, senza mai dimenticarsi dell’orgoglio che la tiene viva.
Marga, donna in mezzo ad una banda di uomini, ma non una figura passiva che piega la testa. No! Lei quella testa la alza e si vendica di chi le ha fatto del male. Tuttavia non dimentica la pietà, non si trasforma in una bestia, nonostante le sofferenze subite.
Mi sono chiesta se per “Uno spiraglio nelle tenebre” Francesco Gioia si sia ispirato a qualche figura femminile del periodo per costruire la sua Marga, fermo restando che il suo è un personaggio che nasce dalla sua fantasia, come ha ben specificato all’inizio del racconto.
Comunque io sono molto curiosa e ho fatto una piccola ricerca. Ho scoperto che, in quegli anni, ci furono diverse “brigantesse lucane”; ragazze coraggiose che non si lasciarono trasportare dagli eventi, ma presero in mano le armi per sostenere i loro ideali. Ai loro occhi i piemontesi erano gli invasori e come tali dovevano essere combattuti. Nomi come Maria Capitanio, Maria Lucia di Nella, Michelina Di Cesare, Filomena Pennacchio e altri, senza dubbio tennero alto il nome delle donne meridionali. Ne avete mai sentito parlare?
Forse i loro metodi lasciavano a desiderare, probabilmente potevano esserci altre strade da seguire per cercare di placare gli inutili spargimenti di sangue che caratterizzarono quella parte dell’Italia dopo l’unificazione. Ma non è questa la sede per poter discutere di ciò e sicuramente io non sono la persona adatta per farlo. Voglio guardare a queste donne non come assassine, ma come persone che prendono in mano la propria vita e il proprio destino e combattono per coloro che amano.
Francesco Gioia, con la sua Marga, riassume in pieno questo mio pensiero; ha riempito di passione il cuore della sua protagonista e trasmesso anche a noi questo suo sentire.
L’averci regalato una pagina di storia che ci permette una visione diversa degli avvenimenti accaduti dopo la vittoria dei Mille, avvalora tanto il suo romanzo, ancor più visto le numerose testimonianze che ha raccolto a fine libro per permetterci di approfondire le verità di quegli anni. Mi è piaciuto il modo in cui ha affrontato il tutto, regalandoci una bella storia che sa tanto di verità anche nella finzione dei nomi e dei fatti personali.
“Uno spiraglio nelle tenebre” di Francesco Gioia è un libro da leggere e da far leggere questo, tenetene conto. Per me merita 4 stelle.
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…