Narrativa contemporanea
Mondadori
3 maggio 2022
cartaceo, ebook
252
La nipote, protagonista di questa storia, a cinque anni dice a sua madre: «Quando la nonna Viviana muore ballerò sulla sua tomba con delle scarpe rosse». La madre si sente in colpa: «Come ti ho passato tutto questo? Dal sangue?». Due battute che sono l’esempio dello stile che incendia la pagina. Il sound di un esordio infuocato dai colori cangianti della cattiveria, per cui Chiara Tagliaferri ha orecchio assoluto. E il talento letterario di riprodurla attraverso personaggi femminili memorabili: la nonna, la madre, la sorella, se stessa.
Strega comanda colore è un romanzo che sabota l’ipocrisia, è la storia di una ragazza che si oppone alla maledizione che la vita le ha scagliato addosso. Tra violenza, risentimento e tenerezza. La protagonista cresce affamata: vuole l’amore, vuole la bellezza ma vuole ancora di più i soldi. Per liberare chi ama, costruisce pazientemente la sua vendetta. E poi scappa: dalla pianura piena di nebbia arriva in una Roma piena di luce. Sprovvista di tutto, ma determinata a spogliare chiunque di ciò che lei desidera. Rubare agli altri per dare a se stessa diventa il suo vero lavoro. Per riuscirci inganna, mistifica, si scopre bravissima ad accalappiare fidanzati ricchi che tentano inutilmente di colmare le sue voragini. Intanto mente moltissimo, a tutti. Fino a che incontrerà l’unica persona capace di renderla vulnerabile.
Una saga familiare luminosa e scellerata, la storia di un’emancipazione che passa attraverso il sangue, l’epopea di una ragazza che impara dal niente un alfabeto emotivo e che si salva anche grazie alla possibilità di un grande amore
“Forte come un uragano, gentile come una pioggia di primavera. eccomi” – Da “Strega comanda colore” di Chiara Tagliaferri, Mondadori
A Piacenza, una ragazzina assiste alle piccole meschinità e alle grandi angherie della nonna Viviana nei confronti dei suoi genitori. È una donna fredda e avida che considera la propria figlia come una sciagurata, sposata con un morto di fame. Rinfaccia loro ogni centesimo che lesina per poi pretenderne la restituzione con tanto d’interessi. Quando la nipote cresce, lascia Piacenza e si trasferisce a Roma, dove intreccia relazioni fallimentari esclusivamente con giovani benestanti. Prende avidamente tutto ciò che non ha mai avuto. Arriva persino a programmare il proprio matrimonio con uno di essi, per poi mandarlo all’aria. Solo l’incontro con Nicola l’aiuterà a perdonarsi e a capire d’esser meritevole d’amore come qualsiasi altro essere umano.
“Il mio castigo è la mia salvezza”
La giovane protagonista di “Strega comanda colore” di Chiara Tagliaferri è una donna complicata e inquieta. Si porta dentro un passato difficile a causa delle ristrettezze economiche della sua famiglia, della prematura morte del padre e della crudeltà della nonna materna, Viviana.
Lei ha sempre detestato Viviana, per la sua prepotenza e indifferenza nei confronti delle loro disgrazie, anzi, ci lucrava sopra. Teneva tutti sotto il suo dominio con il suo denaro e con la sua presenza ingombrante. Avrebbe voluto vederla morta per liberare e vendicare le donne della famiglia cadute sotto il suo giogo.
La zia Cede, durante la guerra, era stata indotta alla prostituzione per sfamare i propri cari. Un passato rinfacciatole dalla sorella Viviana che aveva usufruito del denaro da lei procurato a suon di umiliazioni.
La sua dolce mamma, mai supportata o aiutata nei momenti più bui, come la morte del primo figlio. La protagonista è costretta dalla propria madre a togliersi il pane dalla tavola per restituirle il denaro prestatole per il funerale del piccolo. Ma lei non vuole fare la stessa fine. Lascia Piacenza, si trasferisce a Roma e trova lavoro in Rai. Conosce giovani abbienti e intesse relazioni con loro accettando regali costosi e non facendosi scrupolo di tradirli alla prima occasione. Vuole prendersi tutto come una specie di rivalsa. Tutto tranne l’amore che pensa di non meritare. O forse ne ha timore. Così facendo, però, non esorcizza affatto i fantasmi del passato. Non è quello il modo. Lo capisce solo dopo aver incontrato Nicola. Con lui sceglie di sposarsi, e lo fa per amore. Lui è paziente, sembra capirla e blandirla. Ma soprattutto sa sempre prenderla per il verso giusto mentre lei ignorava di averne uno. Con lui riesce ad aprirsi e buttar fuori il dolore e il senso di colpa che si porta nel cuore.
“Io sono sempre felice e infelice insieme” – Strega comanda colore
Un romanzo dal contesto culturale molto interessante. Al centro tre generazioni di donne, ognuna delle quali rispecchia il proprio tempo.
La storia è narrata in prima persona dalla giovane protagonista (senza un nome) che non solo riporta la propria esperienza di vita, ma anche i trascorsi delle altre componenti della famiglia, che apprende attraverso i racconti del passato da lei elaborati, poiché dotata di un grande spirito di osservazione.
I personaggi sono talmente credibili e così accuratamente delineati, da sembrare quasi tratti dalla realtà. Questo è sicuramente uno dei punti di forza della narrazione. Al centro di essa vi sono tematiche interessanti quali la vendetta e il perdono, inteso come autoindulgenza.
La trama è suddivisa in capitoli che rappresentano alcune significative fasi della vita della protagonista ben distinte attraverso le sue varie fasce d’età. Si parte dall’infanzia fino alla maturità.
Il ritmo narrativo non è sempre rapido. È rallentato da qualche ripetizione o staticità che stenta a sbloccarsi. La storia, pur essendo ben articolata, non è particolarmente originale: l’ennesima protagonista che fugge dalla provincia e da se stessa.
“Ma la nebbia è chiamata anche il mal bianco, perché la bruma nasconde insidie e pericoli, e nulla esiste di più fatale delle sorprese degli amanti” – Strega comanda colore
Non posso certo dire che questo romanzo sia scritto male, che la trama non funzioni o che non sia una buona lettura. Essendo una lettrice vorace e perlopiù onnivora, mi sta accadendo di imbattermi sempre più spesso in questo genere di storia. Giovani donne che si sentono soffocare dalla provincialità del loro ambiente, dalla famiglia o dai loro scheletri nell’armadio, quindi scelgono la fuga. Ovviamente la destinazione è la grande città. Poi c’è l’immancabile ritorno, più o meno temporaneo, per affrontare le radici della loro inquietudine.
Se da un lato queste storie, per quanto buone, finiscono per annoiarmi, dall’altro mi inquietano. Mi viene spontaneo chiedermi se veramente nei giovani ci sia questa tendenza alla fuga, alla ricerca di qualcosa senza sapere bene cosa… qual è il vostro pensiero?
Forse il successo di questo romanzo è dovuto proprio al contesto e ad una buona scrittura. Il resto è piuttosto soggettivo, poiché ogni lettore ha una propria sensibilità che non sempre coincide con quella espressa in una storia.
Mi chiedo anche io perchè possa avere successo una storia così priva di valori, che eccede in parole volgari e storie di persone di dubbio valore… Paragonerei questo libro a una canzone di Fedez per l’estate… Belle immagini di un passato di donne risparmiatrici e programmi tv… Il contesto che narra potrebbe sembrare interessante, lo spessore etico e narrativo della protagonista è minimo… Disimpegnato e orgoglioso del nulla , al pari delle influencer di oggi…