
Fantasy
Mondadori
agosto 2021
cartaceo, ebook
336

C’era e non c’era una volta − così cominciano sempre le fiabe − una principessa destinata ad avvelenare chiunque la toccasse. Ma per Soraya, tenuta nascosta fin dalla nascita, cresciuta lontana dalla sua famiglia, al sicuro solo nel suo giardino, questa non è soltanto una fiaba. All’approssimarsi delle nozze del suo gemello, Soraya deve decidere se uscire allo scoperto per la prima volta. Nelle segrete del palazzo una div, una demone, potrebbe avere le risposte che sta cercando, la chiave per ottenere la libertà. Al di fuori c’è un giovane uomo che non teme la principessa, nei cui occhi non si legge paura, ma profonda comprensione di chi lei sia veramente, oltre la maledizione e il veleno.
Soraya pensava di sapere quale fosse il suo posto nel mondo, ma quando le sue scelte portano a conseguenze inimmaginabili, inizia a chiedersi chi sia davvero e cosa stia diventando: una donna o una demone? Una principessa o un mostro?
“C’era e non c’era una ragazzina di tredici anni che viveva in una città a sud del monte Arzur. Un giorno… si addentrò nel bosco… trovò una giovane donna che implorava aiuto …avviluppata nelle maglie di una rete… La ragazzina ebbe pietà di lei, agguantò una pietra dai bordi affilati e segò le corde della rete… Una grossa mano le afferrò con forza la spalla…Il div lanciò un’occhiata alla rete vuota, ai pezzi di fune tagliati e intuì all’istante cosa era accaduto. «Hai rubato una cosa che mi apparteneva… adesso io ruberò qualcosa che appartiene a te»… Lanciò una maledizione sulla sua figlia primogenita, rendendola velenosa: chiunque l’avrebbe toccata sarebbe caduto a terra morto” – Ragazza, serpente, spina
“Ragazza, serpente, spina”, di Melissa Bashardoust, è un fantasy dal sapore di fiaba antica, e non poteva essere altrimenti visto che l’autrice stessa afferma di essersi ispirata, per scriverlo, a fiabe e leggende persiane che sin da piccola l’avevano affascinata.
La protagonista è una principessa di nome Soraya, che ha il potere/maledizione di avvelenare chiunque sfiori la sua pelle. A causa di questo, è costretta a starsene chiusa nelle sue stanze, a non vedere nessuno se non, occasionalmente, sua madre.
“Soraya viveva nell’ombra di Golvahar, per evitare che la famiglia reale vivesse nella sua”
Un tempo aveva degli amici, anche se si potevano contare sulle dita di una mano; ora è completamente sola, ignara di come debba essere interagire con gli altri.
Dalla terrazza della sua lussuosa prigione osserva le persone vivere, mentre la solitudine le mangia il cuore.
Ed è proprio mentre i suoi occhi vagano per catturare scintille di vita che lo vede, e lui vede lei.
È un soldato, uno dei tanti che fanno parte del seguito di suo fratello. Perché la guarda come se la conoscesse da sempre?
Avrà occasione di incontrarlo qualche giorno dopo quando, venuta a conoscenza della presenza nelle segrete del castello di uno dei mostri che potrebbero liberarla dalla maledizione che le grava addosso, decide, nonostante il parere contrario di sua madre, di andarci a parlare.
Per farlo deve chiedere il permesso a suo fratello Sorush, lo shah del regno. Ed è proprio mentre, impaurita, dopo il tentativo fallito di incontrare Sorush, cerca di allontanarsi dalla folla che la circonda, che Azad, il giovane soldato, arriva in suo soccorso.
Tra i due scatta subito una scintilla; la giovane principessa sente di potersi fidare di quello strano ma bellissimo ragazzo che pare non aver paura di lei.
Azad sembra capirla e incoraggiarla. Non scappa da lei neanche quando vede che le sue mani sono in grado di uccidere con un solo tocco.
Grazie al suo appoggio, Soraya decide di liberarsi del veleno che le ha imposto la solitudine: anche lei ha diritto al suo spicchio di felicità, non può vivere costantemente dietro le quinte.
