
Romanzo storico
Le Mezzelane Editore
25 gennaio 2019
Cartaceo, ebook
224

La giornalista e fotografa Cordelia Malandri viene inviata a Triora, un borgo nell’entroterra ligure, per scrivere un servizio sulla feroce caccia alla streghe avvenuta nel 1587. Lì conoscerà Massimiliano, un ex insegnante di storia, e Bianca Maria, l’ultima discendente delle streghe di Triora, che le farà rivivere gli eventi di quell’anno drammatico raccontandole della carestia che mise in ginocchio il paese, della la quale vennero accusate le donne “sapienti”, additate come “bagiue”, ovvero streghe.
Tra le vittime la giovane Angelina Clavenna. La sua storia, il suo amore impossibile per Tommaso Carrega, la prigionia e le torture subite, fanno di lei la vera protagonista del romanzo che, pagina dopo pagina, rivela il legame tra Angelina e Cordelia, i fili dell’odio e dell’amore, del passato e del presente che si intersecano fino all’unico epilogo possibile.
“Sagome di carta. Le streghe di Triora” è un romanzo storico di Eufemia Griffo, edito Le Mezzelane Editore.
“Ubicato in cima alla montagna a quasi novecento metri d’altezza, questo antico borgo, un tempo fortezza inespugnabile della Repubblica di Genova, oggi è popolato da meno di quattrocento abitanti e nasconde un’anima tutta da scoprire”
Nel 1587 venne istituito uno straordinario processo alle streghe che è passato alla Storia. Furono dichiarati colpevoli tredici donne, quattro ragazze e un bambino. Ma cosa accadde veramente in quel piccolo, ameno borgo?
Eufemia Griffo, nel suo racconto, narra l’eco di quelle antiche e sconcertanti vicende.
Il romanzo si compone di una Prefazione, di due Parti e dell’Epilogo. Nella Prima Parte, l’autrice utilizza un espediente narrativo per collegare Cordelia Malandri, giornalista e fotografa, che vive e lavora a Roma nel 1996 al borgo di Triora. Il suo direttore le chiede di recarsi in Liguria per scrivere un articolo sui processi alle streghe.
“Quello che vorrei che emergesse dal tuo servizio non è solo un racconto fotografico dei luoghi, ma un messaggio chiaro che restituisca la dignità a quelle povere donne che sono morte a causa dell’ignoranza e della cattiveria di uomini sanguinari” – Sagome di carta
In realtà, questo è il proposito della stessa autrice. Cordelia scopre un mondo al confine tra il moderno e l’antico. C’è tanto da visitare. La protagonista ci conduce per le viuzze del paese, nelle quali pare di essere spiati dalle finestrelle o di udire lievi passi dietro di sé.
Dal Museo Etnografico della Stregoneria a La Cabotina, dove si riunivano le streghe, tutto è molto suggestivo!
“Nel 1587 numerose donne di Triora furono coinvolte in un processo con l’accusa di essere bagiue, ovvero dedite alla stregoneria e che fossero responsabili della carestia che aveva colpito queste zone. Il processo, di cui esistono resoconti ben dettagliati, purtroppo condannò queste donne a tremende torture che le costrinsero a confessare pratiche magiche, sabba notturni e incontri in luoghi segreti” – Sagome di carta
I Trioresi, in realtà, hanno ereditato dalla antenate la sapienza erboristica. A Triora è un tripudio di lavanda, timo e artemisia, e anche di spezie, candele, resine ed incensi.
È un romanzo magico quello di Eufemia, e non solo per l’argomento trattato. Si parla anche di ayurvedica e di wicca, “la religione della natura”: un evidente richiamo alla tradizione celtica.
Nel romanzo, come nella vita, non può mancare una nota rosa: l’incontro tra Cordelia e Massimiliano, il proprietario del negozio di candele. Allora vi chiedo, è possibile innamorarsi a prima vista in età adulta, come è accaduto ai due protagonisti?
La giornalista pone una domanda interessante al suo nuovo amico: “Che cosa vorresti che ci fosse, a Triora, che secondo te adesso manca o si potrebbe cambiare?”. Il ceraio le risponde che vorrebbe riappropriarsi della tranquillità dei boschi e della natura, quella pace che c’era prima che Triora diventasse una località nota, tristemente.
