romanzo
Le Càriti Editore
1 novembre 2020
cartaceo
188
Un romanzo sul mondo del cinema e sulle sue contraddizioni, attraverso una serie di vicende umane intrecciate fra loro.
“Emilia non demordeva, periodicamente spediva il curriculum alle case di produzione cinematografiche e televisive: tutto taceva. Cristina meditava di tornare in Emilia Romagna, sia per vedere più spesso il surfista con cui voleva sposarsi sia per tastare il terreno lavorativo […] Eros aspettava ancora di svoltare”
Un romanzo ricco di trame intrecciate tra loro è quello che recensiremo per voi oggi, ossia “Tre ritratti” di Daniela Piu, edito da Le Càriti Editore.
Un intreccio di trame così forte che, in realtà, non nascondo il mio stupore nel trovarmi, dinanzi, una storia completamente diversa da quella che mi ero immaginata, alla sola lettura della sinossi. Dalla descrizione del romanzo, infatti, si delinea un racconto avente come protagonista una ragazza, vittima dei retroscena del mondo dello spettacolo e del cinema che, in qualche modo, va salvata dal tiranno produttore cinematografico, con cui potrebbe avere successo. Storie di cronaca e gossip ben note e che, ahimè, non sono sempre lontane dalla realtà. Quante attrici o modelle hanno denunciato i produttori per essere state ricattate in cambio di successo? E quante non hanno denunciato, ma si sono adeguate a questo modus operandi?
Devo però fermarmi e fermarvi: il romanzo di Daniela Piu non si basa su questo, o meglio, non solo su questo. Tanto è vero che di cinema si inizia a discorrere solo dopo aver superato la metà del libro. Occorre quindi fare un attimo chiarezza e comprendere bene cosa vuole comunicarci questa storia e perché è strutturata in modo diverso da come ci saremmo aspettati.
Partiamo dal titolo: Tre ritratti. Tre ritratti di vita, tre ritratti di culture, tre ritratti di esperienze, tre ritratti di mondi; tre ritratti di personalità. Non nascondo che questo numero mi mette in difficoltà: il numero “tre” è piccolo! Non riesco ad inquadrare solo “tre ritratti” in questo romanzo! Riesco però a suddividerlo in tre scorci: nella prima parte del libro conosciamo Felicita e Vanessa, e, grazie a loro (e ai diari ritrovati), il loro fratello Marcantonio. Egli ci fa imbattere in uno dei primi temi sociali che si rinvengono nella storia: l’omosessualità e la sua contestualizzazione sociale. Marcantonio, nonostante sia consapevole del suo amore per Piergiorgio, resta vittima della società, a tal punto da sposarsi ed avere una figlia (forse dovremmo invertire gli eventi, ma lascio al lettore scoprire il perché).
Conosciamo, quindi, Emilia: una ragazza in cerca di successo in campo cinematografico e che inizia a lavorare, con passione, a documentari. Per studiare la recitazione parte per Madrid e, tra viaggi, trasferimenti e ritorni nella sua terra, entra nel “giro” cinematografico, grazie a conoscenze ambigue e pericolose. Emilia è una ragazza ingenua, semplice che, nonostante il losco giro di affari in cui si ritrova, continua imperturbata a condurre la propria vita, senza lasciarsi inghiottire da vortici o strade buie senza uscita.
Scelte, queste, che non tutti hanno la forza di prendere. E qui subentra Eros, altro componente della combriccola che, a differenza di Emilia e Cristina, vuole essere risucchiato eccome dal backstage “nero” del mondo del cinema. Purtroppo, la sua ossessione verso il raggiungimento della vetta lo porterà a non apprezzare ciò che riuscirà ad ottenere e, nella speranza di ricevere la “telefonata” della svolta, si lascerà “morire” nella solitudine totale.
Non so se ho ben individuato i “tre ritratti” ma, a prescindere dall’esattezza (e mi scuso con l’autrice in caso contrario), mi preme contestualizzare anche socialmente questi personaggi. Le loro vite si calano in realtà e storie che, a loro volta, sottopongono alla mente del lettore ulteriori riflessioni.
Ho già detto sull’omosessualità, anche se in poche parole. È stata una buona tecnica narrativa quella dell’autrice di far parlare i protagonisti interessati attraverso lettere: questo permette al lettore di entrare a fondo nei sentimenti di chi sta scrivendo di se stesso e di farlo con la giusta sensibilità dell’animo. Interessante, anche se velato, è il tema del rapporto con la propria terra: da una parte, culla e conforto, dall’altra contesto che non può garantire il futuro che si vuole. La lontananza dal proprio paese e dalla propria famiglia cambia inevitabilmente Emilia: in primis nel modo di fare, di vestirsi, di pensare; ma mai nel modo di approcciarsi alla realtà. Emilia è bella: semplice in tutto, sia nelle esperienze negative che in quelle positive. Si può ben dire che della propria terra conservi proprio l’umiltà delle origini e dell’educazione.
Cristina è l’opposto: mentalità diversa e personalità che si apre al nuovo mondo che la vita le sta offrendo. Ma lei è anche l’esempio del non sottostare alle macchinazioni altrui, per ottenere in cambio un vantaggio. Eros è l’esempio da non seguire: è la prova di quanto può far male il non credere nelle proprie capacità o nel crederci troppo.
Questo di Daniela Piu lo definirei un romanzo sociale, ripercorso in chiave narrativa. L’autrice è molto brava nel conferire “realità” alle storie che racconta. Il linguaggio è sempre confacente al contesto che sta descrivendo, anche grazie all’uso di formule dialettali sarde, ovvero di idiomi in lingua straniera (in linea coi viaggi che Emilia affronta durante la sua formazione artistica), o ancora di appellativi sgradevoli o espressioni che rasentano il volgare.
Lo stile è molto pulito. Non è affatto difficile comprendere il dipanarsi delle storie. Il ritmo narrativo è variabile: all’inizio lento; poi, con l’ingresso nel romanzo di Emilia, si dinamizza di molto. La lettura procede lentamente (almeno per me così è stato) ma non è un connotato negativo, anzi. Non consiglio affatto una lettura veloce di questo libro. Esso va maturato in ogni sua componente sociologica ed emotiva.
Ora aprite le vostre emozioni: vi sentite più Marcantonio, Emilia o Eros?
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.