Saggio
Rizzoli
4 febbraio 2020
Cartaceo
272
“L’osservazione di comportamenti dell’uomo in nessun modo possono essere fatti rientrare nell’ambito della sapienza”
È possibile scongiurare l’agonia in cui sta scivolando la nostra civiltà? Che ne è dell’uomo quando delega le sue funzioni ad appendici digitali, innescando una regressione che cancella ogni traccia del salto evolutivo per cui è stato definito sapiens sapiens, diventando stupidus stupidus? È questo infatti, secondo Vittorino Andreoli, il tratto che oggi definisce la nostra comunità, l’abbandono alla nostra parte pulsionale, che rischia di condurre a un’inarrestabile morte della civiltà. Attraverso tre comportamenti sintomatici – la distruttività, la caduta dei principi alla base del vivere sociale e l’uomo senza misura – lo psichiatra focalizza la sua analisi, arrivando a pensare di escludere ormai l’uomo dall’ambito della sapienza. Tuttavia non è con approccio apocalittico che Andreoli conduce la propria argomentazione, ma con l’idea di trovare come invertire la rotta in questa società: riaffermando quei princìpi che permettono il procedere della ragione, la bellezza della cooperazione contro l’esasperato individualismo, integrando sentimenti e razionalità.
Vittorino Andreoli psichiatra di fama mondiale, attento all’analisi dell’uomo e del mondo, è stato direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona-Soave ed è membro della New York Academy of Sciences. Tra le sue ultime opere pubblicate in BUR: L’educazione (im)possibile (2015), Ma siamo matti (2016), La gioia di vivere (2017) e La gioia di pensare (2018). Il suo ultimo libro è Il rumore delle parole (Rizzoli, 2019).
Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.