
Narrativa per ragazzi
Einaudi Ragazzi
5 Maggio 2020
cartaceo
128

Leo, tredici anni e un ciuffo ribelle, ha una cotta per Chiara, una Beatrice 2.0 che miete cuori sui social, prende ottimi voti e ha messo gli occhi su Federico lo Strafico, mentre Leo ha la brutta fama del ripetente, pessimi voti e un unico amico.
Viola è una nuova compagna di classe: veste di nero e cambia spesso colore di capelli, mette a disagio tutti con le sue domande impertinenti e colleziona più note di Leo. Quando iniziano a collaborare per un progetto scolastico, Leo scopre che la nuova arrivata è simpatica e carina, ma pochi giorni più tardi Viola sparisce da scuola. Sui social circola una fotografia imbarazzante della ragazza, e un suo profilo nuovo, dove non risparmia insulti e offese ai compagni.
Cos'è successo? Chi è veramente Viola? È da lei che viene quell'odio oppure c'è dietro qualcos'altro? Leo farà di tutto per avere le risposte, e scoprirà qualcosa di impensabile.
Età di lettura: da 11 anni.
Viola, Chiara e Leo sono i protagonisti di “Viola nella rete”, un romanzo per ragazzi che si legge tutto d’un fiato; ma questi non sono soli in quest’avventura.
Con loro sono i compagni di classe, le prof, e ci sono anche i genitori a casa e i compiti e le feste, lo sport, Instagram, Facebook e i primi amori. Sì, in questo romanzo c’è tutto ciò che gira intorno alla vita di questi studenti di seconda media.
C’è Viola, che ama leggere e disegnare ed è appena arrivata in classe. Suo padre ha insistito che lei cambiasse scuola, ma a lei la scuola di prima piaceva molto di più e in questa nuova classe fa fatica ad ambientarsi.
Poi c’è Chiara che, invece, ama Instagram e i selfie; e c’è Federico, che frequenta la terza media. Lei in questa classe ci sta benissimo, ammirata dai prof e dai compagni di classe.
E c’è anche Leo, ripetente; ama disegnare e fare il bulletto con i prof, ama giocare a calcio (e vincere) e ha un debole per Chiara.
La storia ci viene svelata attraverso le pagine di diario dei nostri tre protagonisti.
Sembra… no, non sembra!, è una normale classe di seconda media, formata da ragazzi che si barcamenano tra lo studio, gli hobby, la famiglia e la vita sociale.
Ed è così che, quando Viola rischia di avere l’attenzione dei maschietti della classe e non, Chiara e le sue amiche si sentono minacciate e attirano Viola nella rete… una rete di social di cui grandi e piccoli ormai sono attratti, senza realmente capirne le probabili minacce.
Difficile capire quanto i ragazzi capiscano la gravità di certi insulti o di certi “scherzetti”; difficile capire se essi si rendano conto di quanto nefaste possano essere le conseguenze di chi subisce queste angherie, ma anche delle conseguenze legali che rischiano.
“Abbiamo proprio fatto bene a creare quel profilo falso
su Facebook, le stanno arrivando un sacco di commenti
davvero cattivi. Non solo dai compagni di classe, ma praticamente da tutti. Spero che non torni mai più a scuola” – Viola nella rete
Un bel romanzo, questo di Elisabetta Belotti, che si legge con semplicità e che invoglia il lettore ad andare avanti nella lettura, pagina dopo pagina.
Ho apprezzato il suo stile, volutamente adeguato alla fascia di età a cui il romanzo è rivolto.
Il format di diario fa sì che il messaggio che l’autrice vuole trasmettere arrivi immediatamente; rende più facile per il lettore capire le emozioni e i pensieri dei protagonisti e, di conseguenza, diventa più semplice immedesimarsi con ognuno dei personaggi.
Unico neo: è troppo breve! Non permette al lettore di affezionarsi ai personaggi.
“Smetto di leggere, non riesco più a sopportare la vergogna. Vergogna, rabbia e un’ondata di nausea che mi sale e mi prende alla bocca dello stomaco.
Ma perché sono così cattivi con me? Allora forse ha ragione papà, è stata colpa mia, non ho fatto nulla per farmi degli amici. È bastato stare per i fatti miei per farmi odiare così tanto?”
Elisabetta Belotti è un’insegnante di italiano della scuola secondaria di primo grado e chi, meglio di lei, può osservare giorno dopo giorno la crescita dei suoi alunni. Come lei stessa ha dichiarato in un’intervista, ormai i ragazzi arrivano in prima media con un cellulare che si collega ad internet e navigano liberamente sul web e sui social.
È necessario educare le nuove generazioni al buon uso di essi, così come è necessario parlare di cyberbullismo e di sensibilizzare i giovani alla diversità.
I social, il web, internet sono una grande risorsa e il mondo intero ne ha colto e sfruttato le opportunità, ma le insidie che questo mondo nasconde devono essere attentamente valutate nelle scuole e nelle case.
Quando io andavo a scuola i social avevano ancora un ruolo marginale nella vita di noi studenti e i nostri telefonini non erano collegati a internet. Eh sì, forse avrei avuto la vita più facile con Google sempre a portata di mano e con le videochiamate di What’s App, ma sono felice di non essermi dovuta preoccupare dei gruppi di chat, di facebook e di Instagram e dei like.
E voi cosa ne pensate? È più facile oggi essere adolescenti? O lo era di più nel passato?