romanzo rosa
Newton Compton
ottobre 2024
c
288
Dopo la morte del suo migliore amico, Eric ha cominciato a creare scenari immaginari nella sua mente per affrontare il dolore. Fino a quando uno di questi diventa reale: Haru, un ragazzo che ha incontrato l’estate precedente in Giappone, riappare nella sua vita.
Mentre Eric si trova in un caffè, Haru infatti si siede inaspettatamente accanto a lui. Il problema è che nessun altro può vederlo. Ma non importa: Eric ha all’improvviso qualcuno con cui entrare in connessione e smette di sentirsi solo al mondo.
Ma man mano che lui e Haru trascorrono del tempo insieme, Eric inizia a mettere in dubbio cosa sia reale e cosa non lo sia. Finché troverà il coraggio di superare la tristezza e riprendere a vivere davvero. Anche se ciò significa perdere Haru per sempre.
Ero rimasta incantata dalla scrittura di Dustin Thao già dal suo romanzo d’esordio, “Ancora una volta con te”. Per questo motivo, ero curiosa di immergermi nella sua nuova storia per farmi avvolgere ancora dalla sua scrittura intensa, capace di suscitare sensazioni e suggestioni estremamente emozionanti, permeata da un grande pathos, grazie alla sua incredibile capacità di accarezzare il cuore dei suoi lettori, sussurrando gentilezza. “Vorrei che tu fossi qui” l’ho amato ancora di più della sua prima opera. Mi ha catturato sin dalle primissime pagine.
Per usare le parole di Adam Silvera, uno dei miei scrittori preferiti, e che di narrazioni intrise di commozione è un maestro, questo romanzo è “una magia, può farti amare l’idea di avere il cuore spezzato”. Anche se “Vorrei che tu fossi qui” mi ha preso il cuore e lo ha rivoltato completamente, mi ha fatto versare più di una lacrima, mi ha tolto il fiato per la tristezza, è una di quelle letture che fanno davvero bene all’anima.
“«Io e te siamo le uniche cose reali».
Le sue parole mi echeggiano nella testa.
Cosa significa, ora che non ci sei più?”
Guardate la cover e ditemi se le sfumature dei colori, le espressioni dei protagonisti e lo scenario in cui sono immersi non sembrano l’emblema della dolcezza.
Il nostro protagonista e voce narrante è un ragazzo di diciannove anni, Eric, americano, di origini vietnamite. All’inizio della storia è spensierato, felice di fare progetti per l’università insieme al suo migliore amico Daniel, che, forse, è qualcosa di più di un amico, visto come gli fa battere così tanto il cuore!
Prima di iniziare una nuova vita, lontano da Chicago, c’è il viaggio scolastico in Giappone, insieme a Daniel e un incontro che sembra scritto nel destino: fugace, intenso, travolgente. Poche ore in giro per Tokyo alla scoperta di tradizioni, luoghi ed emozioni insieme a Haru, appena incontrato, ma che a Eric sembra di conoscere da sempre. Poi l’addio, fugace come l’incontro, ma indimenticabile. Quattordici mesi dopo quel viaggio, la vita di Eric si è completamente capovolta. Lavora per una ditta di catering e i sogni di frequentare l’università, di lavorare nel cinema, sono accantonati in un angolo, così come la serenità. Daniel non c’è più, ha perso la vita, anche se Eric ne percepisce ancora il profumo, la vicinanza e il suo cuore è irrimediabilmente in frantumi, vive sospeso, in apnea.
“A volte fingo che non sia morto davvero. Immagino che si sia trasferito su un’isola remota, in un luogo dove non c’è campo ed è impossibile tenersi in contatto. È un po’ più facile se faccio finta che sia vivo da qualche parte, anche se non siamo insieme” – Vorrei che tu fossi qui
Quando Haru ricompare improvvisamente a Chicago, per Eric sembra ci sia una possibilità di ricominciare, di sorridere e vivere ancora. Solo che sembra che lui sia l’unico a vederlo: è davvero reale o il suo cuore spezzato gli fa vedere ciò che non esiste? Il bisogno di essere ascoltato e guardato è davvero così radicato in lui da fargli apparire proiezioni della sua immaginazione?
“Haru mi sorride, lo stesso sorriso di quando ci siamo conosciuti. La luce gli incornicia il viso come fossimo in un film. Mi ricorda il tramonto, quando io e Daniel lo ammiravamo insieme dal tetto. Mentre lo osservo mi sorge un dubbio, una domanda che finora è rimasta relegata in un angolo della mia mente.
Mi sto immaginando tutto?”
La storia di Eric si lega alla leggenda che Haru gli aveva raccontato in quel magnifico giorno a Tokyo, quella della principessa Orihime e del suo innamorato Hikoboshi, due persone separate dal tempo e dallo spazio, che, in qualche modo, si sono ritrovate.
Alla storia, romantica e dolcissima, sono piacevolmente integrati aneddoti musicali e cinematografici, descrizioni in movimento dei luoghi più iconici di Chicago che, nelle peregrinazioni di Eric e Haru, si stagliano splendidi e vividi tra le pagine. Visitiamo con loro la stupefacente bellezza del Chicago Theater, passeggiamo per il Loop, l’università, entriamo nei locali più caratteristici e viaggiamo in metropolitana, pronti a cogliere dettagli, profumi, colori.
Dustin Thao ha scritto una storia dolce e delicata come una pioggia di petali di ciliegio, commovente e profondamente toccante sul dolore e sull’ elaborazione del lutto. Una prosa scorrevole, limpida, narrata in prima persona: siamo con Eric sempre, nei suoi pensieri a volte confusi, nelle sue paure, nel suo immenso dolore e nei timori di andare avanti e lasciarsi dietro qualcosa, qualcuno che è stato così importante e amato.
“Vorrei che tu fossi qui” è pennellato con i colori delicati della magia e della tenerezza, è oscurato dalle tinte cupe del dolore e del lutto, per poi essere illuminato dal coraggio di lasciare andare e di vivere. Eric può essere ciascuno di noi: un ragazzo sensibile, che ama e ne ha paura, che soffre, si spezza e si rialza. Dustin Thao scrive per cuori sensibili, per chi non nasconde le lacrime e non se ne vergogna, per chi si affeziona ai personaggi di cui legge e per chi magari ama camminare con la testa tra le nuvole.
Amate le storie venate di malinconia o preferite quelle più brillanti e divertenti?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐
Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.