young adult, narrativa
Mondadori
6 luglio 2021
cartaceo, ebook
248
Marlene ha vent'anni, è intelligente, bella e i suoi genitori adottivi possono darle tutto ciò che potrebbe mai desiderare. Eppure quel "tutto" col tempo è diventato un peso. Perchè la fa sentire in dovere di dimostrare costantemente al mondo che il suo arrivo ha portato valore alla sua famiglia. Lei che per chi guarda dall'esterno resterà sempre e comunque la bimba dalla pelle nera proveniente da chissà quale villaggio sperduto dell'Africa salvata da una coppia facoltosa, una creatura disagiata che avrà sempre bisogno di una mano bianca per potersi far valere.
Quando per un progetto universitario inizia a frequentare la Caritas della sua città, incappa in Steven, un giovane nigeriano dagli occhi azzurri approdato in Italia con il sogno di un futuro a misura delle sue ambizioni. Per lui che ha alle spalle un passato difficile e un presente tutto in salita, Marlene è una boccata d'aria fresca. Per lei, Steven è l'occasione per prendere finalmente contatto con le sue radici. Per entrambi, poi, conoscersi rappresenta una sfida e un'opportunità.
Frequentandosi scopriranno quanto. anche per loro, è difficile andare oltre le facili etichette e pregiudizi, che, quando trovi la persona giusta, vale la pena di mettere a nudo le proprie fragilità, e soprattutto non devono mai smettere di lottare per costruirsi una vita il più fedele possibile alla loro anima, scaldati da uno stesso sole che li accompagna passo dopo passo, incurante delle distanze e delle differenze.
“Sono stanca di tutte queste maschere che mi attribuiscono. Nera per i bianchi, bianca per i neri…”
Quando Marlene, giovane studentessa benestante, incontra Steven, qualcosa dentro di lei si risveglia. Quel ragazzo nigeriano dagli occhi azzurri ha qualcosa di speciale. È solo, povero, senza fissa dimora. Si sono incontrati alla mensa della Caritas, dove Marlene prestava servizio per un progetto di studi. Steven è pieno di sogni, di speranze e dignità. Ma soprattutto sa bene chi è e cosa vuole dalla vita. Marlene invece non lo sa. È stata adottata da una famiglia abbiente che si sente in dovere di compiacere; deve dimostrarsi meritevole della propria fortuna. È una figlia esemplare, ma per la società è solo una ragazza nera salvata dalla povertà, perennemente in debito. Marlene è confusa e frustrata; è divisa da ciò che dovrebbe essere e ciò che è.
“D’altronde vivo sempre a denti stretti. Proprio come ora, dentatura serrata, peso in avanti, petto in fuori… esattamente come mi vuole mia madre”
Marlene ha vent’anni, la sua pelle è color cioccolato e le sue origini sono sconosciute. È la figlia adottiva di un ricco imprenditore e di sua moglie, una ex danzatrice ora insegnante di balletto classico. È bella, intelligente e coraggiosa, ma profondamente a disagio. Vorrebbe liberarsi dai vincoli che la sua posizione esige, eleganza, raffinatezza, obbedienza, ottimo rendimento scolastico e frequentazioni adeguate. Lei si sforza di rappresentare tutto questo, ma tanti vedono ancora in lei solo un gesto di grande generosità di due genitori italiani. Una povera bambina strappata alla miseria. Per gli africani, invece, è una privilegiata che appartiene ad un altro mondo. Cosa significa essere un’africana? Marlene non lo sa. Non si sente né carne né pesce. Rischia di perdersi, ma questo non accade grazie all’incontro con Steven.
Steven è fuggito dalla Nigeria, dove studiava ingegneria. Sogna di portare a termine i suoi progetti in Italia affinchéè la sua famiglia sia fiera di lui. Le avversità che incontra sono tante; nonostante ciò, mantiene integra la propria onestà e dignità. Crede molto nell’amicizia e questo gli costerà caro.
La narrazione è semplice e scorrevole. È adatta ad un pubblico giovane che si possa meglio identificare nei protagonisti. Non è superficiale, in quanto offre spunti di riflessione. Affronta il tema dell’identità e dell’integrazione attraverso il vissuto dei due innamorati. La struttura è composta da capitoli scritti sotto forma di diario di Marlene e Steven, con relativi pensieri e punti di vista di ognuno delle medesime situazioni. Essi sono ben rappresentati dall’autrice, altrettanto giovane, che ha saputo farne un quadro abbastanza realistico, un po’ ingenuo per due ventenni, ma comunque abbastanza credibile. Il ritmo narrativo è altalenante. Celere nella prima parte, più lento in quella centrale, per poi diventare incalzante sul finale. Una scrittura vivace e moderna, un po’ acerba ma con un ottimo potenziale.
“Sotto lo stesso sole” è una lettura che fa riflettere; evidenzia il peggio di una società che non sa più ascoltare, che valuta le persone secondo il proprio pregiudizio e teme le differenze. Vedendo una ventenne africana nei corridoi della Caritas, si dà per scontato che sia alla ricerca di aiuti per sé e per i propri figli. Pochi penserebbero ad una volontaria impegnata in un progetto universitario.
“La poverina soffre tanto, penso si tratti di un disturbo ossessivo compulsivo chiamato razzismo che la porta a svegliarsi tutti i giorni con il veleno in bocca”
Poi ci sono anche persone che, non potendo avere figli, adottano una bambina senza curarsi del colore della sua pelle e la amano come se fosse nata da loro. Escludo che si faccia una scelta di questo tipo per dimostrare al mondo la propria magnanimità. Ci sono mezzi meno vincolanti e altrettanto d’effetto per farlo. Essi si aspettano di crescere una figlia degna del loro nome? Forse. Ma questo, penso, sarebbe accaduto anche qualora avessero avuto un figlio biologicamente loro. Succede in tante famiglie ed è tipico di quelle altolocate creare una gabbia dorata.
Ho percepito un po’ troppa severità nel descrivere la famiglia della protagonista. Incarna lo stereotipo dei genitori ricchi ed un po’ altezzosi. Anche questo, a mio avviso, rappresenta un pregiudizio. La storia d’amore è giovane, bella e struggente. Due moderni Romeo e Giulietta, soli contro la crudeltà dei nostri tempi. Tempi crudeli dove le differenze non rappresentano un valore aggiunto, dove il pregiudizio è più forte della conoscenza. Una storia densa di commozione ed amarezza.
“I raggi del sole illuminano in un modo indiscriminato la nostra nobile pelle. Siamo figlie della luce e lo confermano gli specchi, che non perdono occasione di ricordarci che sappiamo entrambe di sole, dobbiamo solo imparare a ballare più spesso insieme”
Secondo voi, i pregiudizi razziali sono forti come negli anni addietro o è stato fatto un passo avanti? Le relazioni tra persone completamente diverse (etnia, cultura, usi, costumi, educazione ed ambiente di provenienza) possono avere un futuro? Cosa ne pensate?