romanzo
Gabriele Capelli Editore
5 ottobre 2020
cartaceo
264
Il suicidio assistito, le relazioni complicate in una grande “famiglia industriale” lombarda e l’intreccio tra due esistenze, quella della giovane complicata Sara e del vecchio capo dell’azienda di successo, che si intrecciano disperate senza mai entrare davvero l’una nell’altra. Fino alla morte.
Comincia a piovere sul sentiero che porta ai piedi del Monte Adula, la vetta più alta del Canton Ticino. Francesco Salemi, sessantotto anni, scivola in un burrone. L’unica testimone della sua fine è la ventenne Sara Gandolfi.
Francesco è un industriale di successo, proprietario di un’azienda di posateria in Brianza e grande amante della montagna. Ha conosciuto Sara un anno prima, nel bar di Milano in cui lei lavorava. Per lui era un periodo di stanchezza: deluso dai figli che lo affiancavano in azienda, cercava forze nuove per superare la crisi, e con un colpo
di testa ha assunto quella ragazza senza qualifiche né esperienza.
Sara, che ha sempre arrancato nella vita, non può credere alla propria fortuna. Come nuova assistente di Francesco getta, però, scompiglio tra gli eredi di casa Salemi. Riporta alla luce odi sopiti e insofferenze verso un padre brillante ma autoritario. La situazione precipita quando Francesco si traferisce a Lugano; uno spostamento fisico e non solo. Sara lo segue, aggrappandosi come può all’ancora di salvezza che rappresenta, ma non è affatto detto che lui voglia condurla in un porto sicuro.
Sara non ricordava con precisione il giorno in cui aveva iniziato come barista all’Orinbocca; non avrebbe, invece, mai dimenticato l’esaltazione con cui alle otto e ventidue scese dall’autobus di fronte alla Salemi, il primo giorno di lavoro. Aveva la testa leggera, i polmoni che si dilatavano fino quasi a far male mentre percorreva il viale. Alzò lo sguardo al cielo terso, che prometteva una splendida giornata: il sole, ancora basso sull’orizzonte, allungava i suoi primi raggi sui vetri del palazzo facendoli brillare.
Entrando strappò un saluto al solito portiere, che la annunciò ai piani alti. Si guardò di sfuggita nello specchio dell’ascensore stipato mentre saliva, e sorrise. Sorrise di essere lì, e non a riempire filtri del caffè o infornare brioche surgelate. Sorrise perché le sembrava di riuscire a mimetizzarsi, più o meno. Il rosso fuoco di un henné era sbiadito, la giacca di Caterina s’intonava a quelle che aveva intorno. Sentiva finalmente di andare incontro al proprio destino, e non ai miseri surrogati che aveva frequentato fin lì.
L’autrice
Bérénice Capatti ha scritto libri per bambini e adolescenti (Vi presento Klimt e Gauguin e il colore dei tropici, Edizioni Arka; Noi nella corrente, Rizzoli; L’incredibile tesoro di Gian del Mare, ESG). L’anno senza estate è il suo primo romanzo per adulti, che ha avuto il sostegno della fondazione Pro Helvetia. Alla scrittura affianca l’attività di editor e traduttrice. Vive a Lugano.
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.