
Romanzo storico
Longanesi
24 gennaio 2023
cartaceo, ebook
320

La chiamano la Bambina del Sale, perché tutte le sere. quando il buio allaga la città, puoi incontrarla all'imbocco di un vicolo che vende ai passanti sacchetti in tela azzurra con dentro una manciata di sale, introvabile da tempo.
Nessuno a Praga conosce il suo nome. Nessuno sa come si procura quella preziosa merce. La Bambina compare dopo il tramonto e scompare prima dell'alba, senza dare confidenza a chi incontra. Una moneta, un sacchetto. Tutto qui.
È il 1938, il furore nazista incombe sulla Cecoslovacchia e Hitler è alle soglie della città. La paura dilaga, soprattutto fra gli ebrei del Ghetto. Non c'è tempo, bisogna fuggire. Bisogna salvare i più deboli, come i bambini senza famiglia, come la Bambina del Sale.
Un'impresa impossibile. Eppure c'è un uomo che ci crede, un inglese di origini ebraiche, Nocholas Winton, che tenta il miracolo: allestire dei treni diretti nel Regno Unito per mettere in salvo quanti più bambini possibile. Tra mille ostacoli e con l'aiuto della giovane Petra che lo guida in una città sconosciuta. Winton sta per riuscire nel suo eroico intento.
Ma la Bambina del Sale sembra non voglia farsi salvare. perché quello sguardo sfuggente? Quale segreto nasconde?
“Ma la bambina del Sale non era una leggenda, e io lo posso testimoniare, perché la conobbi in carne e ossa nel momento più importante delle nostre vite” – da “Se esiste un perdono” di Fabiano Massimi, edito Longanesi.
Nicholas Winton è colui che nel 1939 salvò centinaia di bambini ebrei da morte sicura, organizzandone l’espatrio in Inghilterra dalla Cecoslovacchia. La sua vita si intreccia con quella di Petra, giovane vedova e sua assistente, e con quella della la Bambina del Sale. Una piccola figura che si aggira per i vicoli di Praga, vendendo sacchettini di sale, merce rara e preziosissima. Molti pensano si tratti di una leggenda, ma i nazisti non ne sono affatto convinti e la cercano con insistenza.
“Che ci fai tu qui?” – “Aiuto chi è senza aiuto”
Petra è una giovane sposa cecoslovacca che ha perso tutto: il bambino che aspettava e suo marito assassinato dai nazionalisti. È rimasta sola, senza uno scopo nella vita, così sente la necessità di fare qualcosa per dare un senso a quello che le è accaduto. Non si reputa affatto coraggiosa e neppure forte, ma vuole essere all’altezza del ruolo che ricoprirà.
La giovane inizia a collaborare con un’organizzazione che espatria le persone a rischio deportazione, per etnia o idee politiche contrarie al regime nazista. La responsabile dell’operazione è Doreen Warriner, una trentenne che dedica tutto il suo tempo alla causa, non ha una famiglia propria né, apparentemente, un vita privata. È molto determinata, non mostra mai insicurezza e crede fermamente in quello che fa, assumendosene ogni rischio. Insieme a lei opera anche Trevor Chadwick, ex insegnate che, nonostante in passato fosse uso frequentare bettole e bere più del dovuto, si dimostra assai affidabile quale preziosa risorsa.
Ben presto, il loro obiettivo cambia. Non si espatria più adulti ma bambini, a centinaia. Questo grazie all’inglese Nicholas Winton, banchiere di origini ebraiche e dal cuore generoso. Egli rinuncia ad una vita agiata nel Regno Unito per recarsi in Cecoslovacchia, dedicandosi ad organizzare treni con tanti piccoli passeggeri ebrei a bordo, che approderanno in Inghilterra presso famiglie che si prenderanno cura di loro per salvarli dai campi di sterminio. Ancora oggi si parla dei Winton’s children.
L’uomo rimane scosso dall’incontro con la Bambina del Sale durante una serata fredda, mentre cercava di trovare la strada per rientrare nei suoi alloggi. È una creatura quasi fatata, dall’aspetto di un folletto biondo, esile, dai grandi occhi chiari. Molti parlano di lei, dei suoi sacchettini di prezioso sale venduti per un solo soldino, ma quello è un popolo che ama le leggende. La maggior parte della gente pensa che lo sia anche quella della “Bambina del Sale”. Allora perché i nazisti la cercano con tale insistenza?
