
Il Bosco di Latte
Racconti
Edizioni PaginaUno
20 marzo 2019
Copertina flessibile
114

Questa raccolta è concepita per fornire al lettore italiano un quadro rappresentativo della narrativa eccentrica e vivace di Jules Janin, autore del provocatorio romanzo "L'asino morto", che ebbe vasta eco in tutta Europa. Situazioni paradossali, personaggi insoliti, richiami storici e il ghigno dell'irriverenza: questi i contenuti dei racconti di Janin, che muove abilmente la sua penna rimanendo in equilibrio tra ispirazione romantica e sottile ironia. Gli otto racconti qui presentati possono essere considerati come altrettanti esercizi narrativi percorsi da una vena bizzarra, ironica e stravagante, caratteristica di quella stagione letteraria francese così fervida e cruciale che vide l'affermazione della parabola effimera ma gravida di conseguenze del cosiddetto "Romanticismo frenetico". Una stagione a cui parteciparono, tra gli altri, autori del calibro di Hugo, Gautier, Vigny, Musset, Balzac e Nerval.
“Vivere e rimanere saggi allo stesso tempo è davvero un gran problema! Bisogna venir fuori da questa miserabile condizione, a ogni costo!”
Otto racconti, differenti per tematica, ma accomunati dallo stesso stile ironico e stravagante, accompagnano il lettore alla scoperta di una delle penne francesi più prolifiche dell’Ottocento.
Ad aprire la raccolta è il racconto I duellanti, che racconta la vicenda di un duello tra amici, nella cornice del Bois de Boulogne. Una storia ironica ma non priva di elementi drammatici, arricchita dall’inserimento di un ulteriore racconto all’interno di quello principale. Sin dalle prime righe è evidente lo stile squisitamente ironico dell’autore:
“Porta Maillot, presso il Bois de Boulogne. Dovevo battermi contro Bernard, il mio miglior amico che mi aveva chiesto soddisfazione per un’offesa subita, e si trattava di un’offesa tanto grande che non riesco più a ricordarmene!”.
A seguire troviamo L’eclissi, un racconto dai toni completamente diversi rispetto al precedente, in cui Janin ci narra la storia drammatica e commovente di una giovane folle donna convinta di essere sposata con l’astro che illumina le nostre giornate.
Anche il terzo racconto, La storia di Gervais, ha come tema principale una storia d’amore struggente. Il protagonista è infatti diventato cieco a causa delle troppe lacrime versate per una delusione d’amore, ma per fortuna ha un compagno a quattro zampe, grazie al quale Gervais è “meno cieco, meno sfortunato e meno solo”.
I cannibali, invece, ci mostra Janin alle prese con un racconto storico. L’autore ci narra una storia realmente accaduta durante il Regime del Terrore, che vede come protagonista Marie-Maurille de Sombreuil, contessa di Villelume. In tutti i racconti non mancano riferimenti alla storia della Francia, ma è in questo che Janin si lascia andare a un’aperta e soggettiva condanna: “In quell’epoca, la cui memoria è atroce, la Francia era governata da un manipolo di miserabili che non provavano altra gioia se non quella di mozzare teste illustri e di versare sangue a lunghi fiotti”.
Anche nel racconto successivo, Una dimora sospetta, troviamo riferimenti al clima di terrore successivo alla rivoluzione, sebbene l’aspetto principale della vicenda sia l’elemento onirico. Ci viene narrata la storia di un uomo di chiesa che, giunto a Parigi, trova alloggio in una dimora inquietante. Questo scatena l’immaginazione onirica del protagonista, i cui vividi sogni ingannano la sua stessa mente, ma anche quella del lettore, per il quale realtà e immaginazione sono completamente indistinguibili giunti alle ultime righe del racconto.
L’elemento onirico, unito anche un pizzico di soprannaturale diventa invece il fulcro del sesto racconto, Una storia di fantasmi. Protagonista della storia è lo spettro di una donna che prende a far visita e a terrorizzare il suo amante – colpevole di averla sedotta e abbandonata – facendogli credere che di lì a qualche giorno sarebbe irrimediabilmente passato a miglior vita. A voi scoprire se sarà davvero così…
Al centro del settimo racconto, La scala di seta, dai toni decisamente sarcastici e dalle atmosfere evocative e sensuali, vi è invece un riferimento all’Esotismo, largamente diffusosi in Europa dopo il Romanticismo. Qui l’autore dà sfoggio del suo stile ricco di immagini antitetiche. Spesso infatti, accanto alle più disparate traversie, troviamo commenti ironici dello stesso Janin a smorzare la tensione, oppure nella stessa storia si contrappongono eventi drammatici e vicende più frivole. In questo specifico caso, troviamo le immagini antitetiche di un gruppo di commilitoni impegnati in un conflitto armato e una camerata che nel frattempo pensa a sollazzarsi in un bagno turco.
A chiudere la raccolta è Jenny la fioraia, racconto in cui spicca il giudizio acuto ma anche critico dell’autore sull’arte, capace a suo dire di innalzare a capolavoro chiunque e qualsiasi cosa, spesso celandone l’inconsistenza. Senza troppi giri di parole, infatti, afferma:
“L’arte è la grande giustificazione per tutte le azioni che oltrepassano la volgarità”.
