Critica Filosofica
Vocifuoriscena
24 giugno 2021
Cartaceo
398
«Sì, signor André, la vita è certamente altrove. La vita reale, libera dalle funi della
civiltà ipertrofizzante e del globo atrofico, è certamente altrove rispetto alle parole
con cui prende le sue difese, ma questo altrove, questo luogo dei luoghi, questo
piano di libertà non è mai a portata di nessuno.»
“Deserte visioni” è la cronaca a-narrativa di quei momenti straordinari che sanciscono i nostri incontri con fatti che vanno al di là della realtà codificata. Nella tradizione surrealista, lo scritto si rifà alla vera essenza poetica, quella dell’esperienza e della filosofia della vita, alla poesia di pensieri ed emozioni, l’unica capace di creare un mondo in cui valga la pena vivere, come anche all’inalienabilità della creatività e dell’intelligenza del pensiero e dell’azione umana. In questo non-romanzo di critica filosofica e sociale alla situazione attuale in cui versa l’umanità, risuona chiaro l’incitamento dell’autore alla necessità di seguire l’imperativo morale di «non sottomettersi mai ai miserabilismi del tempo».
L’AUTORE
Milan Nápravník (1931-2017), poeta, prosatore, saggista, fotografo, scultore e pittore, aderì negli anni Cinquanta al gruppo dei Surrealisti cecoslovacchi. Emigrato dopo l’invasione sovietica del 1968, visse da allora tra Praga e Colonia. Ha scritto varie opere, delle quali è possibile tracciare lo sviluppo della sua arte, a partire dagli esperimenti linguistici fino alla poetica plasmata dalla contemplazione, che registra il movimento della realtà interiore. Io suo opus magnum è Příznaky pouště (“Deserte visioni”, 2001), una vasta parabola sul minaccioso stato della civiltà contemporanea.
Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.