
Narrativa
Algra Editore
6 Novembre 2021
Cartaceo
260

“Ci sono giorni in cui tutto ci sembra a posto…tuttavia…sappiamo che dietro l’angolo le sorprese sono in perenne agguato e ognuno di noi attende…quella scintilla, quel minuto, quel secondo in cui il velo dello sconvolgimento si poserà sul nostro cuore. E quando quel velo si poserà per davvero o ottenebrare il nostro cuore, hai voglia a tentare di raddrizzare la sorte. Occorre accettarla affinché non si rischi che ci si accanisca contro, non lasciandoci più via di scampo” – Senza farsi notare
A “Senza farsi notare”, di Pier Paolo Pellegrino, io do 5 stelle solo perché non gliene posso dare di più.
Sembrerà strano che, senza aver minimamente presentato il libro, io parta subito col dare un giudizio. Vista la veemenza della formulazione, la mia valutazione parrebbe avere la pretesa di essere insindacabile. Logicamente non è così: si tratta pur sempre di un parere personale, che però spero stimoli tutti coloro che capiteranno tra queste righe ad andare a leggere quello che, secondo me, è un capolavoro di delicatezza e sensibilità.
A voi è mai capitato di stupirvi davanti a un libro al quale avete dato una chance quasi per caso?
Cosa mi ha colpito in “Senza farsi notare”? La vita, quella che l’autore riesce a descrivere, ornandola di poesia, incollandole addosso parole che riescono a metterla in evidenza. Vita che si riempie di quotidianità, di abitudine e di un nulla al quale Pier Paolo Pellegrino riesce a dar voce colorandolo di emozioni.
È la storia di 3 uomini invisibili, tutti e tre accomunati dalle ferite dell’amore. Uomini normali, con i loro difetti e debolezze, che non hanno una vita degna di nota. Sono persone emarginate agli angoli di una società che non riesce a vedere ciò che si nasconde dietro alla loro perenne tristezza. D’altronde, è normale cercare di evadere dalle preoccupazioni, circondarsi di allegria e di persone dal sorriso contagioso che riescano a far dimenticare la pesantezza dei giorni. Molto più complicato risulta catapultarsi nella malinconia di occhi che paiono spenti. Eppure è dietro a quegli sguardi spesso persi nei ricordi, sommersi dall’incertezza del presente, che si racchiude il vero senso dell’esistere, non fatto di esteriorità e di finzioni, ma di palpiti dell’anima.
Luigi nasce come poeta, si esprime con canzoni e parole e, come tutti coloro che sanno comunicare con le emozioni, quando ama dona se stesso e si butta a capofitto nella meraviglia che la persona amata sa regalargli.
“Perdonami! Amo in maniera stravagante, struggente, con impeto! È forse la mia sorte uscire sempre perdente nei duelli. Ti chiedo perdono piccola mia! Perdono per aver intaccato la tua bellezza con la mia malinconia, con le mie tristezze, con i miei tormenti!” – Senza farsi notare
Ed è per questo che quando la sua Marianna lo lascia, per lui il mondo si riempie di buio. La sua sarà una discesa senza freni verso l’inferno: lui, che guardava “il cielo sospirando perché non sapeva volare”, dimenticherà la sua anima di luce. Si rintanerà nell’ordinarietà, che si concretizzerà in un bar/rifugio per tutte le persone alla ricerca di una scappatoia temporanea. Tra essi ci sono Turi e la sua vita distrutta da un matrimonio fallito dove la rabbia e la violenza spesso prendevano il sopravvento, e Gianni, anima candida tormentata dall’invisibile, che riesce a imprimere sulla tela tutto se stesso lasciando senza fiato chiunque si accosti a guardarla.
“Un giorno Gianni si era messo dinanzi alla tela bianca e aveva iniziato a fissarla. Aveva sentito nelle viscere muoversi qualcosa, qualcosa che aveva voglia di uscire, di esplodere, di prendere forma… Gli oggetti che riproduceva… non erano tratti dalla realtà… Non poco furono le persone che, ammirandoli, vennero colte da lunghi pianti. Si rimaneva letteralmente abbagliati di fronte ad essi. Anche il tipo più rude ne rimaneva turbato per giorni”
Luigi, Turi, Gianni, amici per caso, fratelli scelti dal destino; ognuno con i suoi demoni da battere, con le proprie solitudini da colmare che un buon bicchiere di birra in compagnia riesce a mitigare anche se di poco. Il legame che li unisce è forte, è quello dell’amicizia vera che, prima di chiedere, dà e si preoccupa dell’altro come se facesse parte di sé.
“E poi c’erano Turi e Gianni… Con loro poteva dire di essere davvero amico. Era stato perché aveva intravisto nei loro occhi quella patina melanconica che velava pure i suoi? Perché in essi vi aveva riconosciuto lo stesso disamore che provava lui per se stesso?… non sapeva dire di preciso. L’unica cosa di cui era certo era sulla strada impervia della vita che conduce non si sa dove, a Luigi faceva comodo avere due compagni come Turi e Gianni con il quale percorrerla”
Quanto mi hanno commossa queste tre figure non riuscirete a capirlo finché non leggerete questo libro. I loro spasmi d’anima sono diventati i miei. Mi sono ritrovata ad alterarmi dinanzi alle ingiustizie che subiscono, a trattenere il fiato dinanzi alla scoperta dell’amore a sentire i loro battiti accelerare o fermarsi del tutto.
Ancora adesso non so chi preferire dei tre. Diverse volte, mentre leggevo, ho creduto di prediligere l’una o l’altra figura, per poi trovarmi a cambiare idea man mano che le pagine scorrevano, man mano che le parole che li disegnavano componevano I diversi pezzi della loro anima dando una visione di insieme che li faceva risplendere in mezzo all’ordinarietà.
Salutarli è stato difficile. Vi devo confessare che ho pianto davanti al loro procedere nel cammino che il destino ha scelto. E ho ammirato il loro grande coraggio che non viene dimostrato con gesti eclatanti. È il coraggio di chi combatte per le proprie idee a costo di perdere tutto, di chi per gli amici è pronto a dare se stesso e di chi va avanti nonostante tutto, in un mondo che lo ritiene un fallimento, ma che solo lui sa riempire con i suoi colori.
Ora “Senza farsi notare” è sul mio comodino. Vorrei che entrasse nelle case di tutti per omaggiare la vita anche quando pare non aver nulla da dire; come l’autore ci fa capire, essa va avanti, lentamente, senza farsi notare, disegnando tele meravigliose che solo chi non si sofferma a dare giudizi ha la fortuna di assaporare. Grazie Pierpaolo Pellegrino.
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…