“Come quando ti ho aspettato” è il romanzo di Beatrice P. di genere Young Adult edito Words Edizioni.
Sono passati cinque anni da quando Cassandra è volata a Londra, in fuga da una relazione malsana che la stava logorando sin dall’adolescenza. Ora, rientrata in Italia per il matrimonio dell’amica Lali, di quella ragazzina non c’è più traccia: Cassandra è adulta, ed è madre. E, per un crudele gioco del destino, si ritrova faccia a faccia con Mattia Sensini, la persona che le ha letteralmente stravolto l’esistenza e che ora, nonostante gli anni di lontananza, minaccia di farlo di nuovo. È una nuova versione, quella di Mattia, a cui Cassandra non è abituata: il pugile tormentato e fuori controllo è ora un distinto sconosciuto che indossa camicie inamidate. Eppure, sotto le ceneri di quella relazione finita in maniera brusca, arde ancora la fiamma del desiderio: vivo, pulsante e talmente prepotente da attanagliarle lo stomaco e mettere a repentaglio tutto ciò che è faticosamente riuscita a costruire lontano da lui.
“Come quando ti ho aspettato” è lo spin off di “Come quando fuori piove”.
Beatrice P. ci ripropone la coralità degli amatissimi personaggi del primo romanzo – Lali e Francesco, Nina e Ciubbe, Cassandra e Mattia – andando a completare quel puzzle di eventi iniziato col primo romanzo, che le è valso l’ambito Premio Watty.
ESTRATTI:
«Stammi lontana, ragazzina» dice, con un tono di voce a malapena percepibile mentre, con un polpastrello, mi asciuga la lacrima risalendo fino all’occhio. «Stammi lontana e non smettere mai di avere questa paura di me.»
Fa forza con entrambe le mani per ritornare normalmente eretto. Senza più guardarmi, si volta verso le scale. E tra i suoi passi e la melodia dei Red Hot, non sono sicura di sentirlo aggiungere come io ne ho di te.
È stata un’idea di mia madre, quella di chiamare qualcuno per aiutarmi a recuperare la non-sufficienza di latino. La scelta è ricaduta un po’ a casaccio su Laura, il cui bigliettino di annuncio di Lezioni private ha attirato la mia attenzione solo perché evidentemente scritto in fretta e furia su un foglietto microscopico che recitava testualmente: Aiuto solo quelli di prima superiore perché dal secondo anno in poi ho qualche lacuna anch’io.
Chi è Beatrice P.
Beatrice inizia a scrivere per disperazione, durante un inverno trascorso in un paesino di montagna dove l’unico passatempo era quello di evitare il congelamento. Alla fine di quell’anno di supplenza, Beatrice aveva imparato a mungere le mucche e a scrivere romanzi rosa. Usa uno pseudonimo perché teme il giudizio dei suoi alunni, che non immaginano quanto spesso la loro professoressa di italiano usi parolacce fuori dall’aula; e dei suoi amici, che non immaginano di vivere delle vite che qualcuno ha pensato bene di romanzare.

Di una lettura mi colpisce sia una bella trama che una scrittura ricercata. Un romanzo rosa, un romanzo storico, della narrativa contemporanea non importa basta che non sia… fantasy!