
narrativa
Fernandel
27 settembre 2018
kindle, cartaceo
126

Veneti laboriosi, determinati, creativi, a volte ipocriti, ottusi o trasgressivi. Una molteplicità di protagonisti, un unico filo conduttore: l'anima veneta vista "in controluce". I pregi e i difetti di un popolo raccontato con affettuoso distacco da uno di loro. Sullo sfondo della pianura, delle balle di fieno, dei colli, della goliardia padovana e delle campagne vicentine, diciotto brevi scorci di vita che mostrano come sia cambiata questa terra negli ultimi decenni, e che fanno emergere quelle contraddizioni - una per tutte: la nostalgia del passato contadino contrapposta alla smania arrogante della modernità - che lasciano trasparire i tratti somatici della sua gente. Un'antologia che descrive un popolo nella sua concretezza, ripercorrendone i luoghi e descrivendone gli aspetti caratteristici così da farne una fotografia autentica.
«La vita è un grande spettacolo, l’importante è saperlo osservare»
ma
“D’altronde sussiste una grande differenza tra chi preferisce ascoltare le persone e chi preferisce guardare uno schermo, tra chi si sforza di tenere in vita la memoria e chi cancella tutto con un clic. Sostanzialmente, è il divario che separa chi nasconde gli errori e chi invece li fissa con orgoglio, coltivando la certezza di poter sempre imparare qualcosa da loro”.
E guardando la cover dell’ultimo lavoro di Ausilio Bertoli (foto di Antonio Gregolin) si nota all’istante il messaggio di contrapposizione che l’opera vuole tramandare: quello fra la vita contadina, le radici dell’uomo legate alla terra, al lavoro nei campi e con gli animali, e la cementificazione urbana e umana che sta caratterizzando il nuovo millennio. Non ultimo, un’ironico ulteriore messaggio in cui intravediamo gli uomini come dei “pecoroni” schiavi del padrone, incapaci di una volontà propria, comodi nel seguire in massa ciò che viene proposto loro, schiavi del Dio Danaro, dei Schèi, dei Money, degli “arroganti gipponi” (grosse Jeep n.d.r.).
“Ma in fondo, da questa civiltà del fondoschiena, cosa ci si può aspettare?“
Nei diciotto brevi racconti troviamo scene di quotidianità veneta, di coniugi attempati e di signore eleganti, di anziani a passeggio ma anche di giovani precari, di veneti adottivi e di immigrati di passaggio, di cieli piovigginosi, di campagne abbandonate, di festival snobbati, di condomini pittoreschi, in cui Ausilio Bertoli ci trasmette la reazione emotiva del popolo veneto (ma di ogni altro popolo!) al cambiamento generazionale: ostinazione, nostalgia, rassegnazione, un po’ di tristezza e di cinismo ma anche onestà, orgoglio e fiducia, ché: “Gli umani sono malvagi, è notorio, ma se quelli di buona volontà non avessero il sopravvento il pianeta sarebbe un deserto“.
Tornano indietro, ripercorrono un corridoio che sfocia in un giardinetto brullo dove troneggia la statua della Madonna, le mani giunte e il rosario. Il giovane le rivolge uno sguardo benevolo, ricordando sua madre che si raccomandava che pregasse la Vergine prima di affrontare le prove d’esame o nei momenti di sconforto. “Le preghiere fanno più effetto degli antidepressivi, del training autogeno o dello Yoga, in più non costano niente, sono gratis”, gli ripeteva convinta. Certo, pregava anche la Madonna pur di superare gli esami, e accompagnava la madre nei santuari mariani quando la parrocchia organizzava i pellegrinaggi, ma gli mancava la giusta devozione. Era più devoto a sua madre che alla Vergine e, da quando se n’è andata, prega lei piuttosto che la Vergine.
Nel mosaico di divergenze generazionali, disobbedienza giovanile e, novità, intolleranza verso gli immigrati, spuntano tessere di ricordi antichi e mai fortunatamente persi fino in fondo, piccoli appigli che reggono il delicato equilibrio della nostra società; soltanto osservandola e analizzandola in modo introspettivo (in controluce?) possiamo setacciare le contraddizioni e raccogliere ciò che è essenziale per dare un continuum a ciò che ci salverà dall’oblio: la solidarietà.
Giuseppe Ausilio Bertoli è sociologo della comunicazione, saggista e pubblicista. Vive nel vicentino, dov’è nato, e a Padova. Fra le sue pubblicazioni più recenti segnaliamo il romanzo L’amore altro. Un’odissea nel Kosovo (Besa, 2009), il reportage narrativo Rosso Africa (Mimesis, 2011), e i romanzi L’istinto primo (Italic, 2014) e Un mondo da buttare (Italic, 2017).
Lettrice oserei dire compulsiva, attraverso i libri riesco a vivere miriadi di vite diverse! Passo volentieri da un thriller ad un romanzo, da un fantascientifico ad uno storico, da un distopico ad uno psicologico, scartando solamente il genere horror, che proprio non è indicato per il mio animo sensibile. Grazie ad un casuale incontro su Instagram, ho potuto avere l’onore di entrare nel gruppo de La bottega dei libri, attraverso cui sto realizzando un mio sogno di sempre: lavorare nel mondo dei book blogger.