
romance
Newton Compton
8 ottobre 2021
cartaceo, ebook
416

Chi l'ha detto che i miracoli non esistono?
Josie detesta il Natale. A peggiorare il suo umore contribuiscono il fatto che Oliver, il ragazzo con cui ha appena rotto, sta uscendo con una sua collega e la sua coinquilina trascorrerà delle splendide vacanze all'estero. Le strade di Londra addobbate a festa, i negozi decorati e le gioiose musiche tintinnanti nell'aria le procurano tristezza. Senza contare che l'espressione di felicità stampata sulle facce di chi si appresta a riunirsi con la famiglia le ricorda quel terribile Natale in cui persero la vita i suoi genitori.
E così, ogni anno, invia loro una lettera con le stesse identiche parole: "Mi mancate". Ma stavolta il suo viaggio rituale verso la cassetta delle lettere viene interrotto da un evento imprevisto: la bicicletta di Josie finisce contro un affascinante sconosciuto, Max.
Dopo qualche giorno di idillio, però, lui sparisce senza una parola...
“Cari mamma e papà,
Quest’anno vi scrivo dall’Africa, roba da matti lo so, ed è già Natale”
Cari lettori, tranquilli! Non stiamo già leggendo novelle o romanzi natalizi! Per quelli abbiamo ancora tempo! Oggi recensiamo “Succede quasi sempre per caso” di Emily Stone, una storia in cui il Natale rileva per il significato che ad esso viene dato dalla protagonista, Josie.
Doverosa premessa è che il romanzo si sviluppa, temporalmente, su un anno circa. Da un Natale si passa a quello successivo e il lettore viene edotto di tutto ciò che succede tra un evento e l’altro, avendo riguardo non solo di Josie, ma anche di Max. Costui non riesco a definirlo il co-protagonista del romanzo. Mentre, infatti, di Josie il lettore impara a conoscere tutto (il suo passato, il suo presente e il modo in cui si approccia a entrambi), di Max saprà ben poco, se non alla fine. Ammetto che mi sarebbe piaciuto un approfondimento anche su questo personaggio, che resta sempre un po’ dietro le quinte quanto a caratterizzazione.
Ma vi spiego meglio, per farvi entrare un po’ nel mondo dell’autrice.
Siamo a Londra, Josie è una ragazza fondamentalmente triste. Segnata fin dall’infanzia da un evento negativo che commemora ogni anno a Natale; vive un periodo difficile con il lavoro, che sta perdendo, e con il suo ormai ex fidanzato. Scopriremo che, oltre alla gioia, a Josie manca l’appagamento, sia emotivo che professionale.
“Chiuse gli occhi e posò la testa contro la porta. Si rifiutò di lasciar uscire le lacrime, però; respirò piano e lentamente, e strizzò gli occhi che le bruciavano. Non ne vale la pena, si disse. In fondo, ne aveva passate di peggiori ed era sopravvissuta, no?” – Succede quasi sempre per caso
Max è la chiave della sua lenta e graduale svolta. Dopo un incontro casuale e bizzarro, lui irrompe nella sua vita, o meglio nel suo Natale, per lasciare un segno indelebile non solo affettivo, ma anche e soprattutto evolutivo. Come dicevo, di lui sappiamo poco. Nelle varie parti in cui si snoda il libro, il lettore lo vede in diversi contesti, ma mai in quello personale. Un’alea di mistero lo avvolge. Nasconde qualcosa, ma cosa?
Personaggi secondari sono i nonni di Josie: lascerò a voi scoprire la loro tenerezza nell’essere vicini ad una nipote “lontana” sotto diversi punti di vista.
Come dicevo, il romanzo è suddiviso in quattro parti, ognuna in un mese e in un luogo diversi. La prima parte è quella dell’incontro natalizio, che ci introduce ad un rapporto che il lettore spererà di ritrovare nel corso della lettura. La seconda parte riguarda Max, immerso, a distanza di qualche mese, nella sua vita newyorkese. La terza parte si focalizza su entrambi i personaggi, che si ritrovano, dopo ancora altri mesi, ad un matrimonio in cui accadranno cose davvero bizzarre, almeno all’apparenza. Nella quarta parte si ritorna allo spirito natalizio, ma di questo vedremo che si vivrà ben poco.
“Josie era tentata di chiedergli cosa ne pensasse del fatto che lui fosse venuto a parlarle, ma resistette. Si conoscevano, pensò, quindi in fin dei conti era naturale che si sforzasse di attaccare bottone” – Succede quasi sempre per caso
La storia viene raccontata da un narratore esterno e onnisciente. Non ho percepito molta vicinanza ai personaggi da parte della voce narrante. Questo non mi ha permesso di entrare subito in empatia con loro; ma credo sia tutto dovuto ad una scelta dell’autrice, che preferisce “fotografare” quanto accade (e non uso a caso questo verbo”).
Il ritmo narrativo è lento. Si racconta una quotidianità e la si racconta nel corso di un anno che passa. L’autrice vuole che il lettore colga i dettagli per comprendere quanto sta accadendo. Ci sono dei tasselli che, alla fine, verranno messi insieme.
Il finale? Inatteso. Questa è l’emozione che mi ha lasciato “..” : lo stupore. Lascerò scoprire a voi se positivo o negativo.
Il messaggio è forte e credo sia il punto di forza del libro: credere in se stessi e non aver paura di amare, sempre e comunque.
E voi? Avete paura di amare?

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.