
Thriller psicologico
Newton Compton Editori
19 settembre 2019
Cartaceo e eBook
248

Saresti disposto a uccidere per salvare tua figlia?
La vita di Nick Connor è apparentemente perfetta: ha una bella famiglia e si dedica alla scrittura, lavorando da casa. Tasha, sua moglie, ha un lavoro prestigioso e spesso è fuori. In sua assenza è lui che si occupa di Ellie, la figlia di cinque anni, che ama profondamente. Ma l’equilibrio rischia di essere minacciato da alcuni segreti del passato destinati a riemergere: a causa di una leggerezza di Nick, infatti, Ellie scompare nel nulla. In un istante è come se il mondo gli crollasse addosso. Ma il peggio per lui deve ancora arrivare. Mentre cerca di capire che cosa possa essere successo, riceve un drammatico messaggio: se vuole riavere sua figlia sana e salva, dovrà uccidere sua moglie. La vita della persona che ama di più al mondo è in pericolo e Nick deve decidere in fretta che cosa fare. Non ha molto tempo per stabilire chi, tra sua moglie e sua figlia, potrà sopravvivere…
“Risalgo in macchina e infilo di nuovo la chiave nell’accensione, mentre con il foglio tenuto sopra la spalla sinistra chiedo a Ellie: «Era questo?».
Non ottengo risposta.
Mi volto indietro.
L’auto è vuota.”
Adrenalinico, ti tiene con il fiato sospeso fino alla fine. Adam Croft con minuziosa attenzione ha tracciato una trama perfetta: tutto è al punto giusto e la perfetta narrazione ti trascina dentro al romanzo.
Due sono i POV, Nick e Tasha, marito e moglie, che si trovano coinvolti in un’immane tragedia: il rapimento della loro unica figlia, Ellie. L’alternarsi dei punti di vista dei due protagonisti e l’Io narratore ci rende più comprensibile la drammaticità e la tensione psicologica alla quale i due protagonisti sono soggetti.
Tasha ama il controllo e la carriera a discapito del rapporto con il marito e con Ellie. Nick è uno scrittore, con un passato pesante e dei lati della personalità oscuri.
“Il fatto è che chi ha rapito Ellie credeva di avere ottime ragioni per farlo. Quali che siano queste ragioni, se sono abbastanza forti non c’è modo di stabilire fin dove questa persona si spingerà, motivo per cui devo fare tutto il possibile per trovare mia figlia.
Il sole comincia a calare e la mente è davvero stanca. Credo che stanotte avrò buone probabilità di dormire. Potrà sembrare strano, ma nei meandri del cervello mi rendo conto di aver preso una decisione. E non c’è più modo di tornare indietro”
Il libro è scritto in modo impeccabile, i personaggi sono molto ben delineati, la loro angoscia viene immediatamente percepita dal lettore. È un thriller psicologico che cerca di farci comprendere quanto la mente umana è complicata.
La lettura è molto scorrevole e non si riesce a staccare, in quanto la curiosità di sapere cosa accadrà è molto forte.
Un finale inaspettato, con un colpevole di cui ben poco si parla nello sviluppo del romanzo. Infatti anche l’autore nei ringraziamenti ci comunica che: “È nato tutto dall’abbozzo di un’idea, sviluppatosi poi in una vera e propria trama. Quello che mi mancava, però, era il finale. O meglio, un finale ce l’avevo, ma non riuscivo a trovare un modo soddisfacente per inserirlo nella trama.”
E questo, secondo me, penalizza il racconto in quanto il bello di questi romanzi è cercare di capire chi potrebbe essere il colpevole e in questo caso, non venendo quasi mai menzionato, porta un pochino fuori strada.
Consiglio questa lettura a tutti coloro che amano leggere i thriller psicologici. Non ne rimarrete sicuramente delusi.
“Il problema, con mia moglie, è che è convinta di avere il diritto di sapere qualsiasi cosa. È convinta di poter dedicare tutto il suo tempo e le sue energie a quel lavoro maledetto e aspettarsi di conseguenza che gli altri la adorino.”
Adam Croft è uno scrittore inglese che scrive principalmente thriller. Ha ottenuto un notevole successo con Un normale giorno di paura, definito dal «Guardian» uno dei libri più interessanti dell’anno. Per saperne di più: www.adamcroft.net

I molteplici impegni famigliari (ho due figli stupendi oltre ad un marito e a un cane) mi hanno sottratto per un lungo periodo ad una delle mie più grandi passioni: la lettura (oltre alla pallacanestro -amore questo condiviso con mio marito, allenatore, e mio figlio, arbitro, che ci ha portato a creare una nostra società dove ricopro il ruolo di presidente). Ora complice un infortunio che mi costringe a diradare i miei impegni fuori casa (non posso guidare) sono “finalmente” riuscita a riprendere un libro in mano! Il fato, insieme ad un post di Kiky (co-fondatrice de “La bottega dei libri” che conosco da oltre 20 anni) pubblicato su Facebook han fatto sì che nascesse la mia collaborazione con “La bottega”, collaborazione che quotidianamente mi riempie di soddisfazione.