Studi culturali e sociali
Adelphi
27 giugno 2019
cartaceo e kindle
274
“Il fenomeno dei Besprizornye si colloca nel quadro più vasto della condizione di milioni di bambini nella Russia Sovietica…essere orfano era la condizione comune.”
Tra gli orrori di cui la storia del Novecento è stata prodiga, pochi sono paragonabili alla condizione dei besprizornye, come venivano chiamati nella Russia postrivoluzionaria gli innumerevoli bambini e ragazzini rimasti orfani in seguito alla guerra, alla guerra civile o alla carestia. Stimati tra i sei e i sette milioni nel 1921, sporchi, vestiti di stracci, vagavano da soli o in gruppi per le città e le campagne in cerca di cibo, spostandosi nel paese aggrappati alle balestre sotto i vagoni dei treni, trovando riparo dal gelo negli scantinati delle stazioni o dentro i cassonetti, spinti dalla fame a un crescendo di aggressività e violenza che arrivava fino al cannibalismo. Né potevano offrire un’alternativa a quella vita gli orfanotrofi pubblici: strutture, in tutto simili ai lager che di lì a poco sarebbero sorti per altri scopi, dove bambini scheletrici giacevano ammassati in condizioni spaventose. E se negli anni Venti il problema viene studiato sul piano sociale, politico, giudiziario, psicologico ed educativo, in seguito saranno imposti il silenzio e la censura da parte di uno Stato che non può certo ammettere un simile sfacelo nel ‘paradiso’ della società sovietica. Negli ultimi trent’anni il fenomeno è tornato oggetto di analisi e rigorose ricerche storiche. Luciano Mecacci è riuscito, grazie a testimonianze dirette e documenti dell’epoca spesso trascurati, a offrirne una ricostruzione completa anche dall’interno, calandosi – e calandoci – nell’abisso psicologico e umano dei protagonisti di vicende che possono sembrare, oggi, semplicemente inverosimili.
L’AUTORE
Luciano Mecacci è uno psicologo italiano, già professore ordinario di psicologia generale presso la Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Firenze.
I suoi studi riguardano essenzialmente la psicofisiologia cognitiva e la storia della psicologia, con particolare riferimento a quella sovietica.
Studioso dell’opera di Vygotskij, nel 1990 ha curato la prima traduzione mondiale integrale dal russo del libro Pensiero e linguaggio.
Assieme a Anton Yasnitsky sta curando un’edizione critica del testo originale russo.
Negli ultimi anni ha studiato il contesto politico e intellettuale fiorentino nel quale maturò l’esecuzione di Giovanni Gentile il 15 aprile 1944. Il risultato dei suoi studi in materia è confluito in un libro, pubblicato da Adelphi nel 2014 e intitolato La ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile.
Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.