Saggistica
Saggio
Edizioni della Terra di Mezzo
1 Gennaio 200, 4 edizioni
Cartaceo
172
Gli antichi e misteriosi culti di Iside, di Cibele, di Demetra, di Freya, di Astarte, di Semele, di Diana, di Nut e molti altri, sono ancora oggi quasi del tutto sconosciuti agli storici ed agli studiosi delle forme religiose ed iniziatiche dei popoli antichi.
Ben poco, infatti, si può congetturare su di essi basandosi sugli scarsissimi reperti archeo- logici che sono giunti fino ai nostri tempi, o sulle ancor più scarse testimonianze scritte che li riguardano.
È ragionevole pensare che tali culti fossero in molti casi delle forme misteriche, riservate nel modo più rigoroso alle donne, che furono sempre protette da un velo di riservatezza e di silenzio se possibile ancor più fitto delle corrispondenti tradizioni iniziatiche maschili. In questo testo l’Autrice, che aveva già trattato tematiche simili nel suo precedente romanzo, La danza delle anime luminose, affronta proprio la questione del significato profondo dei sopracitati misteri, nell’ipotesi che essi siano, al di là delle differenze contingenti, tutti manifestazioni di un’unica corrente iniziatica femminile, la cui origine potrebbe persino risalire all’inizio dei tempi. Tale tradizione avrebbe avuto infatti il senso di permettere a quelle poche e fortunate donne, che ne fossero state degne, di raggiungere la Luna, ovvero l’archetipo femminile della Grande Dea, che è la madre amorosa ed eterna da cui tutto il cosmo è stato generato.
E proprio a questa Dea si dovrebbe riferire l’espressione della vera femminilità, libera da condizionamenti, da vincoli, da problemi, da sensi di colpa e da moralismi, quale forse fu la femminilità delle donne di tempi talmente antichi che oggi se ne è perduto persino il ricordo.
Una femminilità il cui raggiungimento potrebbe significare l’aver ritrovato in modo stabile il contatto con la parte più profonda di se stesse.
Una femminilità arcaica, pura, amorosa e gioiosa, che forse si potrebbe ritrovare intendendo il messaggio di amore e di libertà che la natura incontaminata potrebbe ancora dare a chi ha la sufficiente sensibilità per intenderlo, od anche incontrando per volere del destino qualche rara e misteriosa figura muliebre, magari celata sotto un’apparenza di completa normalità, che potrebbe ancora possedere la chiave dell’antico mistero delle donne, ovvero conoscere il modo per poter andare sulla Luna.
Ada d’Ariès è nata a Monza nel 1959. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera, dove si è diplomata in pittura, si è interessata di danze etniche e di coreografia.
Ha soggiornato per un certo periodo in Norvegia, nella città di Bergen, compiendo delle ricerche sull’artigianato ligneo di quei luoghi ed interessandosi anche dell’antica mitologia locale. Attualmente vive e lavora a Milano.
I was a student, an adolescent, an idealist, a Fury, a young man, a nephew, a son, Anger, Lover, baker, barman, waiter, cook, dreamer, writer, mask, husband, uncle, player, athlete, rugby player, rugby coach, student again, humanist, philosopher and thousands other things. Adesso ho deciso di essere e di cominciare da Marco. Pertanto mi diletto con piacere a leggere, recensire e intanto amplio il mio Universo personale.