romanzo
Giraldi Editore
23 novembre 2020
cartaceo, ebook
358
“Avrete giorni felici”. solleticata da un oroscopo in cui di solito non crede, Arabella si muove alla ricerca di questa felicità. Imbranata e disillusa disamore – con un impiego che più “nero” non si può, scrive necrologie – si lascia condizionare dalle previsioni astrali dal giorno in cui casualmente incontra Ludovico.
Ludo per gli amici, ludo come gioco (Ludus) che può anche fare male. Ludo enigmatico, schivo e riservato, di cui si sa poco o nulla. E tuttavia, il suo essere affascinante disorienta Arabella che si abbandona al sogno, all’evasione, al piacere e alla voglia di barattare il sempre e per sempre con il perora. Perché come sosteneva Emily Dickinson: “per sempre” è composto da tanti “ora”. così tra il tempo speso a consultare il calendario astrologico e a fare i conti con un passato che qua e là riemerge, Arabella impara che ci sono “giorni sì e giorni no” ma anche che ci sono cose che i pianeti non possono svelare.
Astra inclinant, non necessitano” sostenevano gli antichi, che però non negavano esistenza di un flusso extra. Lo stesso che si è creato tra i due protagonisti, un incastro meraviglioso di teste e di corpi. Un incastro però sfuggente e destabilizzante: ludo appare e scompare come per magia. A poco a poco, Arabella apre gli occhi, cambia vita, casa, s’inventa un lavoro bizzarro e ci si getta anima e corpo.
E quando finalmente, la ruota inizia a girare nel verso giusto e sembra che ci sia pure un nuovo uomo all’orizzonte, ecco che ludo – in un momento di disperazione o, chissà, di vero amore – si toglie la corazza e confessa le sue fragilità, quelle che nessuno è stato in grado di predire.
Sullo sfondo di una Roma incantevole, si consuma una storia ironica, romantica, piena di ritmo, tra attese e conferme, dolcezza ed erotismo, spunti di riflessione e che apre a un finale del tutto inaspettato.
Un romanzo che parla al cuore con il cuore e ci insegna che le emozioni forti durano poco, perché, forse, più a lungo non potremmo reggerle. Ci ricorda che non esiste la persona perfetta. Esiste chi combacia alla perfezione con il “nostro” essere imperfetti, qualsiasi sia il suo segno zodiacale.
“«Ma cosa ci vedi ancora in lui?», mi domanda Sara, tutte le volte che la sento.
La verità è che, in lui, vedevo me stessa fortunata”
È così curioso che negli altri, in genere, siamo portati a vedere tutte le fortune e le virtù che non riusciamo a trovare nelle nostre vite. Ma ci siamo mai chiesti, fondamentalmente, cosa intendiamo per “fortuna”?
Arabella è la protagonista di Un giorno sì, un altro no di Isa Grassano, alla sua prima esperienza non certo di scrittura, ma rispetto al genere del romanzo. Un bell’esordio, nonostante lo stampo giornalistico dell’autrice emerge, soprattutto nella struttura nel testo. Il lettore si troverà dinanzi ad un libro piacevole nell’impostazione; ricco di citazioni, tratte tra le più note canzoni del momento e tra gli aforismi e i proverbi più rinomati dei secoli; e molto diretto nello stile, discorsivo, ma anche dinamico.
La storia ruota intorno ad una donna, quasi quarantenne, ricca di insicurezze e ormai convinta di meritare tutte le sfortune che le capitano. Ma la fortuna, a volte, vuole essere stimolata e, un giorno, Arabella decide di affidarsi all’oroscopo. Un oroscopo, devo dire, molto bizzarro, dal momento che anticipa tutto ciò che accadrà alla protagonista. In questo ho ravvisato, ammetto, un po’ di utopia e banalità (mi perdoni tanto l’autrice). Ma, al contempo, anche un po’ di divertimento: Arabella è goffa e bizzarra negli atteggiamenti e nei pensieri, e vederla così quasi ossessionata dagli astri, a tal punto da lasciarsi influenzare nelle scelte e nei comportamenti, suscita sorrisi.
