
romanzo
Piemme
2022
cartaceo
458

Siamo a Bolzano negli Anni Venti dello scorso secolo. In quel periodo il Sudtirolo era italiano dalla fine della Grande guerra, ma lo era solo sulla carta dal momento che, dati alla mano, la popolazione tedesca era la maggioranza. I
l regime fascista intraprese una poderosa campagna di italianizzazione, spingendo- in maniera poco ortodossa- sia gli operai che contadini a cercar fortuna al Nord, nelle terre appena conquistate, promettendo loro sia dignità che benessere.
Ad accomunare le famiglie che si trasferirono come i Marchetti che sono originari di Vicenza e fascisti doc e i Ceccarini, le cui origini trovavano spazio in Maremma e che erano più diffidenti nei confronti del Regime, era sostanzialmente una cosa sola: il desiderio, decisamente forte, per certi versi accecante, di emergere e di farsi sempre più strada, in ogni maniera possibile e immaginabile.
E poi - a dirla tutta - nemmeno i tedeschi credevano nella pacifica convivenza. Uno fra questi è stato Erwin Egger, un mite commerciante gravato dal fardello di un figlio affetto da una misteriosa infermità mentale. Gli altri, primo tra tutti il medico Alfred Gasser, nascondevano pericolosamente dietro una facciata di moderazione una feroce smania di rivalsa contro l’oppressione fascista. Ed è su queste basi che si poggia il romanzo e tutti i fatti, decisamente numerosi, che si legheranno in maniera forte e indissolubile proprio le famiglie Gasser, Marchetti, Ceccarini, Egger e Ranieri che impareremo a conoscere un poco alla volta tra le pagine.
Si fa un balzo, a livello di trama, negli anni ’40: la guerra è già iniziata ma non nel nostro Paese. In quel momento le bimbe, appena nata, due gemelline, di Alfred Gasser, sono state rapite: è stato il giardiniere italiano della famiglia a compiere il terribile atto! Si tratta di un certo Sante Marchetti, da tempo affetto da una gravissima malattia psichica: egli ne uccide una ma, con l'aiuto dei suoi cari, che hanno voluto proteggerlo dal massacro, è riuscito a nascondere il corpicino e a passarla liscia.
Ma, finita la guerra, ecco che nuovi dolori affioreranno in superficie e che la verità comincia a venire pericolosamente e inevitabilmente “a galla”.
Cos’è per voi la patria? E cosa pensate delle persone che vanno via alla ricerca di un futuro migliore? “Resta quel che resta”, edito Piemme edizioni, è un romanzo scritto da Katia Tenti.
L’autrice ci racconta un pezzo di storia italiana che va dal 1925 al 1980. Siamo nel Trentino Alto Adige e il Sudtirol si prepara ad accogliere le persone che sono scappate via dalle altre regioni d’Italia: i forestieri in cerca di un futuro migliore per loro e per i loro figli.
Tra le tante famiglie, sei in particolare rendono vivo il racconto: gli Egger, i Ceccarini, i Gasser, i Marchetti, i Galli e i Ranieri. Ognuna con un proprio dialetto, cultura e classe sociale differente. Non hanno niente in comune, tranne la sorte del loro destino.
“Con le mani le teneva ferma la testa, con le cosce le bloccava i fianchi, sfregandosi su di lei con movimenti che non aveva previsto. Solo quando sentì in bocca il muco di Lina si rese conto che il riso era scomparso. Ma negli occhi non era scomparso il ribrezzo che vi aveva letto poco prima: quello era immutato, a malapena nascosto da un velo di lacrime”
“Resta quel che resta” è un romanzo che ti entra dentro e che difficilmente si potrà dimenticare! Un libro carico di emozioni, che pone l’attenzione su un tema ancora oggi attuale: quello della patria.
Persone che vanno via dalle loro zone per cercare di dare un futuro e dignità a loro stessi e alle famiglie.
Lo stile del romanzo è coinvolgente, scritto bene, il testo non presenta refusi ed emoziona dalla prima pagina sino all’ultima.
Intrighi, misteriose scomparse, amore, nostalgia, ma anche la morte: sono questi gli elementi cardini che fanno da padrone all’interno del romanzo.
I capitoli non sono eccessivamente lunghi e si riescono a leggere velocemente; ogni capitolo è rappresentato da un narratore diverso, ciò permette a noi lettori di conoscere già cosa andremo a leggere e le diverse singole storie.

Anna Calì, classe ’96. Nelle sue vene scorre la lava del Vesuvio e la passione che contraddistingue il popolo napoletano.
Giornalista di professione e con la passione dei libri sin da piccola. Adora annusarli e, quando va nelle librerie, si perde tra gli scaffali ad osservare le copertine.
Grazie a questa passione è riuscita a mettere in campo due sogni nel cassetto: il primo, recensisce i libri che legge, esperienza che fa bene sia al corpo che alla mente. La seconda: è diventata anche scrittrice e ha pubblicato già due romanzi.