L’aspetto più interessante di questa collezione di storie è, a mio parere, la penna di Janin, completamente fuori dagli schemi. I discorsi talvolta sconclusionati dei personaggi, uniti ai commenti frizzanti dell’autore – sparsi qua e là in ogni racconto – alleggeriscono la lettura, rendendola piacevolissima. Più di una volta mi sono trovata a sorridere scorrendo le pagine di questa raccolta.
I personaggi sono vividamente descritti, sembrano quasi emergere dalle righe con tutte le loro stramberie, pronti ad accompagnare il lettore per le strade di questi otto piccoli universi narrativi tutti da scoprire.
Consiglio questo libro innanzi tutto agli appassionati di racconti, perché non potranno fare a meno di aggiungere queste perle alla loro collezione; a chi già conosce l’autore ma non ha ancora letto queste storie, perché sono certa le apprezzerà più di chiunque altro; e infine a chi non ha ancora letto nulla di Jules Janin, perché sicuramente se ne innamorerà già dopo poche righe del primo racconto.
Arianna Campione
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“Cos’è un racconto bizzarro?”
La parola bizzarro spesso viene associata ad un qualcosa di strano, di diverso.
Il bizzarro per noi, è qualcosa che non si vede tutti i giorni, una cosa fuori dal comune.
C’è chi ha un modo di vestire bizzarro, chi un modo di parlare, o di camminare o di esprimersi.
Inconsapevolmente ognuno di noi dentro di se, ha qualcosa di bizzarro. Non trovate?
Otto racconti che ti catapultano in un altro mondo.
Si inizia con “I duellanti”, poi con “l’eclissi” una storia, che ha davvero moltissime cose bizzarre.
Si passa poi ad un racconto davvero intrigante, ma allo stesso tempo proprio bizzarro che viene chiamato “L’eclissi”.
In questo viaggio, nel mondo bizzarro, incontriamo Gervais, cieco e inconsolabile, ci trasporterà in una storia d’amore a tutto tondo.
Ma in otto capolavori, non poteva mancare un’eroina, ed arriviamo a Mademoiselle De Sombreuil, un legame forte, che solo un padre ed una figlia possono avere.
La “Dimora sospetta”, si avvicina quasi ad un racconto paranormale. Succedono cose, che lasciano perplessi chiunque riesca a leggerlo.
E successo davvero, o me lo sono immaginata?
” Una storia di fantasmi” è qualcosa di meraviglioso, perchè è un racconto, dentro ad un racconto. Quindi la mente si applica il doppio per cercare di capire dove inizia e finisce il racconto, ma davvero una storia senza eguali, e avvicinandosi molto di più ai racconti che contengono fantasmi, è davvero ben scritta e molto intrigante.
Il penultimo racconto “La scala di seta” anch’esso è un racconto dentro ad un racconto. Si precipita in un altra epoca, in cui c’era la guerra. Un racconto che porta il lettore in un mondo quasi comico.
Arriviamo insieme all’ultimo racconto bizzarro, “Jenny la fioraia”. Questa storia mi ha davvero colpito. La protagonista viene descritta come una donna pura, di spirito. Un paragone che davvero non si sentiva da tempi addietro. Avremmo forse perso il modo di esprimerci?
Scritto in modo semplice e chiaro, è riuscito a trasmettermi un eleganza incredibile. Un po’ come se questa fantomatica Jenny, fosse la mia vicina di casa e io la vedessi tutti i giorni.
L’ho letto con una grazia e una tranquillità che non provato da tempo.
Complimenti alla grazia e all’eleganza usati per questo racconto.
Non sono solita leggere insieme di racconti, solitamente non mi ispirano della fiducia. Cerco sempre una storia che inizi e finisca insieme al libro.
Ma Jules Janin, con questi suoi otto racconti, ha davvero colpito nel segno, ed è riuscito a colpire anche nel mio.
Cos’è un racconto bizzarro?
Qualsiasi dizionario attribuisce al termine “bizzarro” i connotati opposti a ciò che è normale e ordinario e Jules Janin riesce in otto brevi racconti a racchiudere il termine “bizzarro” in modo eclatante.
Otto storie tutte diverse tra loro, raccontate in epoche ben diverse dalla nostra ma che riescono comunque a trasportarti con la fantasia, all’esatto momento in cui sono accadute.
Perciò tanto di cappello per Jules Janin per il suo scritto bizzarro e per tutto ciò che è stato in grado di trasmettermi.
Chapeau, Jules.
Katia
Jules Janin (Saint-Etienne 1804 – Parigi 1874), si trasferisce ancor giovane a Parigi, dove inizia a scrivere per testate come Le Figaro e il Journal des Débats, che accoglieva le firme più celebri del periodo. Nel 1829 pubblica, per cautela in forma anonima, il suo primo controverso romanzo: L’asino morto, ottenendo un riscontro internazionale. Inizia così la sua prolifica attività di narratore e saggista che affianca alla sua professione di critico apprezzato e temuto, e spesso coinvolto in diatribe e polemiche. Tra il 1853 e il 1858 raccoglie e pubblica, in sei tomi, i suoi numerosi interventi critici (Histoire de la litérature dramatique). Nel 1870 viene nominato membro dell’Accademia di Francia. Muore a Parigi quattro anni dopo.
