romanzo contemporaneo
Rizzoli
11 ottobre 2017
cartaceo, ebook
443
Peri ha trentacinque anni, tre figli, un marito e una vita agiata nella città doc'è nata, Istanbul. Si sta recando a una cena lussuosa quando le viene rubata la borsa. Lei reagisce, i ladri scappano e dalla borsa cade una vecchia polaroid in cui compaiono quattro volti: un uomo e tre giovani ragazze a Oxford.
Una è Shirin, bellissima iraniana, atea e volitiva; la seconda è Mona, americana di origini egiziane, osservante, fondatrice di un gruppo di musulmane femministe e poi Peri, cresciuta osservando il laico secolarismo del padre e la devota religiosità islamica della madre, incapace di prendere posizione sia nella disputa famigliare che nel suo stesso conflitto interiore.
Tre ragazze, tre amiche con un retroterra musulmano, eppure così diverse. la Peccatrice, la Credente e la Dubbiosa. L'uomo nella foto invece è Azur, docente di filosofia ribelle e anticonformista, e sostenitore del dubbio come metodo di comprensione della realtà.
A Oxford la giovane Peri cercava la sua "terza via", la stessa che predicava e professava Azur, di cui si innamora. Sarà questo incontro a sconvolgerle la vita, fino allo scandalo che la riporterà in Turchia.
“Tre giovani musulmane a Oxford! La Peccatrice, la Credente e la Dubbiosa” – da “Tre figlie di Eva” di Elif Shafak, edito Rizzoli
Basta una vecchia polaroid per riportare Peri in un passato che aveva cercato di accantonare con tutta se stessa. Oxford e i tempi dell’università sono lontani, così come la ragazza che è stata e le compagne di studi ritratte con lei nella foto. Tra loro un uomo che sorride all’obiettivo, il professor Azur.
Nella nuova vita di Peri a Istanbul, non c’è spazio per il rimorso che l’attanaglia ogni volta che ripensa a quel periodo. È una signora dell’alta società, una moglie e una madre. Rappresenta tutto ciò che un tempo non avrebbe voluto diventare… e quel tempo è tornato prepotentemente a bussare alla porta del suo presente.
“Strano davvero, che tipi di ossessione, odio e amore differissero solo di qualche tonalità, come sfumature vicine sulla tavolozza di un artista”
Peri è una trentacinquenne benestante, sposata con un brav’uomo che ha diversi anni più di lei e madre di tre figli. Vive in una bella casa a Istanbul, dove trascorre una vita agiata e senza scosse. Non ha un’occupazione se non quella di organizzare cene, eventi benefici e frequentare una società che, in fondo, disprezza. Eppure, non si comporta poi tanto diversamente dalle altre signore quando sceglie un abito costoso e acquista una borsetta perfettamente contraffatta, per evitare critiche e pettegolezzi sulla sua persona.
C’è stato un tempo in cui Peri è stata semplicemente la figlia di due persone di modesta estrazione sociale. Aveva un fratello che adorava, ingiustamente incarcerato, e un altro che giocava a fare il ribelle. All’epoca, era piuttosto timida e schiva, ma soprattutto piena di dubbi e conflitti interiori. Aveva un complesso rapporto con la fede, dovuto alla burrascosa relazione coniugale dei suoi genitori. Il padre era un ateo convinto, teso unicamente verso ciò che si poteva scientificamente provare. La madre era una musulmana molto devota, tradizionalista e superstiziosa. Peri si ritrovava nel mezzo, incapace di prender una posizione.
“Erano più incompatibili di quanto non lo siano taverna e moschea” – Tre figlie di Eva
All’università di Oxford, dov’era approdata grazie ai sacrifici dei genitori, aveva stretto amicizia con Shirin e Mona.
Shirin era iraniana ma, poiché aveva vissuto in tanti paesi diversi, sentiva di non appartenere ad alcun luogo. Era una creatura libera, estroversa e disinibita. Poiché era atea, entrava spesso in conflitto con Mona, proprio a causa della differenza di vedute in merito alla fede.
“Le sue opinioni scorrevano come un fiume di parole d’acqua che ribollivano, sciabordavano e penetravano ovunque”
Mona era un’egiziana, residente negli Stati Uniti. Era musulmana e portava il velo con convinzione, per libera scelta. Era osservante e credeva nella solidarietà e nel femminismo compatibile con l’islam.
“Se non sfido io gli stereotipi con il mio velo in testa, chi lo farà per me? Io voglio dare una scossa”
Tutte e tre le giovani frequentavano le lezioni del professor Azur, docente di filosofia. Era un uomo ancora giovane e affascinante. I colleghi lo consideravano un eretico rispetto ai tradizionali metodi di insegnamento. Egli voleva portare i suoi studenti alla conoscenza attraverso il dubbio. Parlava di Dio con un tale carisma da incantare o scuotere le menti dei suoi allievi. Tra essi c’era chi lo detestava, considerandolo un egocentrico pronto ad approfittare del proprio ascendente sulle studentesse per esaltare il suo ego. E chi, invece, lo ascoltava con coinvolgimento idolatrandolo e ponendolo su un piedistallo.
“Ho pensato: questa ragazza non lo sa, ma porta in sé le tre passioni di Bertrand Russel: il desiderio d’amore, la ricerca della conoscenza e l’insostenibile misericordia per le sofferenze dell’umanità“
I motivi per apprezzare “Tre figlie di Eva” sono numerosi. Uno di essi è il linguaggio. Incanta, avvince e dona immagini nelle quali vien spontaneo perdersi. L’autrice si avvale di figure retoriche di grande profondità, in modo tale da condurre il lettore negli anfratti che si celano in ogni espressione, rendendola chiara e viva. Le parole prendono, infatti, vita attraverso colori e sensazioni trasmessi da una narrazione accessibile, accurata e mai lenta.
Il ritmo narrativo è molto dinamico grazie ad una trama avvincente e movimentata dai salti temporali, suddivisi in capitoli che si alternano. I personaggi sono realistici, perfettamente caratterizzati e decisamente ricchi di sorprese.
Le tematiche sono tutte molto importanti e strettamente correlate tra loro: spiritualità, sogni mai realizzati, amicizia e contraddizioni sociali e personali. Infatti, esse si agitano all’interno della protagonista, ma anche all’esterno, nel suo paese, dove non riesce ad esprimere le proprie potenzialità.
Molto utile e istruttivo il glossario con la traduzione in italiano dei termini in lingua turca. Il finale è assolutamente inaspettato.
“L’amore per certi versi somiglia alla fede. E’ una sorta di fiducia cieca, no? La più dolce delle euforie. Ma se perdiamo la testa per amore, o per fede, la dolcezza si inacidisce. Soffriamo pe mano degli dèi che noi stessi abbiamo creato”
“Tre figlie di Eva” è uno dei pochi romanzi che rileggerei volentieri per le sensazioni che mi ha trasmesso e per i suoi spunti di riflessione. Le parole usate dall’autrice per descrivere luoghi, stati d’animo o eventi, sono così impattanti da originare nella mia mente immagini che avrei voluto trattenere. Ho creato, infatti, più di un post affinché non si perdessero.
Se leggerete “Tre figlie di Eva”, vi affezionerete anche alle parole. La storia è molto avvincente e si rivela assai diversa da ciò che sarebbe ovvio aspettarsi. Ma le letture migliori, si sa, non sono mai ovvie… quindi preparatevi allo stupore finale.
Leggere “Tre figlie di Eva” significa emozionarsi, meravigliarsi e pensare. Ed è ciò che io mi aspetto da una lettura.
E voi invece, cosa vi aspettate?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