
Romanzo Rosa
Newton Compton Editori
25 febbraio 2021
Cartaceo e eBook
584

“Nel bene, nel male... amore e odio necessitano di eleganza? L'ho fatta licenziare. Ok, avevo avuto una brutta giornata e me la sono presa con una sconosciuta in una pizzeria. Ma non è che Ally Morales fosse poi così innocente. L'ha dimostrato durante il suo primo giorno di lavoro... nel mio ufficio. Sì, perché a quanto pare mia madre ha deciso di assumerla. D'accordo, è possibile che con la sua personalità creativa, fantasiosa, inspiegabilmente seducente abbia portato un'energia tutta nuova alla nostra rivista. Ma questo non significa nulla! Mi stuzzica, ogni volta che si mette a discutere con me davanti a tutta la redazione. E come se non bastasse è ospite fissa delle mie fantasie, ben oltre l'orario di lavoro. Ma non sarò l'ennesimo uomo della famiglia ad approfittare di una posizione di supremazia. Sarò anche uno stronzo di seconda generazione, ma non sono come mio padre. Voglio solo capire qual è il segreto che Ally mi nasconde. È un enigma da risolvere. Se riesco a togliermela dalla testa, potrò finalmente tornare al mio obiettivo di tenere alto il buon nome della famiglia. Chi l'ha detto che in ufficio non ci si può innamorare?".
“Un incubo chiamato amore” è il secondo romanzo di Lucy Score, pubblicato in Italia.
Autrice a me sconosciuta, ma che mi ha piacevolmente, anche se solo in parte, colpita per la bravura nella scrittura, per la caratterizzazione dei personaggi e per saper coinvolgere il lettore nella narrazione.
Quello che non mi è piaciuto è aver dedicato pagine su pagine a descrizioni di amplessi (ho amato “Cinquanta sfumature”, ma qui esageriamo!) e, soprattutto, rovinare momenti intensi e romantici utilizzando, secondo me fuori luogo, termini “volgari”.
«Grazie a me», le spiegai, «hai ottenuto un impiego a tempo pieno con tanto di benefit che non ti fa puzzare d’aglio e ti permette di andare alla toilette tutte le volte che vuoi».
«Caspita. Grazie, Principe Azzurro». Il suo sarcasmo era talmente caustico che se fosse gocciolato a terra avrebbe corroso il pavimento.
«Di nulla», replicai. Si protese verso di me. «Tu non mi piaci neanche un po’». «Nemmeno io sono un tuo fan».
Dom ha quarantaquattro anni e ha dovuto, obbligatoriamente, sostituire al lavoro, nella rivista della madre, il padre, cacciato per aver molestato delle ragazze in ufficio. Dom non è entusiasta di questo lavoro, teme di fare qualche passo falso e, perciò, si mostra freddo e scortese verso i dipendenti, tanto da terrorizzare praticamente tutti in ufficio.
Quando Dom, per caso, si ritrova a discutere con Ally per i suoi modi sgarbati e che lo fissa negli occhi, non riesce a crederci: tutti hanno paura di lui!
Questo scontro costerà ad Ally il posto di lavoro, ma Dom rischierà di più perché questa ragazza, che lo ha totalmente destabilizzato, lavorerà nel suo stesso ufficio. Dom si troverà costretto a cercare di evitarla, anche se l’attrazione che prova per lei è indescrivibile.
“Era trascorso troppo tempo dall’ultima volta che avevo annientato qualcuno che mi aveva mancato di rispetto, ed ero impaziente di replicare proprio in quel momento. Lei aveva l’aria di una che non solo avrebbe incassato bene, ma che si sarebbe anche divertita” – Un incubo chiamato amore
Ally ha trentanove anni ed è costretta a fare quattro lavori per mantenere il padre, malato in una struttura adeguata. Ha subito due raggiri da persone di fiducia e ora, molto spesso, non ha soldi per mangiare e per permettersi di scaldare casa.
Quando viene licenziata per colpa di Dom, sembra tutto andare a rotoli, ma per fortuna ci pensa la madre di Dominic a salvarla.
La proposta di lavorare alla rivista della famiglia Russo e ricevere uno stipendio fisso è per lei un sogno. Non basterà a coprire tutte le spese e il mantenimento di suo padre, ma le permetterà di mangiare e scaldarsi. Unica nota dolente: dovrà stare attenta a non discutere con Dom perché rischierebbe il posto.
Ally ha una forza di volontà enorme, non accetta aiuti, vuole farcela da sola e, nonostante i numerosi ostacoli che ha dovuto affrontare, ogni volta si rialza e continua imperterrita per la sua strada.
“La voce di una redattrice mi cinguettò nelle orecchie: blaterava di abiti estivi giallo canarino e servizi fotografici mentre il vento gelido di gennaio si insinuava sotto i miei vestiti. Mi feci largo sul marciapiede, coperto da trenta centimetri di quella che un tempo era stata neve e ora non era che un deprimente e lurido cumulo di melma gelata e grigiastra. Mi identificai appieno in quei mucchi di ghiaccio”.
Il romanzo, nonostante sia abbastanza lungo (quasi 600 pagine), si legge piacevolmente.
I capitoli vengono narrati con il doppio POV, rendendo facile comprendere i sentimenti provati dai due protagonisti e agevolando l’empatia verso di loro.
Accanto a scene scene divertenti, tenere e romantiche, troviamo una miriade di battibecchi nonché numerose pagine hot che, come dicevo prima, hanno secondo me rovinato la narrazione.
Non mancano, inoltre, numerose ambientazioni che sembrano uscite da “Il diavolo veste Prada”, anche se, in questo caso, non c’è Miranda.
Lo stile è incalzante e coinvolgente, con numerosi “colpi di scena” che non permettono di distrarsi dalla lettura.
“Un incubo chiamato amore” è un libro che merita di essere letto e che magari vedremo presto al cinema, visto che ha tutte le carte in regola per diventare un’ottima sceneggiatura. Buona lettura!
“«Te l’ho già detto. Non ti odio», dichiarò, sdegnato. «Detesto essere attratto da te».
E, tutto d’un tratto, il subbuglio degli ormoni si trasformò in una rabbia cieca. «Sei venuto fin qua, al mio terzo lavoro, per dirmi che detesti essere attratto da me?», sibilai adagio”

I molteplici impegni famigliari (ho due figli stupendi oltre ad un marito e a un cane) mi hanno sottratto per un lungo periodo ad una delle mie più grandi passioni: la lettura (oltre alla pallacanestro -amore questo condiviso con mio marito, allenatore, e mio figlio, arbitro, che ci ha portato a creare una nostra società dove ricopro il ruolo di presidente). Ora complice un infortunio che mi costringe a diradare i miei impegni fuori casa (non posso guidare) sono “finalmente” riuscita a riprendere un libro in mano! Il fato, insieme ad un post di Kiky (co-fondatrice de “La bottega dei libri” che conosco da oltre 20 anni) pubblicato su Facebook han fatto sì che nascesse la mia collaborazione con “La bottega”, collaborazione che quotidianamente mi riempie di soddisfazione.