
Saggio
LULU PR
17.10.2018
90
https://www.amazon.it/Speziali-Siena-Nei-Secoli-XIV-XV/dp/0244725969

Speziali di Siena degli ultimi secoli del Medioevo. Uno studio dettagliato sugli artigiani che producevano beni di consumo. Vengono ben analizzati sia la storia che la figura dello speziale. Testo interessante e pieno di informazioni curiose inerenti all'Arte speziale.
Sono trattate temi come: l'arte senese degli speziali, l'ospedale di Santa Maria della Scala di Siena (le spezie, la cura), spezie in cucina e spezie per curare, la spezieria dell'ospedale Santa Maria della Scala di Siena, Domenico di Bartalomeo di Luca aromatario, la sua bottega, le sue abitazioni ed i suoi debitori e creditori.
Veronica Ambrosino, in questo saggio, affronta il tema degli speziali di Siena degli ultimi secoli del Medioevo. Speziali, ovvero gli artigiani che producevano beni di consumo, costosi, come i profumi, saponi, medicamenti, farmaci e tanto altro. Un’attività spesso tramandata di padre in figlio.
“Quello dello speziale è, dunque, una professione che richiede varie abilità che vanno dal saper preparare e somministrare i medicinali fino al commercio dei prodotti.”
L’oggetto principale della ricerca è l’attività degli speziali senesi. Il punto di riferimento per svolgere questo studio è stato il lavoro di Ivana Ait, “Tra scienza e mercato”. Vengono, in ogni caso, nominati tanti altri ricercatori.
All’interno del saggio i dati storici sono precisi e ben argomentati. Ad esempio, è interessante il passaggio in cui si affronta il tema del primo Statuto inerente alla deontologia (1356), in cui si definisce il carattere tecnico ed artistico dell’Arte. Il Consiglio era composto da tre Rettori, un Camerlengo e tre Consiglieri. Per ottenere la nomina del mestiere, quella del Maestro Speziale, era necessario superare un esame di fronte ad una commissione composta dal Consiglio dell’Arte, formato da tre medici; successivamente, dopo aver superare l’esame, si proseguiva con il giuramento; ed infine, l’iscrizione all’Arte. Per fare tutto ciò era obbligatorio avere la cittadinanza senese, “saper esercitare bene e legalmente” la professione, e possedere una bottega di spezieria.
Lo Statuto degli Speziali è conservato in Archivio di Stato di Siena, ha 69 carte membranacee di mm. 252X180, con rilegatura originale in tavolette di legno, con borchie agli angoli, etc.
Nel capitolo 2 si parla dell’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, delle spezie e della cura. Si afferma che all’interno dell’ospedale l’alimentazione era molto importante e considerata come un metodo curativo. All’interno dell’ospedale c’era una spezieria.
0″La spezieria dell’ospedale diventò un punto focale per esperienze di produzione farmaceutica.”
Nel capitolo 3, invece, si analizza ed esamina la figura di Domenico di Bartalomeo di Luca e della sua “buttigha” del 1479, di importanza rilevante per l’ospedale e per i viaggiatori che cercavano alloggio. In questo capitolo l’autrice introduce anche l’utilizzo di immagini, raffiguranti i contenitori come “Orciolo”, “Albarello Cilindrico” e “Brocca mononasta”. Successivamente viene fornita una descrizione molto precisa e dettagliata del contenuto sugli scaffali all’interno della bottega e delle abitazioni in possesso da Domenico di Bartalomeo di Luca, con, alla fine del capitolo, schemi raffiguranti il tutto.
Interessante è, anche, l’attenzione e la precisione con cui vengono esaminati i debitori e i creditori di Domenico di Bartalomeo di Luca. Questi erano elencati in due libri, A e B. Le persone del libro A sono 593: religiosi, speziali, pizzicagnoli, cartai, orcialai, orafi, mugnai, studenti, etc. Libro B, invece, ne contiene solo 22 individui con un credito nei confronti dello speziale, tra cui alcuni: un pizzicagnolo, cinque banchieri, un padellaio, due frati e un tessitore.
Nelle conclusioni l’autrice afferma di aver dimostrato quanto il mestiere dello speziale era un’attività in grado di garantire benessere economico.
In Appendice, infine, si parla della spezieria del Convento Francescano della Verna. Verna, luogo in cui San Francesco d’Assisi, nel settembre del 1224, ricevette da un Serafino i simboli della Passione di Cristo.
Per concludere, il testo è senza dubbi un saggio ben riuscito, anche se con piccoli errori e difficoltà. L’utilizzo delle citazioni all’interno del testo è buono, ma le note a piè di pagina sono confusionarie (ivi., e ibidem., non si trovano nella stessa pagina del testo antecedentemente citato, e ciò spinge il lettore a tornare sempre indietro per comprendere la fonte). Le descrizioni, sia dei dati storici che dei contenuti materiali e merci, è impeccabile, e tale caratteristica rende il testo curioso ed interessante. Sono presenti piccoli errori di distrazione e di battitura, ma comunque non molti. In sostanza, si tratta di una lettura gradevole e piacevole, anche per chi non è particolarmente pratico dell’argomento.