Romanzo contemporaneo
Newton Compton
24 Marzo 2023
cartaceo, ebook
329
Il romanzo ripercorre, utilizzando nomi di fantasia e personaggi immaginari, la vicenda del massacro del Circeo.
Un fatto di cronaca nera che nel lontano 1975 vide protagoniste Rosaria Lopez, che perderà la vita a causa delle sevizie e Donatella Colasanti che passerà la sua vita a lottare affinchè i colpevoli vengano puniti.
Alcuni penseranno che non ci sia limite all’orrore o che forse, al giorno d’oggi, siamo così assuefatti alla violenza che niente ci sconvolge più. Eppure c’è un fatto di cronaca nera che per molti anni ha impaurito le persone e si è conficcato nella storia come l’atto più barbaro e atroce che si potesse commettere. Questo romanzo, “Quei bravi ragazzi del Circeo”, lo ripercorre lasciando sì libero spazio alla fantasia ma mantenendosi molto fedele ai veri fatti accaduti nel lontano 1975.
“Le abbiamo sfondate” (risatine).
“In paradiso avranno qualcosa da raccontare” (cachinni).
“E chi ti dice che ci andranno, in paradiso?”
“Beh, sono morte per difendere la loro purezza, no? Come quella santa, la ragazzina…come si chiamava?”
“ […] Maria Goretti, no? Ma che c’entra? Quelle due tamarre ci stavano eccome”.
In un giorno di settembre di quell’anno, tre “pariolini”, tre ragazzi della Roma Bene, ma in realtà terribili picchiatori neri con vistosi precedenti penali, decidono di irretire due ragazze dei quartieri poveri e di far scattare per loro una trappola mortale.
Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, questi i nomi veri delle protagoniste che, nel romanzo, vengono cambiati in Rossana e Daniela, verranno seviziate, stuprate, picchiate per quasi 48 ore. Rosaria morirà, annegata nella vasca da bagno, mentre Donatella, con una forza mentale sovrumana, capirà di potersi salvare solo fingendosi morta.
Il resto è storia. Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira andranno a mangiarsi una pizza lasciando la macchina, che contiene i corpi delle due ragazze, nel bagagliaio, incustodita.
Donatella, tenace e risoluta, riuscirà a salvarsi picchiando sulla lamiera. Izzo e Guido saranno condannati all’ergastolo e Ghira fuggirà per sempre dai radar della polizia, che sarà capace solo di ritrovare la sua tomba nell’enclave spagnola di Melilla, trent’anni dopo gli eventi criminosi.
“Daniela sente due mani d’acciaio che la tirano su, la sbattono sul divano, la frugano crudelmente, la palpano, la schiaffeggiano, la obbligano a mettersi a quattro zampe come un animale e ad allargare le gambe.
[…] “Prova solo a voltare quella testa e ti strozzo” ringhia. Daniela non può far altro che annuire […]” – Quei bravi ragazzi del Circeo
Ho letto quasi tutti i libri a firma di Lugli e Del Greco, coppia inossidabile di reporter di nera e sbirro, ma questo è il romanzo che più mi è piaciuto. C’è sicuramente molta fantasia come negli altri; ma stavolta, forse per il grande rispetto nutrito per le vittime, i due autori delineano più fedelmente gli eventi e rimangono adesi alla storia vera più che all’immaginazione.
Certo, l’ispettore Fortunato Achei non esiste (però è un grandissimo personaggio con cui ho empatizzato molto per le sue numerose “sfighe”); non esiste veramente nemmeno il cronista di Repubblica Fabio Corsi e probabilmente questi personaggi sono degli alter ego di Del Greco e Lugli, eppure tra le pagine si scorge la volontà di essere completamente onesti e di raccontare con dovizia di particolari ogni fatto.
Dapprima il massacro, il processo e, infine, la semilibertà di Izzo, che è terminata nel secondo ergastolo, avendo il mostro ucciso altre due donne innocenti.
Il matrimonio reale con la nota giornalista di Izzo, durato solo un anno, la scoperta delle ossa di Ghira… questa chiara volontà di non discostarsi dalla verità l’ho apprezzata molto.
I personaggi sono variopinti: a tratti macchiette, a tratti spaventosi. Figure come Francesco Itri (Izzo) con la sua risata folle e gli occhi fuori dalle orbite, oppure il mansueto Giuseppe Guanda (Guido) che, dopo aver seviziato due ragazze vola a casa dei genitori perché in ritardo per la cena; per non parlare della figura di Daniela (Donatella Colasanti), che morirà tragicamente giovane per un tumore, ma che forse quella morte l’ha considerata una vera e propria liberazione dai traumi subiti.
Il massacro del Circeo è rimasto nell’immaginario di tutti noi. Anche io, che sono nata nel 1991, ho sempre subito un fascino strano da questo caso bruttissimo di cronaca. Perché è così che succede, il male affascina, rapisce lo sguardo, a volte, però, contamina e ci si trasforma in gente come Izzo, Ghira e Guido.
“Le ragazze vengono afferrate per i polsi, picchiate e spintonate nuovamente sulle scale. I tre aprono la porta di un altro bagno, più piccolo del precedente e, anche questo, senza finestre. L’interruttore è all’esterno. Daniela e Rossana finiscono al buio, rabbrividendo e piangendo, e si stringono disperatamente l’una all’altra, in cerca di un po’ di conforto” – Quei bravi ragazzi del Circeo
Penso che questo romanzo, che mescola verità a fantasia, sia una lettura necessaria per chi conosce questa storia e vuole andare a fondo. Non solo perché lo stile del romanzo è fresco, scorrevole, ironico, ma anche perché si scoprono numerosi particolari sulla vicenda.
Io, ad esempio, ho scoperto che Donatella Colasanti ha combattuto affinché nel 1996 lo stupro diventasse reato contro la persona e non solo contro la morale. Non lo sapevo, ma credo che non potesse esserci una battaglia più giusta per una grande eroina della storia recente del nostro Paese.
Un Paese dilaniato dalla violenza e dalla mala giustizia che nel 2005 ha messo in semilibertà Izzo causando la morte di altre due donne.
Non smetteremo di lottare mai affinché mostri del genere marciscano in galera. E libri come questo aiutano ad aprire gli occhi a tante persone su cosa sia la violenza di genere e come debellarla.
4 stelle ⭐⭐⭐⭐☆
Nella vita mi occupo di Digital ma la passione per i libri mi accompagna fin da bambina. Prediligo i romanzi introspettivi che fanno pensare e strappano qualche lacrima ma non leggo mai romanzi d’amore: l’amore deve essere vissuto.