
Giallo storico
Newton Compton
25 giugno 2024
Cartaceo, ebook
272

Nell’aprile del 357 d.C. Roma, da tempo trascurata dagli imperatori, torna al centro della scena: il sovrano cristiano Costanzo II, figlio di Costantino il Grande, giunge in visita per celebrare i suoi vent’anni di regno.
Il prefetto dell’Urbe e il senato, già alle prese con le lotte tra cristiani e pagani, e anche tra gli stessi cristiani già divisi in fazioni, devono fare in modo che tutto fili liscio. Ma proprio durante la sfilata trionfale dell’imperatore, un atroce delitto a sfondo religioso turba l’atmosfera di festa. L’imperatore ne è sconvolto e concede appena due giorni al prefetto per risolvere il caso, prima di colpire con provvedimenti punitivi il partito pagano.
Ma più rapido si muove il giovanissimo Quinto Aurelio Simmaco, rampollo di una delle famiglie aristocratiche pagane più in vista della città.
Con l’aiuto dell’enorme goto Wolfram e della nobile Livia, sua promessa sposa convertita al cristianesimo, affronta una corsa contro il tempo e una serie di pericoli e sfide, spingendosi fin nei bassifondi della Suburra per tentare di salvare l’onore dei pagani e, con esso, la tradizione che ha reso Roma il centro di un impero grande e invincibile.
“Delitto al Palatino” di Andrea Frediani, edito Newton Compton Editori, è un bellissimo giallo storico ambientato nell’aprile del 357 a Roma.
La città “era tornata al centro del mondo” e l’imperatore Costanzo II stava sfilando in corteo, in testa al suo esercito, per celebrare i suoi vent’anni di regno. I soldati con i loro cavalli sembrano dei. La folla è rapita da quello spettacolo.
L’unica a non prestare attenzione alla sfilata imperiale è Plotina. Il suo intento è quello di trovare, in mezzo alla marea umana, il prefetto dell’Urbe: Memmio Vitrasio Orfito.
La matrona vuole “denunciare una violenza, un sopruso, una vergogna”. Vettio Sossiano, stimato senatore, ha abusato di lei. Anche se aristocratica, Plotina è una donna e il prefetto fatica a crederle.
“Ma avevate una relazione, suppongo. O magari lo hai incoraggiato e poi hai cambiato idea? Chi può sapere come vanno queste cose? Sono una fonte inesauribile di fraintendimenti e spesso è difficile stabilire dove finiscono le ragioni dell’una e iniziano quelle dell’altro”
Orfito teme che la questione possa essere strumentalizzata, proprio ora che l’imperatore è in città! Chiede alla donna di procastinare.
“Plotina fremette di sdegno. Se lo aspettava, d’altra parte. Un uomo poteva abusare di una donna e passarla liscia. Non era neppure considerato un reato”
Purtroppo, non lo sarà per tanti secoli a venire!
Alla parata sono presenti anche Quinto Aurelio Simmaco e Livia, la sua promessa sposa. Mentre la ragazza ha aderito al messaggio di povertà e di castità del nuovo Dio, il giovane e la sua famiglia credono ancora ai loro dei.
“La nuova religione attecchiva soprattutto tra la povera gente e, semmai, tra le matrone dell’aristocrazia, come Livia, che venivano assalite dall’improvviso bisogno di dedicarsi agli altri… Era proprio un drastico ribaltamento sociale, un’epidemia che sconvolgeva la vita di intere famiglie facendole passare dall’opulenza alla miseria” – Delitto al Palatino
Eppure, i cristiani erano stranamente più felici da poveri che da ricchi.
La questione del Cristianesimo, come nuova forma di religione di Stato, accettata dall’imperatore, è centrale in quel periodo storico. E costituisce la parte più interessante di questo giallo.
Inoltre, queste manifestazioni sono anche motivo di scontri tra le due fazioni: i cristiani e i seguaci degli antichi dei, senza distinzione di classe sociale.
Le diversità di vedute si accentuano, poi, all’interno delle coppie. Livia, da quando si è avvicinata alla gente comune, in nome della nuova religione, si sente meno timorosa e più disinvolta. La giovane aristocratica viene assalita dal dubbio, o meglio dalla gelosia, quando nota che il suo fidanzato sembra insolitamente gentile e premuroso con una pavida pagana, Rusticiana, la figlia del prefetto Orifto.
Forse perché, da quando si è convertita, parla spesso di castità e povertà?
“Livia non gli aveva detto esplicitamente di essere intenzionata a rinunciare a piaceri e ricchezza per dedicarsi a Dio, ma gli aveva lasciato capire che ammirava le matrone che lo avevano fatto. E lui, forse, aveva iniziato a preoccuparsi e a guardarsi intorno”
La confusione di un corteo è l’occasione più propizia per compiere un delitto. Accanto a una domus, lontana dalla strada, giace un uomo con il petto squarciato da un segno non preciso, ma riconoscibile: “il Chi Rho. Il segno di Cristo”.
