
PSICOLOGIA
RAFFAELLO CORTINA EDITORE
17 GIUGNO 2021
CAETACEO E-BOOK
288

L'adolescenza non é solo una fase temporale ma é un enzima che informa di sé la mente e impone il confronto con il ciclo della vita. A partire da questo punto di vista evolutivo, questo libro rimette in discussione le categorie diagnostiche in uso per quell'età della vita e propone un punto di vista alternativo per la valutazione che tenga con to degli indici prognostici e di rischio. In questo periodo le crisi possono essere l'esordio di un processo psicotico che diventa manifesto a causa dei compiti fase-specifici. In altri casi tali rotture evolutive sono l'occasione di una riorganizzazione positiva della personalità. L'adolescenza può evidenziare funzionamenti latenti dall'infanzia o permettere nuove integrazioni. Una diagnosi accurata e un intervento precoce sono necessari per aiutare il paziente e la sua famiglia a riorganizzarsi in senso evolutivo.
“L’adolescenza non è solo una fase temporale di transizione, ma un agente organizzatore della mente che permette l’accesso all’età adulta e la ristrutturazione dell’identità”.
“Rotture evolutive” è un trattato sul “breakdown evolutivo”. Una condizione psicologica che può guidare alla comprensione di situazioni patologiche, dovute al blocco del naturale processo evolutivo dell’adolescente. Questo avviene quando egli non riesce a far convivere l’immagine che ha del suo corpo mutante con l’effettiva proiezione che ha di sé. L’adolescente vuole affermare la sua identità, differenziandosi dalle sue figure di riferimento, per riappropriarsi del sé.
La dottoressa Nicolò, autrice del libro, è una psicoterapeuta infantile, studiosa di questo processo delicato. Attraverso i suoi studi, elabora la teoria secondo la quale sarebbe importante trattare l’adolescente non solo come singolo, ma in quanto membro di un contesto famigliare in grado di influenzarne l’evoluzione.
Con il coinvolgimento della famiglia nella terapia psicoanalitica, è possibile studiarne le dinamiche che, spesso, hanno origini lontane, al fine di individuare, motivare e correggere eventuali situazioni di rischio.
“Nel caso di situazioni psicotiche, la famiglia diventa cruciale nella valutazione e nel trattamento perché i legami su cui essa è organizzata contribuiscono alla genesi e al mantenimento della patologia. Già dai primi segni di disagio del giovane che ci consulta occorre un’accurata diagnosi del mondo relazionale che lo circonda. Dobbiamo infatti, se esiste, mettere in luce non solo il suo funzionamento mentale ma anche quello della famiglia”.
Una lettura estremamente interessante, dettagliata, con le indicazioni, a fine di ogni capitolo, delle fonti bibliografiche dalle quali l’autrice ha estrapolato citazioni e teorie. È una lettura anche piuttosto complessa per chi non è uno studioso della materia o un professionista; viene usata, infatti, una terminologia molto specifica, non di uso comune. Poiché manca una parte introduttiva esplicativa che possa aiutare un lettore che si approccia per la prima volta all’argomento, deduco che questo libro sia rivolto proprio a studenti di psicologia o psicoterapeuti già formati. Questo mi ha indotta a fare qualche ricerca sul significato di alcuni termini, al fine di comprendere il testo.
Non è stato semplice arrivare all’ultima pagina, soprattutto per la drammaticità degli argomenti, sebbene trattati con criterio, professionalità e grande rispetto. Mi ha inquietata il pensiero di quanti ragazzi giovanissimi si trovino in condizioni di grave disagio, al punto tale da avere pensieri ossessivi, a volte anche suicidi. Mi rattrista il fatto che esistano famiglie così dette “normali”, che pensino al proprio figlio problematico come a “quello strano”, un caso a sé e quindi l’unico ad aver bisogno della psicoterapia. Poi, magari, studiando le dinamiche famigliari, si arriva alla conclusione che proprio funzionale quella determinata famiglia non è e che dovrebbe prender parte alle sedute insieme al ragazzo. Non solo al fine di supportarlo, ma per correggere e rivedere comportamenti scorretti, a volte anche distruttivi e al limite del patologico.
Mi chiedo sempre più spesso se i breakdown siano sempre esistiti. Magari non avevano questo nome, non erano oggetto di studio e non venivano assolutamente presi in considerazione nel passato. Mi domando se, piuttosto, questo non sia un fenomeno tipico della società attuale, così superficiale ed individualista.
… e voi… cosa ne pensate?