Narrativa
Edizioni Il Vento Antico
Dicembre 2016
cartaceo, ebook
267
La famiglia Greenslade approda nella baia di Kenmare a caccia di petrolio. Americani di origine irlandese, il tycoon petrolifero Pierce, suo nipote Garth e sua figlia Tara vengono da Chicago e pensano che nulla vada lasciato al caso. L’impatto con la realtà di Cathach, piccolo paese affacciato sul mare e dominato dal castello che la famiglia Greenslade ha acquistato, sarà devastante per tutte le loro certezze. A partire dall’incontro con Eibhlin, giovane donna non vedente che vive nel bosco e che viene creduta una strega da tutti i paesani, sobillati dall’esaltato parroco padre Caoineadh.
Eibhlin appartiene a una stirpe di donne vicine alla natura e ai suoi riti ancestrali, si accompagna a un gatto fulvo e, cieca, sembra vedere le cose molto meglio di chi ha ancora il dono della vista. Per lei perderà la testa il fascinoso Garth, manager e ingegnere petrolifero in attesa di succedere a suo zio Pierce.
Tara, sulla carta erede unica delle fortune dei Greenslade, ha seguito padre e cugino per sfuggire a una vita da ragazza ricca e annoiata. Dedita al libertinaggio per punire suo padre, si scopre incinta e chiede al medico di Cathach, Seasamh O’Caroean, di aiutarla ad abortire. Si trova davanti un netto rifiuto e una concezione della vita completamente diversa dalla sua. Seasamh è solo e desidera un figlio che non potrà avere perché sterile. Le propone un matrimonio nel quale nessuno dei due crede. Tara accetta per colpire il padre, ma anche perché il medico amante della pesca e delle antiche credenze celtiche l’affascina.
Un incrocio di vite, un vortice come il triskele celtico che tutti affronteranno con esiti diversi. Ci sarà chi perderà la vita e chi invece ne acquisterà una nuova. Ma tutti, perfino la stessa Eibhlin, impareranno che le cose accadono, se le desideri veramente.
“Piangeva sui sogni che erano svaniti, sull’amore che non aveva trovato, sull’incomprensione e il disprezzo che suo padre le dimostrava, sul suntuoso matrimonio in un vaporoso abito bianco che non avrebbe avuto, su una vita che le appariva inutile”
“Una voce nelle Nebbia” di L. Costantini e L. Falcone, racconta una storia dove il mondo reale e il mondo soprannaturale si intrecciano, dando vita a dinamiche peculiari che mettono in evidenza, innanzitutto, il concetto di “diversità”.
Ma partiamo da principio.
Ci troviamo nella contea sud-occidentale dell’Irlanda dove, in una delle tante scogliere a picco sul mare, sorge il castello di Cathach. È questo il recente acquisto di Pierce Greenslade, un ricco americano di origini irlandesi che, per risentirsi parte integrante di quella terra che si era lasciata alle spalle in un passato neanche tanto remoto, ha deciso di trasferirvisi .
A sua figlia Tara il grande fossato, il massiccio portone e le alte mura che circondano la magione medioevale sanno tanto di leggenda. Si aspetterebbe di vedere, da un momento all’altro, i cavalieri della tavola rotonda attraversare il ponte che permette l’ingresso del castello, se non fosse per la modernissima parabola che svetta sulla torre e il vessillo statunitense al centro del cortile.
Abituata alla vita frenetica di Chicago, si trova spaesata in questo angolo di mondo fuori dal tempo. Ma forse è proprio di questo che ha bisogno, di staccare da tutto, di sfuggire ad una vita senza scopo.
Suo cugino Garth si è trasferito lì con loro. Sarà lui ad avere in mano le sorti dell’impresa di famiglia una volta che suo padre non ci sarà più, visto che l’uomo non vuole affidare a lei, in quanto donna, un tale compito. Per sua figlia, Pierce Greenslade aveva altri progetti. A sua insaputa le aveva organizzato un bel matrimonio con un ricco impresario, ma Tara aveva rifiutato e si era data ad una vita sregolata più per spirito di ribellione che per altro. Ora, però, tra quelle mura che sanno di storia ha ben poco da fare.
Gli uomini di casa sono spesso fuori, alla ricerca dell’oro nero che pare abbondi nella zona. Il loro arrivo e quello degli operai che lavorano nella piattaforma per l’estrazione petrolifera, porta un po’ di scompiglio in città.
La loro presenza non è vista di buon occhio da padre Caoineadh, un religioso fanatico ed esaltato che scorge il demonio ovunque. È lui la causa principale delle continue minacce e intimidazioni alla giovane Eibhlin, sacerdotessa della dea madre; che vorrebbe vedere bruciare sul rogo.
Presto la giovane Greenslade conoscerà Eibhlin e, indifferente ai giudizi degli abitanti del luogo che la additano come strega, diventerà una sua grande amica.
