
Saggio
Nepturanus
31 ottobre 2020
Cartaceo
152

Un’indagine serrata che, per quanto è possibile, rileggendoli con attenzione, cerca di cogliere nei versetti evangelici le prove materiali, o almeno i forti indizi, della Resurrezione di Cristo. Volutamente prescindendo dalla fede per riaffermarne alla fine il valore, sulla base proprio di quei dati convincenti anche a partire dalla semplice logica umana.
Un testo che parla di avvenimenti reali, corporei, concreti, il cui senso talvolta è nascosto ma tanto più risulta illuminante quanto più se ne svela la ragione che li ha mossi.
“Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario che gli era stato posto sul capo… allora entrò anche l’altro discepolo… e vide e credette”
Sono sempre stata affascinata da tutto ciò che ruota intorno alla figura di Gesù e, di conseguenza, questo testo non poteva che attirare la mia attenzione.
Nonostante io sia credente, accade, purtroppo, che la mia razionalità spesso mi porti a pormi delle domande. “Confusione che cerca un ordine”, così mi definisco mettendo in evidenza il contrasto tra il mio lato emotivo e creativo, che spesso mi porta a volare col pensiero, e quello più logico-matematico, che invece punta i piedi a terra. E molte volte, anche in quei campi dove bisogna un po’ arrendersi e affidarsi al sentimento, la mia mente si infiltra, ponendo punti di domanda che difficilmente si dissolvono.
La passione di Cristo è sempre stato uno dei temi che più mi hanno colpita. Credo molti di noi, alla fine, vorrebbero avere dei motivi in più per avvalorare la propria fede, quelle prove storiche tangibili che rinvigoriscano il proprio credere. Siamo una sorta di moderni San Tommaso, con la differenza che lui ha avuto le sue risposte direttamente da Gesù, noi per avere le nostre da Lui dovremo attendere.
Leggere il libro di Massimo Trifirò è stato per me interessantissimo e molto istruttivo.
Sin da subito voglio mettere in evidenza la grande precisione e perizia dell’autore, l’enorme mole di lavoro che si percepisce essere dietro queste centocinquantadue pagine, e la sua imparzialità nel descrivere i fatti che vengono riportati e confutati per prendere in considerazione sia la voce dei cristiani che quella di chi cristiano non è. Un cammino, il suo, che dall’analisi dei testi evangelici, da quella di numerosissimi altri testi citati e da prove archeologiche, ci mette sulle strade percorse da Cristo, ci fa vedere ciò che i testimoni della vicenda videro, lasciandoci liberi di trarre le nostre conclusioni.
E inoltre ci tengo a rimarcare come, pur avendo davanti agli occhi un testo saggistico, il lettore non trovi difficoltà alcuna nel leggerlo: le parole scorrono senza intoppi, regalando spunti di riflessione che trasformano i Vangeli in scrigni pieni di notizie celate dal passare del tempo.
Non mi ha stupito che un autore poliedrico come Massimo Trifirò abbia voluto cimentarsi con un tema di questo genere. Ma il perché precisamente abbia deciso di scrivere questo e altri libri (sono 14 in tutto e fanno parte della collana “In nome della PROSA”, pubblicata dalla casa editrice Nepturanus), ruotanti intorno alla figura del Risorto, lo spiega lui stesso all’inizio del saggio:
“Lo scritto è dunque il risultato della riflessione di un uomo comune come è colui che lo ha compilato. Il quale, ormai fattosi vecchio, ha inteso confrontarsi con la figura del Cristo e con l’avvenimento centrale della Sua vita. Facendolo dal basso verso l’Alto, senza pretendere nulla, senza voler insegnare niente a nessuno, per sé e per chi lo vorrà come stimolo a studiare di più e meglio”.
Ha impiegato ben cinque anni della sua vita per raccogliere il materiale utile alle sue riflessioni e scrivere questo testo. È partito dai documenti che l’abate Giuseppe Ricciotti cita nella sua “Vita di Gesù Cristo”, che ha poi integrato con testi di autori classici (come Platone, Omero, Euripide, Virgilio e tantissimi altri) e, logicamente, con la Bibbia, soprattutto con i Vangeli, che ci indica come veri e propri documenti storici.
Sono rimasta particolarmente colpita nel trovare, in un libro che parla di Resurrezione, diversi e particolareggiati accenni alle altre religioni; e nel vedere anche come esistano parallelismi tra Gesù e altre figure profetiche, cosa che, sinceramente, non mi aspettavo. Se questo, da un lato, mi ha lasciata perplessa, dall’altro mi ha fatto capire come, alla fine, l’uomo tenda a creare divisioni, anche se in realtà non ci sono. Dall’antico Egitto, fino ad ora, i problemi esistenziali di ogni essere umano sono sempre stati gli stessi; non esistono differenze sostanziali tra noi, se non quelle che noi stessi creiamo.
Qualcuno di voi potrebbe obiettare che se il ritorno alla vita dopo la morte viene contemplato in diverse religioni, leggende o miti, riconducibili a civiltà e culture differenti, perde la sua credibilità. Perché prenderne in considerazione una piuttosto che un’altra? E dove starebbe l’unicità del fatto?
Per rispondere a questi leciti dubbi, l’autore, per prima cosa, evidenzia che quella di Gesù non è una rinascita prettamente spirituale, come quella contemplata in molti degli altri culti, contemporanei e non. Il Messia resuscita proprio con tutto il suo corpo; il Vangelo in diversi punti ci testimonia come Lui abbia, dopo la sua Resurrezione, mangiato con i suoi apostoli; come Tommaso e altre persone abbiano toccato il suo corpo, cosa che sicuramente non avrebbero potuto fare se avessero avuto davanti un fantasma.
Differentemente dalle altre religioni, Gesù non si trasforma in leggenda ma diventa storia, storia avvalorata dalle pagine di quei Vangeli la cui autenticità è verificabile in diversi modi. Se si riesce a leggere tra quelle righe si capisce che la Resurrezione del Cristo ha avuto anche diversi testimoni oculari, uomini in carne e ossa che hanno visto il Nazareno uscire dal sepolcro.
Se volete sapere qualcosa in più su tutta la faccenda, non vi resta che correre in libreria. Io non vi voglio dire altro, per non togliervi il piacere di scoprire tutto ciò che il Vangelo ci nasconde.
Invece sarei curiosa di conoscere il vostro pensiero riguardo alla Resurrezione. Siete scettici oppure siete fermamente convinti che Gesù abbia sconfitto definitivamente la morte?
Leggete il libro di Massimo Trifirò prima di rispondermi e sono sicura che un po’ della luce del Risorto splenderà anche nei vostri cuori.
Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate, le porte a Cristo!
(22 ottobre 1978. Omelia di inizio pontificato di Papa Giovanni Paolo II)
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…