
Romanzo storico
Io scrittore
29 marzo 2018
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https://www.amazon.it/Quelle-del-Quarantanove-Marco-Amato-ebook/dp/B07BDN8FMT/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1525581831&sr=1-1&keywords=quelle+del+quarantanove

Una storia di amore e rivoluzione, di eroine e traditori sullo sfondo del Risorgimento
Roma, 1849. Vincenza Diotaiuti porta il nome e il cognome che le hanno dato le suore dell’orfanotrofio in cui è cresciuta.
Per gli amici è Cencia, e di «amici» ne ha parecchi, visto che fa la prostituta in una via del centro della capitale. Ma basta qualche mese di carcere per scoprire, appena uscita, una città diversa: confusa, turbolenta, irriconoscibile. È Peppe, il suo protettore, a spiegarle cos’è accaduto mentre lei era in prigione.
A Roma è arrivato un certo Mazzini che ha instaurato la repubblica, e perfino il papa è scappato.
Nel clima euforico della neonata repubblica romana, Cencia incontra una donna diversa da tutte quelle che ha conosciuto fino a quel momento. Si chiama Cristina Trivulzio di Belgioioso, è affascinante e colta ed è, soprattutto, una principessa. Le offre un lavoro in ospedale, dove sono ricoverati i rivoltosi feriti. Tra loro uno in particolare colpisce Cencia, un giovane soldato dallo sguardo azzurro e puro, che sembra molto legato alla principessa…
Una storia di amore e rivoluzione, di ideali e delusioni, eroismo e spionaggio raccontata attraverso la voce di una donna semplice ma arguta.
Un omaggio alle donne protagoniste del Risorgimento e sempre dimenticate dalla Storia ufficiale.
Le guerre le hanno fatte gli uomini, ma i Paesi li hanno mandati avanti le donne.
RECENSIONE
Quelle del quarantanove… ehmbè, quelle erano forti. Ammazza, gajarde proprio! Così direbbe Cencia, la prostituta che è la voce narrante del libro. Sì, erano forti quelle del quarantanove, “donne con le palle” (ops… si può dire?) diremmo noi oggi. E chissà perchè se una donna è forte oggi la si considera dotata di attributi maschili. Perchè una donna non può essere forte come donna senza per forza cercare un paragone con gli uomini? Questo non lo capisco. Però lo avevano capito quelle del quarantanove, che in mezzo alla confusione della Repubblica romana non si tirarono indietro e con la Leonessa in testa, e per leonessa intendo lei, Cristina Trivulzio Principessa di Belgiojoso, salvarono più vite, nell’ospedale approntato a Trinità dei Pellegrini, di quante bombe lanciarono i francesi del sanguinario Oudinot. Sembra facile dirlo così, perchè noi guardiamo all’indietro con la mentalità di oggi, ma nel quarantanove una donna nobile stava a casa a godersi la ricchezza, magari con qualche amante ma senza dover avere nessun ruolo che non fosse quello di moglie. Una donna comune lavorava e magari la sera si prendeva pure qualche schiaffone dal marito perchè… e perchè… e perchè il marito poteva e la moglie stava bella che zitta. E una donna povera, orfana e senza arte né parte come la Cencia del nostro racconto, o faceva la suora o la battona. Ma a Cristina non importava, a lei, profondamente libera, importava solo delle braccia e del cuore messo a disposizione della causa della repubblica da altre donne che come lei lavoravano a testa bassa per salvare vite e tenere alto lo spirito.
E le admin hanno colpito ancora, perchè hanno assegnato a me questo libro che è un omaggio al coraggio femminile che durante il Risorgimento italiano si manifestò in tutta la sua grandezza, nella sua generosità e intelligenza e, forse proprio per questo, fu così presto dimenticato. In troppe le donne che avrebbero oscurato le gesta maschili. Come diceva Teresa Filangieri, il potere è maschile, ma la capacità è femminile e questo libro ne è una dimostrazione brillantissima. Scritto in un romanesco divertente e incalzante, coinvolge il lettore in una storia dal finale inaspettato, tenero e avvolto da un appagante senso di giustizia. Ho avuto qualche perplessità quando la narrazione porta alla convinzione che il cuore femminile sia facilmente manovrabile dall’amore, che una donna possa essere obnubilata da un palpito e possa per questo arrivare a tradire Patria, ideali, amici. Eppure gli autori hanno trovato escamotage narrativi perfetti per dimostrare oltre ogni tentennamento la fibra morale di quelle donne, quelle del quarantanove, che per prime (non ce ne voglia Florence Nightingale me è arrivata seconda… che che ne dicano tutti!) hanno inventato il mestiere di infermiera e lo hanno infarcito di coraggio declinandolo sulla guerra.
Mi permetto di aggiungere una postilla che poco c’entra con questa recensione ma che è sintomo di quanto le donne del Risorgimento siano state scordate. Esiste un libro: “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, edito da Mondadori. E’ una raccolta per bambini di 100 brevi racconti di donne che hanno lasciato un segno nella storia. Sono citate sportive, cantanti, regine, attiviste, tatuatrici perfino. Non una donna del Risorgimento è elencata in questa raccolta. Non una, dico, nè Cristina Trivulzio, nè Virginia di Castiglione, nè Teresa Filangieri, nè Clotilde di Savoia, nè Anita Garibaldi o Antonietta Porzi. Non vi pare strano? Mi auguro che nel secondo volume, che non ho ancora avuto il piacere di leggere, le autrici abbiano rimediato a questa mancanza disastrosa.
AUTORI
Marco Amato e Valerio Maria Fiori
Marco Amato è nato a Roma nel 1963. Ha lavorato come sceneggiatore televisivo. Nel 2007 ha pubblicato il romanzo Una bomba al Cantagiro (Edizioni Piemme). Dal 2015 fa l’insegnante nella scuola media.
Valerio Maria Fiori è nato nel 1963 a Camerino (MC), ma vive stabilmente a Roma. Già copywriter in agenzie pubblicitarie di caratura internazionale dove è arrivato a ricoprire la carica di direttore creativo, ha affiancato questa professione a quella di sceneggiatore e autore, lavorando per le reti Mediaset e RAI.

Recensore brioso e fuori dagli schemi. E’ la voce romana de ‘La bottega dei libri’. Preferisce leggere storici ma non disdegna libri di altro genere purché siano belli e scritti bene!