“L’umanità è sempre distratta mentre accadono le tragedie” – Se esiste un perdono
Innanzitutto occorre prestare attenzione al titolo perché contiene tutto il senso di questa storia. Pur trattandosi di un romanzo storico, “Se esiste un perdono” ha la medesima suspense e ingannevolezza di un thriller. Contiene diversi misteri dove occorre trovare la chiave di lettura giusta per arrivare alla risoluzione. Poiché non si tratta di thriller, l’autore ce la fornisce verso la fine e tocca a noi stabilire se ci piace oppure no. Al di là di qualsiasi gusto letterario personale, si tratta di un’ottima scrittura.
Il linguaggio è semplice, la lettura fluida al punto tale che ci si ritrova all’ultimo capitolo in brevissimo tempo. Il ritmo narrativo è molto rapido. I personaggi sono ben caratterizzati, alcuni di essi sono realmente esistiti, così come la vicenda che fa da sfondo, l’espatrio di centinaia di bambini ebrei per opera di Nicolas Winton nel 1939.
Il romanzo è ambientato a Praga, che ci viene presentata come bellissima, misteriosa, ma anche cupa come il periodo storico che il mondo sta vivendo. L’autore dimostra una certa conoscenza degli avvenimenti e del contesto politico culturale dell’epoca. I personaggi realmente vissuti, oltre a Nicholas Winton, sono Doreen Warriner e Trevor Chadwick. Mentre l’opera di Winton venne riportata alla luce dopo la sua morte, in seguito al ritrovamento di vecchi documenti dalla moglie ignara di tutto, i nomi dei suoi collaboratori (e iniziatori degli espatri) rimasero perlopiù sconosciuti. Massimi rende loro giustizia.
“Il tempo della nostalgia sarebbe venuto più tardi. Adesso era il momento dell’eccitazione”
Sapevo che Fabiano Massimi aveva già scritto altri romanzi storici (credo polizieschi) di successo prima di “Se esiste un perdono”. Dopo averlo letto e apprezzato, sono fermamente decisa a leggerli. Mi piacciono il suo stile e le sue atmosfere. Sono così ben contestualizzate da sembrare quasi concrete.
Il messaggio è lodevole e porta alla nostra attenzione una triste realtà: il male non è morto insieme a quel periodo storico. Esiste e non è neppure troppo lontano se si pensano alle varie emergenze umanitarie attuali, provocate da guerre e persecuzioni. Cita alla fine una frase di Winton:
“se qualcosa non è impossibile, allora deve esserci un modo per farlo”.
Ho saputo dell’esistenza dei Winton’s children grazie ad un brano in un libro di testo di inglese che parlava proprio di lui. Avevo trovato la storia molto interessante, soprattutto pensando a come Winton fosse stato discreto nel non rivelare a nessuno di questa sua opera, neppure la moglie ne era al corrente. Questo ci dà l’esatta misura del suo valore. Grazie a Massimi, ho conosciuto anche i promotori della rischiosa iniziativa (Doreen Warriner e Trevor Chadwick).
Come spesso accade, la copertina del romanzo ha rappresentato per me il richiamo iniziale, un invito alla lettura. Poi il titolo molto incisivo ha avuto il suo merito e, infine, la sinossi così allettante. È stata proprio quest’ultima a convincermi del tutto, proprio grazie al nome di Winton. Desideravo trovare un romanzo che ne raccontasse la storia che, in questo caso, si interseca con quella di altri personaggi di fantasia, ma che servono paradossalmente per rendere più realistico il contesto. La grande difficoltà nel reperire prodotti come il sale, le aspettative dei cecoslovacchi in merito all’arrivo dell’esercito di Hitler e le relative conseguenze ed infine l’antisemitismo.
Un romanzo che non ha tradito le mie aspettative in quanto interessante, appassionante e commovente. Ora non vedo l’ora di leggere anche gli altri.
Conoscevate la storia di Nicholas Winton?