Narrativa
Porto Seguro Editore
10 giugno 2021
Cartaceo
204
Nel pieno della Seconda guerra mondiale, Angelica lotta con determinazione per realizzare i propri sogni: laurearsi e diventare una giornalista. Con fatica riesce a convincere i suoi genitori a farla iscrivere all'università, ma non potrà impedire che la spingano fra le braccia di un uomo che non la ama.
Da questo matrimonio di convenienza otterrà solo sofferenze, fino a quando l'incontro con un ragazzo ebreo, che la sua famiglia ha deciso di nascondere, darà una svolta positiva alla sua vita. Le recrudescenze della guerra li allontaneranno, in attesa di un avvenire più roseo che porti al coronamento dei loro obiettivi, personali e professionali.
Un romanzo delicato, che racconta con sensibilità e semplicità una verità profonda e universale: per quanta malvagità e ingiustizia ci siano nel mondo, ognuno, nel suo piccolo, non potrà mai fare a meno di sperare in un futuro migliore.
“Quando Angelica e Giovanni si sposarono, l’Italia era entrata nel secondo conflitto mondiale. Angelica arrivò all’altare accompagnata dal padre… e quando il prete li unì nel sacro vincolo del matrimonio pensò che da quel momento la sua vita sarebbe stata diversa da come se l’era sempre immaginata… Uscendo dalla chiesa, guardò attentamente Maria Beatrice ed Erminia che la stavano aspettando sorridenti. Le invidiò per un breve momento: loro avrebbero avuto un giorno la fortuna di sposare uomini che amavano…”
Angelica ha un sogno, vuole diventare una giornalista. I suoi risultati scolastici sono tali da indurre suo padre ad assecondare la sua richiesta di frequentare l’università, nonostante non veda di buon occhio che una donna perda tempo sui libri.
Ma la ragazza ama troppo studiare per rinunciarci, tanto da riuscire a laurearsi prima del tempo stabilito e con il massimo dei voti. Ora finalmente potrà dedicarsi alla realizzazione dei suoi progetti, almeno così crede, senonché una brutta sorpresa l’attende al varco. Per festeggiare la sua laurea, suo padre invita a cena Giovanni, un ingegnere vedovo che le propone come marito.
Nonostante quell’uomo non le piaccia, Angelica, per non andare nuovamente contro le idee del genitore, decide di sposarlo.
Il matrimonio si rivelerà un inferno. Giovanni è anaffettivo, completamente disinteressato a lei, violento. La ragazza in quella grande casa ha soltanto Irma, la domestica, e il piccolo Carmine, il figlio dell’ex moglie dell’uomo, come compagnia. Tra la donna e il bambino si creerà un forte legame che porterà il fanciullo a chiamarla mamma.
Alla morte di Giovanni, che avverrà due anni dopo le nozze, Carmine seguirà Angelica nella casa dei suoi genitori; sarà lui, involontariamente, il Cupido che porterà l’amore nel cuore della sua mamma adottiva.
“«Mamma, c’è un uomo fuori dalla finestra».
«È stato solo un brutto sogno amore, torna a dormire».
«No, è vero. Stavo dormendo e ho sentito un rumore forte, mi sono alzato e ho visto dalla finestra un uomo sdraiato sull’erba» concluse Carmine”
Samuele viene trovato svenuto nel giardino della casa. Una volta ripresa conoscenza, racconta ad Angelica e alla sua famiglia di essere un ebreo, sfuggito per pura fortuna al rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre. Siamo nel 1943, in piena seconda guerra mondiale.
Dopo un primo attimo di smarrimento, il ragazzo viene nascosto in soffitta. Nessuno deve sapere della sua presenza tra quelle quattro mura o tutti i suoi abitanti saranno in pericolo.
Tra i due giovani nascerà presto una simpatia che si tramuterà in amore. Ma per Samuele è pericoloso restare ancora in Italia. Per questo Pierluigi, il padre di Angelica, si dà da fare per organizzare la sua fuga.
