Giallo
Horti di Giano
15 dicembre 2022
Cartaceo
430
Beatrice Testaccio, la barista più sfigata d’Italia, che attira le calamità e i problemi neanche fosse la Fletcher, si trova nello sperduto paesino di Castel Lassù alle prese con un nuovo omicidio che la porterà sotto l’occhio indagatore della giustizia.
Un noto cantante ormai in decadenza va in tourneé per una settimana nel suo paese per risollevarsi dai debiti e ritrovare la notorietà, ma il marcio che lo circonda inizia a mostrarsi pian piano.
Tra esilaranti situazioni in grado di coinvolgere tutti i compaesani e le indagini che il maresciallo De Gai porta avanti quasi da solo, poiché circondato da colleghi incompetenti – non perdendo mai l’occasione di farglielo notare -, la “Signora in giallo canarino” dovrà divincolarsi tra indizi compromettenti che la renderanno protagonista assoluta.
Un giallo umoristico in una nuova intricata avventura, che vi farà amare la nostra barista per la sua spontaneità e per uno spirito unico che la condurranno, nel bene e nel male, nella fitta rete criminale che sembra come attenderla, ovunque vada!
Vi presento la seconda avventura di Beatrice Testaccio, la protagonista di “Un caffè per l’assassino” di Pamela Luidelli, edito Horti di Giano.
Nei primi capitoli, l’autrice fa un recap dei personaggi incontrati nel primo romanzo: “Un caffè per la vittima”. L’ho trovato molto utile sia per chi non avesse ancora letto il libro precedente sia per chi, come me, lo ha letto ma non ricorda con esattezza tutti gli abitanti di Castel Lassù.
Ritroviamo i vicini di casa di Bea, i clienti affezionati e la zia Tina, diventata a tutti gli effetti chef del Bar Nemesi.
In questo secondo episodio, si è aggiunto un nuovo aiutante nel bar: Sergio, l’ex fidanzato di Bea, che era arrivato sul lago al termine del primo racconto. Mi piace questo personaggio perché, con la sua parlata romanesca, conferisce un tocco ancora più divertente alla storia. Inoltre, anche Bea è spesso tentata di usare espressioni colorite.
“Vedi d’annattene: meno te vedo e mejo me sento!”
Non poteva mancare il maresciallo di origini cinesi, Domiziano De Gai, con il suo scarso senso dell’umorismo ma inspiegabilmente attratto dalla barista pasticciona, focosa e irruente.
“Era comparso il solito tono di disapprovazione: quella donna riusciva a intenerirlo quanto innervosirlo al contempo.”
Il giallo si tinge di rosa. Il maresciallo mostra una parte di sé più tenera e comprensiva, anche se non mancano lo scambio di battute divertenti e le frecciate tra i due protagonisti.
Soltanto Domiziano sembra essere in grado di zittire Bea e di farle dipingere in viso un’espressione inebetita.
“Provava dei sentimenti verso quell’uomo, quindi era per lui che aveva ripreso a rimettersi in forma?” – Un caffè per l’assassino
Bea rappresenta tutte noi con le nostre debolezze, le nostre paure, i nostri complessi.
Una delle tematiche principali del romanzo è proprio il complesso del peso, insieme alla lotta continua con la bilancia.
Vi siete mai messi a dieta almeno una volta? Sapete quindi quanto sia difficile seguirla scrupolosamente e non cedere alle tentazioni!
L’ambientazione è la medesima: Castel Lassù, questo piacevole paesino sul Lago Maggiore. I personaggi si muovono tra il bar di Bea, il commissariato e il castello di Lazzaro Corsi.
Anche in questa seconda avventura i guai sembrano cercare Beatrice e a trovarla! O forse è il contrario? È lei a cercare i guai!
Infatti sarà proprio Bea ad inciampare sul cadavere!
“Il morto non era una allucinazione, e la visione era più terrificante di quella vissuta quando l’aveva visto per l’ultima volta vivo.”
È la solita sfortuna che la tormenta oppure è una fortuna per il maresciallo che ad essersi imbattuta nel cadavere sia stata ancora una volta Beatrice?
“Ogni tanto mi scambiano per un prete e mi fanno delle confessioni e come sai, c’è il segreto confessionale e non posso divulgare nulla.”
Durante la lettura del libro mi sono domandata se Pamela Luidelli sorridesse mentre scriveva certe battute ad effetto, perché vi assicuro che vi ritroverete a farlo anche voi.
In questo secondo romanzo della serie, ho trovato Bea ancora più irascibile e scontrosa del solito. Le è sempre difficile celare le antipatie, però è disponibile ad aiutare a scoprire la verità e riesce a trovare gli agganci giusti per ottenere utili informazioni.
Inoltre, con il suo carattere schietto ed esuberante ha portato una ventata di allegria in paese.
Quel paesino sul lago che, a prima vista, pare così tranquillo…
“Possibile che Castel Lassù fosse il ritrovo dei pazzi? E pensare che, appena aveva messo piede in quel paese, aveva creduto che fosse un luogo noioso.” – Un caffè per l’assassino
Il romanzo è scritto in terza persona, in questo modo conosciamo il punto di vista dei diversi personaggi.
In questa seconda avventura la Luidelli si è superata!
Bea viene coinvolta ancora di più in prima persona. Vi dico solo che non si tratta di un semplice assassinio.
“Un caffè per l’assassino”, scritto in maniera scherzosa e divertente, cela una tematica importante della quale non posso accennare per non rivelare il finale della storia!
Il velato messaggio che si legge tra le righe è che, ogni tanto, sarebbe utile non approfondire:
“Per il bene di tutti è meglio non scavare, a volte è più saggio lasciare le cose così come vanno, Testaccio.”
In conclusione, il finale pare essere aperto alla terza avventura di Bea.
Chissà a chi preparerà il caffè la prossima volta?
Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.