Narrativa contemporanea
Santelli Editore
22 Aprile 2019
Bossura
164
“Dodici brevi short stories, asciutte e incalzanti, con protagonista assoluta la Morte nei suoi mille volti e nelle sue innumerevoli percezioni oggi possibili.”
Non ci venite al mio funerale di Salvatore Tofano.
La protagonista, la nera signora armata di falce che a nessuno fa torto, danza leggera e decisa, a volte angosciandoci, a volte terrorizzandoci, a volte facendoci persino sorridere. L’orrore si accompagna a una sottile ironia.
Ogni episodio narrato è fine a se stesso e insieme funzionale a un’unica trama, la costruzione dello sgomento di fronte alla Morte. Che si narri di un marito che cerchi disperatamente di contattare la moglie o di una figlia perseguitata dalla madre defunta, di un uomo in coma profondo o di un altro alle prese con una bellissima fanciulla che bussa alla porta, di un giocatore di poker a rischio cecità o di un trapiantato di cornea, di un’adolescente coi sensi di colpa o di un folle che odia l’immigrato, la Morte resta il filo conduttore delle
storie, l’unica stuzzicante protagonista.
Salvatore Tofano collabora con alcuni siti web e mensili cartacei. È tra i sostenitori e collaboratori del caffè letterario condotto dal prof. Francesco Majello e dal dott. Giuseppe Finaldi c/o il Centro Hurtado di Scampia (NA). Diversi suoi racconti e poesie sono apparsi su antologie monotematiche e in alcuni e-book. Nel 2010 con lo pseudonimo Stof ha pubblicato “Susetta Spinola di Scampia. Oltre venti anni di satira in periferia”.
L’anno successivo, nel novembre 2011, ha invece pubblicato per “Scampia: la leggenda della vela che non voleva morire e altre storie” con prefazione di Luca Bifulco. Nel giugno 2015, infine, quattro mini racconti (Una a una, Inquieto, Noir, Pregiudizi) vengono inseriti nel libro “Nanoracconti, 250 racconti da 250 battute”, a cura di Pietro Damiano. Il libro riceve da Rai Radio 1 Plot Machine il premio Dolce Inganno. Ad aprile 2019 sarà presente con alcune vignette in un libro di Antonella Ferri pubblicato.
Non amo darmi titoli ma ne ho conseguito uno: dottoressa. Il che implica che io abbia una laurea; una soltanto, anche se i miei interessi spaziano in un territorio vastissimo che definirei ” Al di là del deserto”, (citando il titolo di un libro di uno dei più grandi filosofi contemporanei, a mio avviso… s’intende!!). Potrei dirvi che SONO una dottoressa, ma non lo farò, perché ESSERE qualcosa o qualcuno significa chiudersi in uno spazio troppo piccolo e privo di possibilità. Somiglio ad una cellula staminale, sono totipotente e VIVA! “So essere anche“: Una leader eccellente, Moglie mai (se non per burocrazia), compagna di vita di Marco sempre, mamma, Amica, dottoressa, lettrice, studiosa, scienziata, ricercatrice, comica, autrice, artista, pessima bugiarda, Apple addicted, pasticciera, antropologa, curiosa, innovativa, testarda …. E questa descrizione ovviamente non mi soddisfa ma: La modificherò secondo le necessità.