E proprio quando Arabella sta per arrendersi, si imbatte in quel lui che stravolge la sua vita. Ludo, che se volessimo solo badare alla radice del suo nome penseremmo al “gioco”, ma che, alla fine del romanzo, ci rendiamo conto essere tutt’altro che giocoso. E proprio la fine del libro mi ha completamente spiazzata. Un finale inatteso, che ha completamente ribaltato tutta l’idea che mi ero fatta sulla storia che stavo leggendo. Un finale che mi ha fatto tanto riflettere e capire che le apparenze ingannano; che spesso siamo portati a pensar male di chi ci circonda e di quanto ci accade, e invece magari dovremmo osservare tutto anche da altre prospettive. Un finale che fa comprendere appieno il senso del titolo Un giorno sì, un altro no, che tutto lascia presagire, ma non ciò che realmente è. Complimenti a Isa Grassano per questo tocco di classe letteraria.
“Ed è vero che mi manchi, ma solo perché mi manca la parte più gioiosa di me quando ero con te. Quello che ero io con te è sempre meno di quello che ho pensato”
Ma, purtroppo, non posso dilungarmi su questo aspetto, per evitare spoiler. Mi soffermo, però, su un altro dei valori che ho rinvenuto nel romanzo: la ripresa personale. Arabella è il simbolo del cambiamento: dopo una vita trascorsa ad accontentarsi di tutto, un evento traumatico le fa prendere il controllo di se stessa e comprendere che amare se stessi è il primo passo da fare per sentirsi realizzati e soddisfatti di quanto si fa quotidianamente. La vita è una ed è perora: da tale, va vissuta! E questo è un bel messaggio che l’autrice dà al lettore.
Come dicevo, lo stile è frizzante: non ci si annoia mai, e se (come è accaduto a me) qualche pagina sempre essere un po’ più ripetitiva e insistente sul medesimo argomento o sentimento, l’autrice smorza il tutto con una frase, una canzone o un sms. Il tempo della narrazione è fluido, nonostante vi siano dei rimandi al passato da una parte, e il trascorrere di mesi dall’altra. I personaggi sono ben descritti, soprattutto nella personalità: una nota su Sara, ben riuscita a mio parere. Il personaggio, ritengo, più realistico del romanzo: un’amica corrispondente a quelle del mondo di oggi. Diverse da noi, ma schiette, sincere nel loro affetto, complici nella difficoltà. Ma non può mancare un pensiero vero Don Ricky: la presenza spirituale in contrapposizione alla presenza materiale di un oroscopo.
“E qui davvero Don Chisciotte, pur la migliore delle Don Chisciotte, non può fare nulla, se non arrendersi. ‘Un cavaliere errante senza amore è come un albero spoglio di fronde e privo di frutti, è come un corpo senz’anima’, andava dicendo a se stesso, il personaggio di Cervantes e io mi sento così. Un corpo senza anima”.
Numerosi riferimenti letterari e musicali confermano la ricercatezza con cui Isa Grassano ha ponderato ogni parola scritta: il personaggio di Ludo è lo scrigno di tutte queste conoscenze, disseminate qui e lì nel testo. Ho apprezzato anche il riferimento alla scrittura come mezzo per esprimere se stessi, materializzata in un diario, che è strumento di sfogo ma anche di ricordo.
Non mancano scene di passione tra i protagonisti, così come non mancano sentimenti di rabbia, delusione, speranza, sconforto, dolore, gioia. Da questo punto di vista, un libro molto ricco, che consiglio di leggere soprattutto per le reazioni che si avranno alla fine della lettura. Grazie all’autrice, soprattutto per l’idea molto carina di allegare al romanzo, a mo’ di gadget, un’agendina/calendario: perché tutti noi possiamo avere i giorni sì e quelli no, ed è bello annotarli per imparare ad osservarli da diverse prospettive. Una di queste, il perora!
E voi, siete tipi da perora o persempre?
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.