libri per bambini e ragazzi
Giunti
2 marzo 2022
cartaceo, ebook
231
Tomà ha dieci anni. Vive con la mamma, che fa la netturbina, e la nonna, appassionata di boxe. Tomà fa atletica controvoglia, mentre adora fare calisthenics con gli amici di suo padre, che non c’è più. Sono ragazzotti muscolosi che lo trattano come uno di loro, e lui si sente grande e a suo agio. Perché di amici veri non ne ha.
I suoi compagni di classe giocano sulla Play e fanno i tornei. Anche lui gioca, ma su un pc portatile, ed è un “nabbo”, un principiante impedito. I suoi compagni si vedono spesso a casa dell’uno o dell’altro. Lui no. Non lo invita nessuno.
La nonna gli racconta storie di pugili che hanno vinto contro il destino, oltre che contro gli avversari. La mamma, invece, gli racconta le storie di persone normali che fanno cose da supereroi.
Ma nonostante questo, Tomà rimane chiuso in se stesso. Fino al giorno in cui a scuola arriva una nuova compagna, Elena.
Conoscete Fortnite? Sapete chi è un Nabbo? Si? Allora vuol dire che siete giovanissimi o genitori.
E i lettori giusti per questo libro.
Perché “Un anno da Nabbo” di Salvatore Vitellino, edito Giunti, è davvero un libro che dovete avere a portata di mano. Non nel primo scaffale della libreria ma proprio sul comodino, quello più vicino al letto. Perché va letto e riletto per capire, imparare, piangere e commuoversi di fronte ad una storia così innocente.
Di fronte ad un testo, raccontato davvero come se l’autore fosse un bambino che vive la storia e non un adulto ormai padre, che tocca punti nevralgici, dolorosi, teneri della vita.
“Negli ultimi due anni a dire il vero, nessuno lo aveva più invitato a giocare dopo la scuola, ed era la cosa che lo faceva soffrire di più non solo perché la solitudine rendeva i pomeriggi malinconici, ma soprattutto perché l’indomani non aveva nulla da raccontare mentre tutti, a coppie o gruppetti, discutevano di quello che avevano fatto il giorno prima o dei record di kill stabiliti giocando a Fortnite”
Non so neanche se sarò in grado di spiegarvi le molteplici emozioni che ho provato immergendomi in questa lettura, ma sono certa che già solo con la metà avrete gli occhi pieni di lacrime.
E credo che Salvatore Vitellino, l’autore, abbia fatto lo stesso una volta terminato.
“Una vita da Nabbo” racconta la storia di Tomà, un bambino di dieci anni che si accinge a frequentare l’ultimo anno delle elementari.
Un bambino dolce, che fa della gentilezza il suo scopo nella vita. Un bambino sensibile che ha perso il papà pompiere sul lavoro e che vive con la sua mamma e la nonna paterna, nonna Pro.
La vita di Tomà non è il massimo; tutto ciò che aveva il primo anno delle elementari si è disciolto come neve al sole: un amico, la sicurezza.
Passa i suoi pomeriggi solo perché nessuno lo invita più per giocare; a scuola è un continuo prenderlo in giro, offendendolo, umiliandolo, chiudendolo per scherzo nel bagno.
Ma negli scherzi si ride ed invece Tomà raramente ride. Anzi piange. Ma dentro. Nel cuore. E lo fa per non far preoccupare la mamma, che già è tanto in pensiero per questo figlio sensibile e che già fatica tanto a rendere tutto “normale”.
Per fortuna la sua mamma è proprio una di quelle speciali, meravigliosamente dolce e carezzevole, pronta ad essere al suo fianco senza mai esagerare. Un personaggio davvero fondamentale, talmente delicato da essere un esempio.
Per fortuna una nuova bambina farà il suo ingresso nella classe e, senza pregiudizio alcuno e senza farsi influenzare dalle opinioni degli altri compagni, diventerà amica di Tomà.
E non voglio aggiungere altro a questa storia, così piena di metafore e messaggi da appassionare il lettore davvero fin da subito.
O forse si. Fortnite sarà una visione della vita, così diversa per ognuno da non essere più importante: al diavolo se non riesce ad essere al passo con gli altri perché non ha la play, può sempre fare un altro gioco!