Rubare la piuma del Simurgh scioglierà la maledizione, ma priverà l’intero regno della protezione di cui ora gode.
“La piuma non è dentro il fuoco. È parte di esso. Gettata in qualsiasi altro falò, si ridurrebbe in cenere, ma nel Fuoco Reale diventa parte delle fiamme, conferendo al fuoco il potere di proteggere lo shah…Perciò l’unico modo per sottrarre la piume è… spegnere il fuoco” – Ragazza, serpente, spina
Spinta dal bisogno di sentirsi amata e di amare, compie la nefasta impresa, ma appena il veleno scorre via dal suo corpo si rende veramente conto di ciò che è accaduto. Il cielo si riempie delle strida di mostri, e l’aitante giovane, che stava cominciando ad amare, si trasforma davanti ai suoi occhi in una creatura orrenda che si rivelerà essere il capo della squadriglia alata che sta devastando la città.
Ma il peggio deve ancora venire. La maledizione serviva a proteggerla proprio da questo mostro travestito da uomo dei suoi sogni. Ora lui vuole sposarla, l’ha aspettata per lungo tempo e non intende rinunciare a lei .
Che farà la nostra bella principessa? Si arrenderà oppure lotterà per cambiare il destino che lei stessa ha contribuito a scrivere?
“Io non ce l’ho una scelta. Mi sono sempre chiesta chi sarei diventata senza la maledizione, che tipo di persona sarei stata se non mi avessero tenuta nascosta per la vergogna. Dopo stasera, però, mi chiedo che tipo di persona stia diventando…Ho sempre avuto paura che il veleno mi trasformasse in un mostro, ma se provare a liberarmene mi rendesse un mostro ancor peggiore?”
“Ragazza serpente spina” è un libro molto ben articolato, la cui trama, che vede la presenza delle tipiche figure caratterizzanti un testo fantasy, in più punti viene arricchita da richiami a leggende persiane.
Devo ammettere che l’ho letto piacevolmente e, nonostante non possa paragonarlo al non plus ultra del fantasy, che per me è e rimane sempre la saga di Tolkien, l’ho trovato avvincente e interessante.
Mi è piaciuta soprattutto l’analisi del sentire della giovane principessa, il suo lottare tra il soccombere e il ribellarsi alla situazione in cui si trova invischiata
È un terreno arido la piccola Soraya, bisognosa di amore all’inverosimile. Pura come le rose del suo giardino, le uniche creature viventi che può toccare senza uccidere.
“Ne prese una tra le mani e se la avvicinò al viso… mentre sfiorava il bordo dei petali con una guancia. Erano così morbidi, delicati come un bacio… o almeno così immaginava. Fece scivolare le mani sullo stelo e premette un polpastrello su una delle spine. Anche quello le diede conforto: sapere che una cosa così pericolosa potesse essere ugualmente bella e preziosa” – Ragazza, serpente, spina
E dove troverà l’amore? Proprio dove non se lo sarebbe mai aspettato, tra le sue paure, dove sboccerà timidamente, andando oltre le apparenze e la diffidenza.
È questo che più mi ha colpita di “Ragazza, serpente, spina”, il fatto che il mondo si sia riempito di colori. Non più solo bianco o nero, giusto o sbagliato, buono o cattivo, ma un miscuglio di tutto, come d’altronde nella vita accade. Non è dalla perfezione che nasce l’armonia, ma dal saper integrare ciò che pare stridere per creare una melodia.
So che non vi sto dicendo molto, e sono contenta di questo, anche se probabilmente un po’ mi odierete. Ma sareste più contenti se svelassi tutto?
Quando leggete una recensione preferite che vi venga raccontata la trama per filo e per segno o che rimangano dei punti interrogativi che solo la lettura del romanzo possono soddisfare?
Io sinceramente preferirei avere giusto un’infarinatura generale per poi godermi appieno la storia, ma so che per molti non è così.
Comunque, se siete appassionati di fantasy, “Ragazza serpente spina” è un libro che mi sento di consigliarvi, anche per l’abilità dell’autrice nel creare un mondo fantastico intorno al sentire di una donna. E per una sfegatata femminista come me questo è già di per sé un buon motivo per leggerlo. Buona lettura amici della bottega!
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…