Per i due ragazzi non sarà facile separarsi, ma non vi è alternativa.
Ad Angelica si spezza il cuore, ma deve andare avanti, tanto più ora che sa che una nuova vita sta crescendo nel suo grembo. Vittorio nascerà quando suo padre ormai è troppo lontano per essere avvisato del lieto evento, colorando la vita della neo mamma, che vede in quel bimbo il simbolo del grande amore che la lega al giovane ebreo.
Ma il destino ha tanto altro in serbo per lei: un lavoro come giornalista e il riconoscimento del suo talento come scrittrice con la pubblicazione del libro dal titolo “Raccontami di quel giorno d’autunno”…
Appena ho saputo dell’uscita di questo libro ho deciso di recensirlo. Della giovane Arianna Andreoni avevo già letto e recensito “Stella“, il suo romanzo di esordio che, complessivamente, mi era piaciuto. Per questo non ho resistito quando ho visto pubblicato il suo secondo lavoro: volevo capire se la mia impressione positiva su questa scrittrice fosse frutto del caso oppure no.
La storia che stavolta ci viene proposta è molto diversa dalla precedente, anche se il timbro stilistico è lo stesso. Questo è positivo: se uno scrittore non spaziasse tra argomenti diversi finirebbe col risultare noioso.
Tuttavia, la trama l’ho trovata molto prevedibile: la tipica storia d’amore che finisce con “e vissero felici e contenti”, ma ciò non toglie che i temi affrontati siano comunque numerosi e importanti; si passa dalla violenza sulle donne, al ruolo che esse devono ricoprire nella società, alle condizioni di vita degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale.
Ospitando Samuele in casa, la famiglia di Angelica si rende colpevole di un crimine importante per il periodo, ma si riveste di quell’umanità che spesso mi sono chiesta che fine avesse fatto negli anni della guerra; probabilmente è stata semplicemente nascosta dal silenzio.
Angelica è una donna forte, di carattere. Dopo la parentesi del matrimonio che l’ha provata parecchio, non si fa più mettere i piedi in testa da nessuno, ma fa le sue scelte indipendentemente da ciò che una donna può o non può fare per la mentalità del tempo. Si oppone al regime fascista, scrivendo articoli anonimi su uno dei giornali del periodo, si oppone all’aborto che le viene proposto per preservare la sua immagine, ama Samuele con tutta se stessa nonostante non veda un futuro facile con lui. Il ritratto che l’autrice fa di Angelica, insomma, è ben colorato e inserito nel contesto.
Tuttavia ci sono stati dei passaggi nel testo che un po’ mi hanno lasciato il punto interrogativo. Per esempio, non viene indagato per bene lo stato d’animo della protagonista quando scopre che l’uomo che riteneva suo padre in effetti non lo era.
Il tutto viene risolto in poche righe che, a me personalmente, non sono bastate per capire il sentire della giovane. Forse questa parte andava un po’ più sviluppata.
Come in “Stella”, ho notato che anche in questo libro l’autrice punta tanto sui dialoghi, tralasciando un po’ la parte descrittiva; probabilmente questa scelta dialogica fa parte del suo “modo di raccontare”, che può o non può piacere ma che la caratterizza. Io personalmente preferisco una scrittura “meno parlata”.
Il romanzo è comunque scorrevole e si legge piacevolmente.
Bellissima la copertina, come al solito; questa casa editrice riesce proprio a invogliare il lettore ad acquistare il libro parlando anche con le immagini.
Complessivamente “Raccontami di quel giorno d’autunno” è un romanzo che fa compagnia e sprona i più romantici a sognare. Se avete bisogno di una lettura gradevole da portare sotto l’ombrellone sicuramente fa per voi.
Adesso mi è sorta una curiosità; voi siete più tipi da storie semplici, che evitino di farvi pensare troppo e aiutino a passare il tempo, o vi piace leggere qualcosa di più impegnativo, che magari vi porti anche ad approfondire l’argomento?
Sahira
Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…