
Le plurali editrice
18 maggio 2022
Cartaceo
325

Parigi 1942, Irène Némirovsky ha nove minuti per fare la valigia e lasciare un marito e due figlie, prima di essere deportata al campo di Auschwitz-Birkenau. In quel luogo, ogni notte, come un antidoto al dolore, la sua mente ripercorre l’infanzia vissuta a Kiev e a Mosca, l’esilio in Finlandia, in Svezia e il suo arrivo nella sognata e amatissima Francia.
Il romanzo biografico immaginato da Federica Lauto ci porta in un viaggio nel mondo interiore di una delle autrici più importanti e prolifiche del Novecento, i cui giorni si intrecciano con quelli della Storia con la “s” maiuscola: dalla Rivoluzione russa all’Europa degli anni Venti e Trenta, dalla salita al potere di Hitler allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
L’omaggio di Federica Lauto a Némirovsky si basa su una ricerca scrupolosa e accurata della vita e dei romanzi della scrittrice, da cui emergono i conflitti in famiglia, e in particolare con la madre, i successi e le delusioni professionali. Di Irène Némirovsky affiora e palpita, inoltre, il desiderio di appartenere ai luoghi in cui vive, e in particolare a Parigi, città che la farà sentire tanto amata quanto respinta, come una figlia accolta ma mai realmente voluta.
“L’ho provato, ne ho scritto, e forse così si è alleggerito. Ma era un odio mischiato all’amore, a un amore che non riuscivo a trovare forma. Non era l’odio di persone che hanno deciso di imprigionare altre” – da “Suite per Irene” di Federica Lauto, edito da Le plurali.
Com’è possibile che accadono fatti orribili come questo?
Non conoscevo Federica Lauto, né ho letto, purtroppo, il suo libro più famoso, “Suite Francese”, ma, nel momento esatto in cui ho scelto di leggere “Suite per Irene”, ho capito sin da subito che dopo non sarei stata più la stessa. E davvero qualcosa in me è cambiato.
L’autrice ha saputo rendere omaggio, con il suo stile impeccabile e attento, ad un’autrice che è rimasta nascosta, diciamo, durante tutto questo tempo. Sto parlando di Irene Némirovsky, del suo sapere, della sua vita e della sua morte.
Irene Némirovsky ha vissuto sulla sua pelle l’odio scellerato di una nazione verso chi professava una religione diversa. La memoria di un intero popolo andava cancellata, non importava altro. Ancora oggi, non si riesce a spiegare cosa spinge l’uomo a tali azioni.
Eppure, i pensieri di artisti e scrittori come Irene Némirovsky vivranno per sempre.
Saranno eterni.
Federica Lauto, in questo omaggio a Irene Némirovsky, ha immaginato come lei possa aver vissuto il suo rapporto conflittuale con la famiglia, i suoi viaggi in Francia, in Russia. Posti dove si è formata come donna e come autrice, fino al suo ritorno in Ucraina e all’incontro con l’uomo che diventerà suo marito, alla nascita delle sue figlie.
Nonostante le pressioni politiche, non ha mai smesso di scrivere. Scrivere rappresentava per lei la salvezza, specialmente quando si trovava prigioniera nel luogo più orribile che possa esserci al mondo.
“Suite per Irene” è anche un viaggio della sua anima, tormentata per tutto quello che ha vissuto.
Irène Némirovsky è diventata una delle autrici più importanti del ‘900 e merita di essere letta a scuola e sempre.
L’ambientazione del libro è varia e ripercorre la vita e le emozioni di Irène.
Lo stile dell’autrice, come ho anticipato, è attento e molto scrupoloso anche in quei dettagli tristi, che meritano sempre di essere raccontati per avere le giuste consapevolezze delle proprie azioni.
“A che scopo preoccuparsi per il futuro? Il passato non esiste più. Goditi il presente e riconosci il valore del capriccio”
E voi conoscevate Irène Némirovsky?