L’autrice, tramite il suo personaggio Massimiliano, non le chiama mai “streghe”, ma “donne erboriste del passato”. Erano, infatti, delle speziali che conoscevano i segreti delle piante officinali, coltivavano le erbe, le raccoglievano e, con esse, producevano unguenti e pozioni curative.
È giusto parlare di loro come di semplici donne, vittime dell’ignoranza del periodo. Il proposito di Eufemia è quello di farle rivivere, dando loro la dignità perduta. Ancora oggi quelle donne sopravvivono nel ricordo e nei gesti quotidiani degli abitanti del luogo.
Ma chi erano veramente le presunte “streghe”?
“Erboriste, studiose, ostetriche (…) Si affidavano alla benevolenza di Madre Natura, ai poteri delle piante per curare malanni e risolvere problemi. Le donne, custodi del focolare domestico, conoscevano i metodi per calmare la tosse, curare l’infertilità e dare sollievo ai neonati”
La “caccia alle streghe” fu proprio la caccia a quella sapienza di origine druida che ancora resisteva nelle tradizioni, nei riti, nei preparati a base di erbe. Venivano torturate soprattutto le donne perché erano loro le depositarie del sapere antico.
Si affronta il tema dell’eliminazione del diverso che fa paura. Ma anche del femminicidio, perché il loro corpo veniva orrendamente martirizzato per mostrare alla società del tempo che la donna era la parte negativa e malvagia dell’Universo.
Nella seconda parte del romanzo, l’autrice ci trasporta nella Triora del XVI secolo. Il personaggio della narratrice, Bianca Maria, si ispira ad Angelamaria Zucchetto, abitante reale di Triora, che aveva una bottega e la passione per le erbe e per la preparazione di rimedi naturali.
“Bianca Maria vive al limite del paese, nei pressi del bosco, e da tutti è riconosciuta essere una maga. Nella sua campagna raccoglie erbe con cui prepara infusi e impacchi miracolosi (…) Bianca Maria ha conservato questo antico sapere e lo ha tramandato a tutte le donne che abitano qua”
In questa seconda parte di “Sagome di carta” si avverte lo strazio, si odono grida agghiaccianti, si percepisce il dolore provato da quelle povere donne. I giorni felici e spensierati sono spariti per sempre, mentre sono stese su quelle tavole di legno, seviziate e torturate.
Durante i supplizi, sperando di sopravvivere, alcune donne arrivavano ad accusarne altre. Spesso erano anche l’invidia e la gelosia, unite alla cattiveria, a portare ad incolparsi a vicenda. Era una mattanza insensata e fuori controllo, alimentata da chi deteneva il potere.
Usando parole mirate e incisive, si riusciva a plasmare le coscienze e ad inculcare nelle persone che la carestia e ogni altro tipo di male, provenisse da quelle donne malefiche.
Tutto, in questo romanzo, è molto accurato. L’esergo rivela gli studi classici dell’autrice. Per ogni capitolo, è riuscita a trovare la frase più adatta. Ho apprezzato le precise spiegazioni a piè di pagina che arricchiscono il racconto. Proprio nella puntualità di tutte le annotazioni, si evince il grande lavoro di ricerca condotto da Eufemia Griffo.
Il consiglio dell’autrice è quello di prendersi il proprio tempo per ascoltarsi e, per farlo, non bisogna aver paura di cambiare drasticamente qualcosa della propria vita.
La protagonista della seconda parte del romanzo è Angelina. Lei, figlia della Natura, si innamorò del figlio del podestà. Dalla loro unione, le dicevano che sarebbero derivate solo sciagure.
“Perché tutti la chiamano strega?
Lei è soltanto una ragazzina di quindici anni, figlia di una donna straordinaria e innamorata di un ragazzo dai capelli ricci, che sogna un giorno di poter sposare.
Perché tanto odio, perché?” – “Sagome di carta”
L’autrice ha cercato di dare una risposta a questa domanda straziante e, a mio avviso, ci è riuscita.
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.