racconti
Vocifuoriscena
2020
cartaceo
398
«János camminò, camminò per boschi, prati, monti, valli, e il settimo giorno giunse a un palazzo di diamante. Non aveva mai visto un palazzo simile. Girava sopra una zampa di gallo, aveva settemila finestre e settemila gradini. Ma ruotava veloce come un vento vorticoso, perfino più veloce»
Alberi che arrivano fino al cielo, con foglie talmente vaste da ospitare interi regni; pozzi e cunicoli che conducono ai mondi ipoctoni; misteriosi reami proiettati oltre l’orizzonte, al di là dei monti di vetro e del mare Óperencia; castelli di diamante che roteano sugli artigli dell’anatra o sulla coda del gallo…
Sebbene privi di un sistema mitologico strutturato e coerente, gli ungheresi dispongono di un ricco e particolarissimo corpus di fiabe popolari nelle quali non solo si riscontrano affascinanti elementi cosmologici, ma anche evidenti motivi di matrice sciamanica. E gli eroi di queste fiabe – eredi degli antichi táltosok – si muovono di mondo in mondo, scalando l’égig érő fa con calzari di ferro, o calandosi nelle profondità del lik appesi alla coda di una capra, per corteggiare fate di abbagliante bellezza, o per liberare principesse da possenti e malevoli sárkány.
Pubblicate da Benedek Elek tra il 1894 e il 1896, le fiabe ungheresi testimoniano le peculiarità di un popolo che, stanziato dalla fine del ix secolo nella valle del Danubio, trova nondimeno le proprie radici in uno spazio e un tempo irrimediabilmente remoti e diversi. A questo splendido patrimonio fiabesco si rivolgono i magiaristi nel tentativo di ricostruire la religione e la mitologia degli antichi ungari, al tempo in cui i loro antenati ancora percorrevano le steppe dell’Asia centrale, prima di irrompere, come una tempesta, nel cuore dell’Europa.
L’autore
Benedek Elek (1859-1929), scrittore e giornalista ungherese, si dedicò fin da giovane alla raccolta del folklore nazionale e, in particolare, alla registrazione del ricchissimo patrimonio favolistico dei magiari e dei székely di Transilvania, nel quale ravvisava un’importante funzione pedagogica. Dalla sua fondamentale raccolta in cinque volumi, Magyar mese- és mondavilág (“Mondo delle fiabe e delle leggende ungheresi”, 1894-1896), le fiabe selezionate per il volume da noi pubblicato, C’era una volta o forse non c’era… Fiabe cosmologiche ungheresi.
La traduttrice
Elisa Zanchetta, è nata a Bassano del Grappa nel 1990 e vive a Mussolente, paesino di campagna in provincia di Vicenza. Adora le lingue straniere, la traduzione, la mitologia, il Romanticismo, i cani e la natura. Ha conseguito la laurea magistrale in Lingua e letteratura tedesca e ungherese presso l’Università di Padova. Attualmente collabora con un’azienda per le traduzioni in lingua tedesca e con Vocifuoriscena come traduttrice e consulente per la sezione di magiaristica. Si occupa di mitologia e favolistica ungherese.
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.