romanzo
Mondadori
2022
cartaceo
140
Due donne, madre e figlia, legate dal più profondo e complesso legame della vita di ogni essere umano. La figlia, scrittrice di romanzi, irrisolta e frustrata, ricostruisce la storia del suo rapporto con la madre e con la Sardegna, cercando delle risposte alle domande che si pone da sempre. Attraverso il lungo racconto della madre ogni tassello va al suo posto come parte di un discorso che ha bisogno di due punti di vista per essere compreso.
Lo scrittore culla il lettore con la sua mano delicata e lo accompagna all'interno di un romanzo di una sensibilità unica.
Ho concluso la lettura dello splendido romanzo di Cristian Mannu, “Ritratto di donna“, e ho avuto il sincero e profondo bisogno di piangere. Sono pochi i libri che riescono a farmi questo effetto. Di solito è più facile commuoversi con i film; le immagini sono li davanti ai tuoi occhi, tutto ciò che accade scorre su uno schermo con le parole giuste, i volti giusti e la musica adatta. I libri sono complicati ed è forse lì che risiede gran parte del loro fascino. Partiamo dall’inizio però.
Cristian Mannu è nato e vive in Sardegna, classe 1977, con la sua prima opera “Maria di Isili” si è assicurato il Premio Calvino e i numerosi riconoscimenti che sono venuti in seguito. Poeta, più che semplice scrittore, a mio parere, usa uno dei legami più forti e indissolubili di ogni individuo, quello tra madre e figlia. E intesse una tela di una bellezza e purezza rara che ha la capacità di toccare corde del nostro Io così profonde che non riconoscere la sua bravura sarebbe un’ingiustizia assoluta.
“Vorresti chiederle se esiste davvero l’altra metà di se stesse, se lei ha trovato la sua; se esiste una formula magica per sentirsi intere, magari anche un poco sicure, e non solo frammenti spezzati di cose perdute che non si ritrovano mai” – Cristian Mannu
Il testo, diviso in tre grandi capitoli, è una sorta di flusso di coscienza in cui le due protagoniste, madre e figlia, esprimono a parole talvolta con amore, in altre occasioni con rabbia e risentimento, tutto ciò che non sono state in grado di dirsi nell’arco di una vita intera. Un filo tra le due donne che si tende, senza spezzarsi mai, ma che è troppo lungo per farle ritrovare. Nelle strade desolate di una Sardegna di tanti anni fa, sotto il sole cocente e con il brusio delle malelingue di paese, le loro vite si uniscono e allontanano come musica in una fisarmonica stonata. Nell’infinta voglia di vivere, di scappare da una sensazione di prigionia, le due protagoniste si dicono un addio silenzioso che dura tutta una vita ma nella speranza incerta di abbracciarsi ancora.
La delicata mano di Cristian Mannu culla il lettore ricostruendo a poco a poco la vita di entrambe lasciandolo solo nel suo silenzio più intimo. Un romanzo di una rara sensibilità che vale la pena di leggere.
Qualche anno fa, una sera ero al cinema da sola, seduta sui posti in alto, guardavo un film che è rientrato tra i miei preferiti: “Green Book”. Il protagonista, interpretato da Viggo Mortensen, dice una frase che mi è rimasta impressa: “Il mondo è pieno di persone sole che hanno paura di fare il primo passo”. Chissà, forse in qualche modo siamo tutti persone sole che hanno paura di esporsi, di dire “Ti voglio bene” o di chiedere semplicemente scusa, questo non lo so; di certo tra le righe di questo splendido romanzo riecheggia lo stesso messaggio e potrebbe darsi che valga la pena darvi ascolto.