
Racconti
Fernandel
27 settembre 2018
ebook, cartaceo
126
I racconti parlano della nostra contemporaneità, e sono descritti con uno stile narrativo fresco e leggero. In sintesi, sono una serie di brevi racconti che potrebbero essere ambientati ovunque, ma – grazie a piccole sfumature – riportano in Veneto.
È un’antologia adatta a tutti: giovani e adulti, agli insegnanti e alle loro classi. Il lettore dovrebbe prendere tra le mani questa antologia e percepire la freschezza, la modernità del testo (Zuleika Martinello)
Un imprenditore.
Due anziani a passeggio.
Un marito fedifrago.
L’economo di una casa di riposo.
Un’immigrata croata.
Diciotto racconti, una molteplicità di protagonisti, un unico filo conduttore: l’anima veneta. Sullo sfondo della pianura, delle balle di fieno, dei colli, della goliardia padovana e dei retrovia vicentini, brevi scorci di vita lasciano trasparire i tratti somatici del Veneto.
Una coupé s’inerpica lungo le viuzze di campagna; alla guida un uomo rallegrato dall’alcol e al suo fianco Flora, la moglie, in vena di polemiche. Sazi dopo una cena in agriturismo, i coniugi decidono di recarsi a una sagra paesana per concludere la serata all’insegna della spensieratezza. Senza poche difficoltà, marito e moglie raggiungono il paesino; nell’aria il profumo di luganiga e sotto a un gazebo i Paladini del liscio, due musicisti ultrasessantenni con l’incarico di animare la festa. Poche le auto posteggiate, così come poche sono le persone, per lo più anziane, raggruppate attorno alla chiesa. I coniugi parcheggiano tra erbacce e fanghiglia ma non si lasciano scoraggiare e si avvicinano ai musicisti. Le note di un valzer spingono il marito a scendere in pista, così cinge il fianco della moglie e si esibisce in un volteggio esagerato. Preso dall’impeto l’uomo incespica su un sasso e finisce a pancia in giù su una pozzanghera. Flora, indignata, ha un attacco d’isteria e tra le urla esprime al marito tutto il suo disprezzo.
Da dodici anni Ljiljana ha abbandonato l’Istria; si è trasferita in Veneto per guadagnare di più e poter sfamare le sorelle minori. Da giorni il suo sonno è tormentato e anche quel pomeriggio si sveglia di soprassalto a causa di un incubo: giusto in tempo per tornare al lavoro. Se la paura di essere ripresa dal titolare, un ottico spilorcio, spinge Ljiljana a prepararsi rapidamente, non è abbastanza pungente da farle saltare l’appuntamento fisso del venerdì: giocare alla lotteria. L’orologio parla chiaro, ma la ragazza si infila nella ricevitoria di Italo e traduce con la smorfia siciliana le immagini dei suoi brutti sogni: un terno secco da giocare sulla ruota di Venezia. Però è tardi, un improvviso slancio di coscienza spinge l’istriana ad abbandonare la schedina e a correre al lavoro. Alla chiusura serale, non avendo più rivisto la donna, Italo gioca quel terno al suo posto e vince. Giustizia e fortuna concludono la scena, spingendo il tabaccaio a cedere l’intera vincita a Ljiljana.
Un sociologo sessantenne, terminato in anticipo il lavoro, decide di salire sullo Zovo dove Parise, giornalista e scrittore, soleva scrivere a macchina all’ombra di una quercia secolare. La sommità del colle ospita una trattoria, una cappella e un piccolo campanile. Il famoso albero è circondato con irriverenza da sette utilitarie. Il sociologo si avvicina, accarezza la quercia, tenta invano di abbracciarla. Immerso nei luoghi in cui Parise trovava ispirazione, il sessantenne tocca con mano l’indifferenza dei passanti, specchio di una civiltà del fondoschiena, dedita all’effimero e dimentica dell’arte.
La fattoria, la distesa di campi, la barchessa, la casetta diroccata – un tempo gabinetto. Sior Giulio siede sulla seggiola di paglia, l’attenzione rapita da un merlo che gli ricorda i tempi della giovinezza e della caccia. Rimpiange il vigore ormai perduto; a ottant’anni Giulio è debole, ha una sola gamba buona ed è il fardello di figli e nipoti. La malinconia diventa rabbia, l’anziano afferra i bastoni e si trascina nell’orto dove, in una nicchia, è deposta la statuetta della Madonna di Monte Berico. Sior Giulio prega, fissa l’immagine sacra e implora la guarigione. Lancia i bastoni in aria e, miracolo: rimane in piedi. Ma ecco, due secondi dopo il vecchio capitola rovinosamente a terra. Un tonfo sordo.
I gomiti sulla scrivania, un libro di farmacologia aperto, sulle spalle la stanchezza della giornata. Il lavoro in azienda come amministrativo lo priva delle forze per studiare: studente fuoricorso di medicina a Padova, teme ormai di non riuscire a conseguire la laurea. Era stata sua madre, inserviente nell’ospedale di Cittadella, a trasmettergli la passione per la materia. Ripensa a lei, ora che non c’è più. Ricorda quando mamma si era pesantemente ammalata, aveva persino perso la voce e il medico l’aveva sottoposta a pesanti iniezioni farmacologiche. Solo dopo tanta insistenza, la madre aveva rivelato al figlio di averlo sognato morto, scivolato con la macchina giù nel fosso. Svegliatasi in preda all’ansia, la donna era uscita di casa e aveva percorso un lungo tratto di strada senza paltò. Questo le era bastato per ammalarsi gravemente e fermare per sempre la sua corsa.
Veneti lavoratori, determinati, creativi; tuttavia ipocriti, spesso ottusi, trasgressivi e omertosi. Un’antologia fedele, che mostra il Veneto nella sua concretezza, ripercorrendone i luoghi e accarezzandone gli aspetti, così da farne una fotografia autentica.
Ausilio Bertoli
Ausilio Bertoli (alias Giuseppe Ausilio Bertoli), sociologo della comunicazione e ricercatore psicosociale, vive e lavora dividendosi tra Grumolo delle Abbadesse (Vicenza), dov’è nato, e Padova. Tra i suoi libri: Il veggente di Bovo (1991), Amore per ipotesi (1994), Gente tagliata (1996), Giostra mentale (2001), Amore di banca, e-book(2003), I temi della comunicazione (2004), La sirena dell’immortalità (2008), L’amore altro. Un’odissea nel Kosovo (2009), Rosso Africa (2011).

Leggo per diletto qualsiasi genere; è sempre stata una mia grande passione. Di una lettura mi colpisce sia una bella trama che una scrittura ricercata. Un romanzo rosa, un romanzo storico, della narrativa contemporanea non importa basta che non sia… fantasy!