In “Delitto al Palatino”, l’autore è riuscito ad inserire tante tematiche che preoccupavano i cittadini in quel periodo: la religione, l’immigrazione e la necessità per Roma di cambiare al fine di sopravvivere.
Forse, l’apertura al Cristianesimo, avrebbe permesso all’Urbe di proseguire il suo cammino vittorioso.
Lucio Aurelio Aviano Simmaco, il padre del protagonista, è colto e radicato nelle tradizioni. Pretende che suo figlio lo superi nell’arte oratoria. Non accetta che si avventuri nei bassifondi della città per trovare l’assassino. È sconveniente per un giovane del suo rango. Eppure, Simmaco è convinto che sia stato il fato ad assegnargli quella delicata missione.
L’ambientazione si sposta dal Palatino alla suggestiva Suburra: “la valle compresa tra i colli Viminale, Quirinale ed Esquilino”.
Fu Augusto, tre secoli prima, ad aver voluto dividere, con un muro, la prestigiosa zona dei fori da quella più popolare nella quale scoppiavano spesso degli incendi. Quella di Augusto era stata un’epoca d’oro: “niente barbari in città, niente cristiani, niente intolleranza religiosa, e un imperatore sempre presente”.
La Suburra era una zona di fermento culturale. Purtroppo, nel IV secolo d.C., stava attraversando un periodo di decadenza.
In quella parte della città si trovano le fulloniche, le vasche per la spremitura dei panni, lavati con l’urina raccolta nelle latrine. I fulloni pestavano i panni da lavare a piedi nudi, immersi in una soluzione di acqua, urina e soda. Odore persistente, che non li abbandonava mai.
Andrea Frediani sviluppa il tema dell’immigrazione nell’Urbe, presentando il personaggio di Wolfram. L’uomo è un goto, cliente del padre di Simmaco, e ora guardia del corpo del figlio. È difficile per lui, barbaro e plebeo, capire cosa significano tutti quei discorsi sulla religione con l’omicidio.
Inoltre, non riesce a cogliere l’importanza, in quella missione, della presenza costante di Livia.
“Soprattutto si domandava i motivi per cui quei due giovani dovessero sposarsi. L’uno credeva negli antichi dei, l’altra in Cristo, e ciò, ai suoi occhi, era abbastanza per escludere non solo un matrimonio, ma perfino un’amicizia”
In effetti, il pensiero del goto, rappresenta appieno i dubbi dei due ragazzi.
Per tanti romani è impensabile dover rinnegare la protezione di quegli dei che, per tanto tempo, hanno sostenuto le loro attività: “d’altronde è una religione creata da un ribelle”. Perfino gli ebrei che vivono a Roma non si capacitano di tutto quell’entusiasmo per “un ebreo che ha tradito il suo popolo e il suo dio proclamandosene figlio”.
Frediani ci trasmette anche le perplessità di Livia, futura sposa di un pagano, ancorato agli dei tradizionali. Può l’amore superare certe divergenze?
La conversione ha mutato il carattere di Livia. È sempre orgogliosa, ma ora vede tutto come una prova divina. La giovane frequenta con entusiasmo e fervore l’agape, il convito fraterno dei primi cristiani.
“La domus in cui si svolgeva il raduno serale era quella di una importante matrona che, come Plotina, aveva deciso di dedicare la propria vita e il proprio patrimonio ad aiutare i poveri e favorire l’apostolato”
Livia sente il bisogno di quegli incontri, durante i quali può ascoltare le testimonianze dei pellegrini e degli studiosi di testi sacri. Ma, soprattutto, si commuove nel constatare che si avvicinavano alla fede in Cristo categorie sociali differenti, tutte riunite a pregare fianco a fianco.
Anche Simmaco, durante l’indagine, ha modo di riflettere sul suo amore per Livia. Forse non si tratta nemmeno di amore. Sono talmente abituati l’una all’altra che il matrimonio sembra una conseguenza inevitabile. Inoltre, nell’ultimo periodo si è innalzato, tra di loro, il muro della religione.
Frediani riesce a calare il lettore nella situazione sociale, ad alta tensione, del 300 d.C. Da una parte, i seguaci di Ario danno fuoco alle botteghe di coloro che seguono le divinità tradizionali, rovesciano le statue degli dei e profanano i templi. Dall’altra, i pagani temono di diventare schiavi dei cristiani.
“Perché di una cosa era certo: se l’imperatore avesse cancellato ogni traccia del passato, se le chiese avessero sostituito tutti i templi, e i cristiani avessero rivestito tutte le cariche amministrative e religiose, non sarebbe più stata la stessa città” – Delitto al Palatino
Simmaco, Livia e Wolfram, tre personaggi così diversi che tentano di arrivare, ciascuno con i propri mezzi, a scoprire la verità.
“Abbiamo dimostrato di essere una bella squadra. Chissà cosa saremo capaci di combinare in futuro, se l’esordio è stato così brillante”
Uno dei gialli storici più belli che abbia letto.
Attendo con trepidazione la loro seconda indagine!
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.