Sarà in questo clima a metà strada tra realtà e leggenda che le due donne, lentamente, acquisteranno coscienza dei loro sogni e desideri. Entrambe avranno un cammino da percorrere, entrambe si sentiranno sole e indifese, ma non abbasseranno mai la testa. Riusciranno a trovare la serenità?
Sono diversi i personaggi che colorano la storia raccontata da Laura Costantini e Loredana Falcone. Oltre a Garth e a Pierce Greenslade, in “Una voce nella nebbia” incontreremo anche il medico/veterinario della zona, Seasamh O’Caroean che avrà un ruolo molto importante all’interno del romanzo, sposando Tara contro il volere del padre.
Le storie personali di ognuno di loro si intersecheranno, completandosi e mettendo in evidenza problematiche di diverso genere che predispongono il lettore a riflessioni più o meno importanti.
Tra quelle che più mi hanno colpito vi è senza dubbio quella della diversità vista come ostacolo e non come arricchimento.
Eibhlin è colei che incarna “il diverso”. Il suo peculiare modo di vivere, fa paura agli abitanti della zona che, non comprendendolo, neanche ci provano ad entrare in sintonia con lei. Spinti dalla necessità chiedono il suo aiuto ma, appena possono, le vanno contro, portandola pure a sfiorare la morte.
E perché questo? Perché anche nelle nostre comunità, nelle piccole realtà dove viviamo, spesso ci trinceriamo dietro l’indifferenza davanti a chi, secondo il nostro giudizio bendato, non è come noi?
Un altro tema, che invece è la figura di Tara che ci mette in risalto, è la concezione sbagliata del ruolo della donna nella società. Nonostante la ragazza aspiri a ricoprire posizioni di rilievo nell’impresa familiare, si trova relegata ad un ruolo di secondo piano. Suo padre mai assegnerebbe un ruolo di prestigio a una donna, neanche a sua figlia. Il suo comportamento ferisce Tara che si sente ingiustamente discriminata. Sarà Eibhlin, la sua saggezza fuori dal tempo, a ricordarle l’importanza che le donne hanno nel cerchio della vita , a farle capire che calpestare la sua dignità per il forte disagio che si trova a vivere non porta vantaggi a nessuno, tanto meno a se stessa.
“C’è stato un tempo in cui la gente sapeva che Dio è una donna e che le donne sono le figlie predilette perché hanno il potere di generare. In quel tempo la donna sceglieva l’uomo cono cui accoppiarsi e poi lo abbandonava al proprio destino…Tu calpesti la tua dignità di donna concedendoti a uomini che non vuoi e che non ti meritano” – Una voce nella nebbia
Introducendo il culto della dea madre, le due autrici in questa storia danno molta rilevanza alla figura femminile, vista come colei che dona la vita, esaltando il suo legame con la terra. Tuttavia, come spesso accade, così facendo viene messa molto in ombra la figura maschile. Subordinata alla donna, diventa quasi irrilevante. L’uomo è solo il mezzo che permette alla donna di creare la vita. Non gli viene riconosciuto nessun diritto, viene “usato” dalla sua controparte femminile esattamente come gli uomini usano le donne.
Dissento appieno da questa visione estremamente femminista della quale Eibhlin si fa portavoce; credo che anche le due autrici siano d’accordo con me, perché, nonostante rimarchino questo concetto di supremazia assoluta della “femmina rispetto al maschio”, portano avanti la loro storia facendo in modo che tutti i protagonisti, indipendentemente dal sesso, trovino la felicità nell’equilibrio e nel rispetto reciproco.
Cosa c’è di meglio?
E, visto che ho parlato tanto di donne sinora, fatemi concludere questa recensione accennando proprio alle due donne che hanno scritto “Una voce nella nebbia”. Mi ha fatto davvero piacere scoprire che le loro penne si sono incontrate già nei primi anni del liceo. Mi riscalda sempre il cuore quando sento parlare di amicizie che durano nel tempo, talmente grandi da potersi compensare a vicenda.
Alla fine del libro sono state spese alcune righe per evidenziare il loro grande legame. Ve le voglio riportare qua, per farvi capire l’intensità della loro sintonia. Buona lettura a tutti!
“Laura Costantini e Loredana Falcone sono romane. Hanno superato gli …anta e tanto vi basti per la parte strettamente anagrafica. Scrivono insieme dai tempi del liceo (classico) e non hanno mai smesso. Non si dividono personaggi e capitoli. Scrivono insieme nel vero senso della parola, incontrandosi una volta a settimana, tutte le settimane, cascasse il mondo, e mettendosi davanti a una tastiera nella cucina di Lory. Narra la leggenda che sfiorino la telepatia e che alle volte si spaventino, loro per prime, della sintonia raggiunta” – Una voce nella nebbia
Sahira
Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…