romanzo autobiografico
Kairos Ed.
giugno 2019
cartaceo, ebook
228
Un racconto autobiografico di un insegnante stanco della solita vita in una piccola provincia napoletana, in cui le persone, secondo lui, si dimostrano sempre più ipocrite. Senza più nessun stimolo che lo induca ad andare avanti, si sente pentito della propria scelta di vita e prova, senza mai esserne soddisfatto, a esplorare altre strade.
“La malattia che mi affliggeva era una cronica, incorreggibile incapacità di leggere il presente e di viverlo, interpretarlo ed esserne parte senza sforzo.”
Dopo anni vissuti in una piccola cittadina di Napoli, il protagonista si rende improvvisamente conto di aver perso tempo con persone insignificanti e soprattutto di aver perso di vista i propri traguardi e aspirazioni.
Ormai la sua vita gli sta stretta, vorrebbe cambiare tutto, sfuggire da tutti, persino dalla propria famiglia.
Appassionato di teatro, frequentatore di salotti “cerebrali”, ormai anche questi luoghi sapevano di pochezza; come se lui improvvisamente si fosse evoluto, lasciando tutti gli altri molto lontano.
Scontento, senza entusiasmo, il protagonista continua il suo lavoro d’insegnante sperando di poter cambiare la propria situazione un giorno o l’altro…
La sua insoddisfazione si rispecchia persino nella sua famiglia, non c’è più nessuna complicità con la moglie, con i figli, nessuna magia; così tanto da sentire la forte necessità di evasione. Il fastidioso senso di responsabilità si fa sentire facendogli scegliere, come la maggior parte degli uomini meschini e privi di sentimenti, il tradimento occasionale, senza il minimo senso di colpa; anzi, vantandosi delle proprie conquiste si definisce addirittura “uomo” dunque nel pieno diritto di conquistare le donne!
In breve, uno spregevole maschilista che non perde occasione di descrivere le donne in modo insolente, irriverente; anche nei ricordi dell’incontro con un’ex fidanzata.
Grazie a lei, il protagonista conosce la “haute société”, la vita mondana delle grandi città alla quale lui non era abituato.
Nel trascorrere degli anni d’insegnamento, il protagonista, non avendo ancora trovato rimedio alla sua inappagata esistenza, continua, come in una “pièce” teatrale a sostenere il proprio ruolo in quella finta realtà che si è faticosamente creato.
Vive la propria quotidianità come fosse dettata da un celebre e geniale regista oppure da un noto scrittore, quasi fosse una giustificazione ai suoi loschi comportamenti, crogiolandosi nella sua megalomania oppure ricerca fra le opere di questi grandi personaggi una scappatoia a questa sua apatica esistenza.
Il servirsi di queste opere mi è parsa una vigliaccheria puramente maschile, al fine di evitare di trovare da solo una soluzione che sarà effettivamente chiedere il trasferimento lontano da casa, illudendosi di ritrovare finalmente la tanto sospirata libertà, infischiandosene del resto. Trasforma così la sua nuova abitazione in una squallida garçonnière e per incrementare le proprie conoscenze, frequenta dei corsi di recitazione in un teatro del posto.
Anche in quel nuovo ambiente, la sua insulsa vita somiglia ad una rappresentazione, fingendo con sua moglie, con le sue amanti da lui denigrate e fingendo persino con sé stesso. La sua vita è solo un insignificante palcoscenico che oltretutto lo rappresenta benissimo.
Lo stile adottato dall’autore è alquanto ricercato, ma al contempo scorrevole anche se occasionalmente colorito da espressioni molto dirette ed esuberanti per rendere la propria opinione più concisa.
Malgrado lo stile accurato e la perfetta esecuzione del racconto, ritengo l’intera narrazione abbastanza noiosa.
Il protagonista ostenta troppo alla lunga un atteggiamento di distaccata superiorità, offendendo il prossimo senza nessun ritegno. Nonostante la cura nell’elaborazione del romanzo, questa lettura mi ha lasciata completamente vuota e con una domanda in sospeso: a che scopo aver scritto questa biografia? A parte la lagna del protagonista per ben duecento pagine, a parte il disprezzo e l’indecente mancanza di rispetto verso il genere femminile, non riesco a trovare un buon motivo per consigliarne la lettura… Magari ad un misogino insoddisfatto della propria esistenza. Lo sconsiglio a chi cerca belle emozioni.
Beatrice Castelli
Tommaso Borrelli nasce a Napoli nel ’78 e risiede tuttora nell’hinterland. Dopo aver intrapreso studi di letteratura e di teatro, si è dedicato per un certo periodo della sua vita alla scena e a perseguire la carriera accademica finché non ha iniziato il percorso per diventare insegnante. Oggi insegna materie letterarie in una scuola media della provincia. Gli autori cui si ispira sono Bianciardi, Testori de “Il Ponte della Ghisolfa”, DeLillo, Arpino. Al momento, tra embrioni, appunti, e capitoli sparsi, ha in lavorazione numerosi testi in cui rimane forte il tema della formazione individuale nel sud Italia.
Béatrice Castelli vive a Torino, cresciuta a Parigi fino all’età di 17 anni, coltiva sin dall’età di otto la passione per la lettura e quella della scrittura.
A dieci anni leggeva Crime et Châtiment di Dostoïevski, preso per caso dalla fornitissima biblioteca di suo padre, senza sapere ancora nulla di questo scrittore.
A 17 anni, con tutta la famiglia si stabilisce in Italia a Torino, dove dovette imparare l’italiano. Lo studio per la letteratura italiana l’appassiona in fretta, come da piccola per quella francese, iniziai così a scrivere pensieri in entrambe le lingue.
Ha frequento l’interpretariato di Torino con il desiderio di tradurre libri per la sua casa editrice preferita: l’Adelphi. Purtroppo incontra sul suo cammino molte difficoltà per arrivarci e così si ritrova a tradurre testi tecnici per nulla entusiasmanti…
L’amore per la scrittura l’accompagna da sempre. Non avendo mai nessuno a chi confidare i suoi pensieri, scrive per se stessa. Ha pubblicato, per due case editrici, poesie d’amore in due diverse raccolte, una per Segnidartos l’altra per Rupe Mutevole Ed. e una favola per bambini sempre per Rupe Mutevole. In alcuni siti letterari ha pubblicato inoltre dei racconti brevi.
In questo momento ha un romanzo già ultimato nel cassetto.