Autobiografia
Brenta Piave Edizioni
2022
Cartaceo
169
Steven ha appena completato le scuole medie ed un campeggio con gli amici è l'ultimo momento spensierato prima che l'incubo della malattia - la Neurofibromatosi di tipo 2 - impatti nella sua breve esistenza: teme di perdere l'udito e di non sentire più, di restare senza amici e senza amore.
Federico Pegoraro narra - con uno pseudonimo e uno sguardo limpido e fragile di un adolescente - la sua odissea, le sue difficoltà a scuola e la rabbia per un destino insopportabile. Ma nella fatica - in pagine dolcissime e vere - si fa spazio lei, la vita, una nuova forma di vita. Fatta dalla potenza dell'immaginazione, che consente di ritrovare suoni e musica, dalla straordinaria forza di volontà di un ragazzo e dall'amicizia intima di Marta: che ha un segreto e che può accompagnarlo verso la luce
Inizio la recensione di “Sunshine“ con le parole di Federico Pegoraro, giovanissimo scrittore, nelle quali racchiude il senso di questo suo scritto, e anche il senso della sua vita.
“Ci tengo a lasciarvi un ultimo messaggio: la mia non è una storia di malattia, di pena, di dolore. La mia è una storia di riscatto”
“Sunshine” è un’autobiografia, edita da Brenta Piave Edizioni, uscita a maggio 2022.
L’opera è suddivisa in tre parti principali: la biografia vera e propria, l’intervento di Federico Pegoraro al convegno di neurochirurgia Familiare tenutosi nel 2017 al Bo di Padova, e, infine, una riflessione trasparente e genuina dell’autore, intitolata “IL VOLO”, sul senso del libro, il senso del suo viaggio e della sua vita.
“Sunshine” si apre con l’immagine di Steven. Questo è il nome del protagonista: un ragazzino che ha appena concluso la terza media e si trova in campeggio con alcuni amici.
L’ultimo momento, l’ultimo ricordo limpido, prima che la neurofibromatosi, patologia rara con cui combatte da alcuni anni, gli tolga piano piano la capacità di udire.
Steven dovrà affrontare una progressiva perdita dell’udito, continue visite in ospedale, alcune operazioni chirurgiche.
“Sogni? Secondo te un impianto cocleare è per me un sogno? No mamma, proprio no. Il mio sogno è tornare a sentire (…) Che spariscano tutti i problemi che attanagliano la mia vita, restituiscimi i miei amici e l’udito. (…) Come dovrei affrontare tutto questo?
Questo percorso lo porterà a vivere continui alti e bassi, sofferenze, cadute, ma farà emergere anche la sua caparbietà nel ricercare sempre nuove soluzioni, strategie per poter vivere nella maniera più “normale” possibile, come quando è lui stesso a suggerire ad un professore di adottare un sistema di riconoscimento vocale per poter seguire autonomamente le lezioni.
I problemi di salute si intervallano con le difficoltà tipiche degli adolescenti: la nuova scuola superiore, l’esigenza di sentirsi parte di un gruppo, la ragazza che ti piace ma non ti corrisponde, gli scontri più o meno accesi con i genitori.
Steven però, non nascondendo i momenti di sconforto, ci prova sempre con tutte le sue forze a rialzarsi, perché
“se siamo in difficoltà dobbiamo essere più forti degli stessi problemi, le soluzioni spesso esistono. Che siano immaginarie o reali, talvolta, poco importa, qualsiasi esse siano sono una fonte di benessere mentale e fisico”
Il libro ha una scrittura scorrevole e un ritmo che definirei dolce. “Sunshine” è ricco di descrizioni e pensieri. D’altronde, come traspare dalla lettura, altri “sensi” hanno preso il posto dell’udito. La vista per riconoscere soprattutto le meraviglie della natura, e la mente, l’immaginazione, per ritrovare dentro di sé i colori dei suoni del mondo.
È una lettura che consiglio ai giovani, perché potrebbero ritrovare, dentro queste parole, le paure e le difficoltà di tutti e sentirsi un po’ meno soli nell’affrontarle.
Ma anche ai più grandi, perché è stata una lettura appassionata, che mi ha fatto riflettere su quanto il mondo abbia bisogno di molta più sensibilità e umanità, anche e soprattutto nelle piccole cose.
Che valutazione dare quindi? Quante stelline si possono dare al racconto di una vita?
Io do voto pieno a Federico, per aver avuto il coraggio di donare un pezzo così grande di se stesso.