E la recita di fine anno un modo per far affrontare ai bambini le proprie paure, e creare un senso di inclusività e socialità senza neanche fargliene rendere conto. Un modo per attraversarsi dall’interno e accettarsi.
“Un anno da Nabbo”, lo so che sembra banale, ma è davvero un libro scritto bene; ci fa entrare in classe di Tomà, riusciamo ad osservarlo da solo al parco mentre gli altri bambini girano con le biciclette più fighe, ma sopratutto lo vediamo lottare con le proprie paure per difendere la mamma netturbina.
Quanti pianti mi sono fatta in quel capitolo! E quanti me ne sono fatta dopo!
“… non ho litigato con Giò Giò, è stato lui che mi ha insultato, cioè ha offeso te perché diceva che puzzi perché fai la spazzina, e che non mi puoi comprare la play perché non fai un lavoro da ricchi…e … e poi gli altri ridevano, poi lui mi ha fatto cadere l’astuccio e mi ha rotto il temperamatite, e io non ne potevo più, sentivo una rabbia dentro… però non è giusto che lui mi deve umiliare e che deve offendere la mia mamma, perché lui non sa niente della nostra vita e di quello che mi insegni e di quanto vali…” – Un anno da Nabbo
Anche solo riportare certe frasi mi fa un certo effetto, perché immedesimarsi in Tomà è semplice e diretto; perché vorresti proteggere questo bambino già così messo alla prova dalla vita, vorresti tenerlo stretto e assicurargli che andrà tutto bene.
Ma volete sapere qual è un altro grande pregio di questo libro, oltre a quello che riesce a suscitare?
La caratterizzazione dei personaggi. Perché veramente li senti subito tuoi.
La mamma è davvero la supereroina di tutto il libro. Sempre gentile, sempre accogliente nonostante anche con lei la vita non sia stata clemente; riesce a tranquillizzare sempre il suo bambino con metafore semplici e storie di vita. Capisce al volo quel pulcino sperduto, quella tartarughina che tira ogni tanto fuori la testa ma ha bisogno di una corazza che lo protegge, come dice nel libro, e lo tranquillizza con il suo spirito buono. La mamma, Marilù, è davvero il mio personaggio preferito, e sono sicura diventerà nell’immediato anche il vostro. La mamma che tutti vorremmo essere. Il genitore che tutti vorremmo essere.
Nonna Pro riempie le pagine in maniera quasi impetuosa. Una donna che ha cresciuto da sola i suoi figli, che ne perde uno ma che non perde la saggezza; né tantomeno la schiettezza per aiutare suo nipote. Una donna forte, che spesso lo sprona in maniera quasi irruenta, ma senza mai ferirlo nei sentimenti.
Il momento in cui Nonna Pro si commuoverà sarà uno degli apici di tutta la narrazione.
Serena, la maestra, è un punto fermo. Intelligente e gentile, mai fuori posto o irritata, capirà i caratteri e le personalità di ogni suo allievo, Tomà compreso, cercando di migliorarli senza per questo modificarli. L’insegnante che capisce che oltre i libri c’è molto di più.
Ci sarebbe veramente tanto altro da dire su questo testo, ci vorrebbe davvero molto di più che una recensione per spiegare il grande significato che può avere, ma io mi fermo qui; il resto dovete farlo voi.
Voglio però dedicare questa mia a tutti quei bambini che ogni giorno si sentono tristi, confusi e soli ed inadeguati. E a tutti quei genitori che, disarmati, cercano il modo migliore per aiutarli. Nonostante abbiano il cuore sanguinante.
“E se devo conservare un ricordo su tutti, il più bello, quello che mi commuoverà sempre, è stato quando mi ha detto che per lui sono il papà migliore del mondo. Perché lì c’è tutto il meglio che potevo dargli, quando un genitore deve fare per due, e tutto il bello di ciò che lui ha capito.”
L’autore
Salvatore Vitellino lavora nell’editoria da oltre vent’anni. Come autore si occupa principalmente di biografie di personaggi che hanno affrontato imprese particolari o scoperte scientifiche rivoluzionarie. Per Smemoranda si è occupato del tema del bullismo. “Un anno da Nabbo” è il suo esordio nella letteratura per ragazzi.
Appassionata di lettura e scrittura fin da bambina, ho scritto e pubblicato quattro libri. Moglie e mamma, passo le mie giornate ad inventare storie d’amore per emozionare chi le leggerà.