
Saggio di Filosofia
Raffaello Cortina
12 marzo 2020
Cartaceo
388

La famosa sentenza attribuita ad Aristotele, “O miei amici, non c’è nessun amico”, chi non l’ha citata?
Una volta modulata o orchestrata, fin nella sua grammatica, da un insieme di interpreti sonnambuli, vigili e automatici, ecco che attraversa sognante, recitazione salmodiata di un immenso brusio, il pieno giorno della nostra memoria: da Michel de Montaigne a Immanuel Kant, per esempio, da Friedrich Nietzsche a Maurice Blanchot, il pensatore dell’amicizia.
Ma l’avvenire di questo “detto che Aristotele aveva molto familiare” (Montaigne, Dell’amicizia) ci viene ancora addosso. Già qui, è come se non fosse ancora arrivato, custodendo, in una delle sue pieghe, una promessa di democrazia ancora impensata, ancora impossibile, sempre a venire: la promessa, appunto.
L’amicizia non è solo un volersi bene, non si esaurisce in quel legame semplice fatto di calore, affetto, vicinanza, aiuto reciproco e voglia di divertirsi insieme. È molto di più: è il gioco più serio, quello che finalmente, come dice Aristotele, “ci fa sentire che esistiamo”.

“O miei amici, non c’è nessun amico“: da questa frase che Montaigne riprende da Aristotele, si snoda l’impostazione che Derrida vuole dare al libro. È uno dei lavori più belli del filosofo francese dedicato a uno dei grandi temi della filosofia morale: l’amicizia. Ed è intorno alla frase appunto di Aristotele che si vogliono dimostrare la fragilità, i limiti e i confini di una simile concezione.
Jacques Derrida dribbla tra Nietzche, Platone, Aristotele e ci porta a ragionare sull’essenza dell’amicizia e sui vari tipi di amicizia. Il saggio ruota attorno all’esigenza di indagare in maniera minuziosa il significato che la tradizione filosofica occidentale ha attribuito alla parola greca PHILEIN, in particolare, al rapporto che quest’ultima intrattiene con alcuni concetti del pensiero politico greco quali “fratellanza”, “democrazia”, “comunità”.
Da qui l’amicizia detta politica: fondata sull’associazione o sulla comunità in vista dell’utile. La comunità politica non è dunque né la famiglia né il cameratismo. Ma poi, fa notare Derrida, lo stesso Aristotele moltiplica il numero, affermando che l’arte della politica consiste nel creare quanta più amicizia possibile. Inseguendo questo enigma numerico attraverso la storia del pensiero, Derrida dimostra che esso trae origine da un’idea di comunità politica che ha assunto costantemente i tratti della fraternità.
(Autoritratto con un amico – Raffaello Sanzio)
Quando invece nasce un vero rapporto d’amicizia, l’uomo sente il bisogno di condividere le proprie emozioni con il suo amico. È vero ciò che ripeteva Architta di Taranto: “se un uomo salisse in cielo e contemplasse la natura dell’universo e la bellezza degli astri, la meraviglia di tale visione non gli darebbe la gioia più intensa, come dovrebbe, ma quasi un dispiacere, perché non avrebbe nessuno a cui comunicarla”. Questo per indicare che gli amici hanno bisogno di condividere ogni situazione, che sia un momento di gioia come quello che nasce dall’osservazione dell’universo e degli astri, o che sia un momento di disagio, come anche ci fa capire Renzo nel romanzo de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni: “Son cose brutte, cose che non si sarebbe mai creduto di vedere; cose da levarvi l’allegria per tutta la vita; ma però, a parlarne tra amici, è un sollievo”.
Un vero amico è sempre presente e vivrebbe la maggior parte delle avventure con te. Anche Dante in un suo sonetto appartenente alla raccolta “Le Rime”: “Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento e messi in un vasel ch’ad ogni vento per mare andasse al voler vostro e mio”, viene ad affermare il suo “quasi bisogno” di vivere tutte le avventure con i suoi amici.
Quest’opera permette al lettore di avere una panoramica di una filosofia non semplice ma comprensibile sebbene il compito del filosofo è quello di decostruire i testi , cioè smontarli, metterli in crisi, contraddirli, cosa abbastanza complessa.
Benché Derrida sia stato spesso contestato per la sua vicinanza allo stile letterario più che a quello filosofico, in questo libro ho trovato Derrida come colui che è in grado di mettere in crisi tutte le certezze precostituite e di condurre gli uomini verso la ricerca di ciò che è bene fare, avendo indagato il significato più vero di ciò che si è e ciò che ci circonda.
Come dice Aristotele” La meraviglia e lo stupore di fronte al mondo nutrono il filosofo che si configura, quindi, come uno scienziato che non mira a raggiungere qualche utilità pratica ma che è unicamente mosso dall’amore per la conoscenza.”
La bellezza di questo libro è proprio la conoscenza, il pensiero, il ragionamento con cui Derrida ci traghetta da un filosofo all’altro su di una tematica ‘L’amicizia’ che è legame, relazione, sentimento, fondamentale per la vita di ogni uomo.
“L’amicizia è una sola anima che abita in due corpi, un cuore che batte in due anime.”(Aristotele)
Leggendo questo saggio ci si troverà a navigare in mare aperto con qualche approdo qua e là, è solo arrivati ad un porto sicuro, quindi alla fine del libro, che si riuscirà a capirne il viaggio.
Jacques Derrida è una delle figure di maggior spicco della filosofia contemporanea. Nelle nostre edizioni ha pubblicato, tra gli altri, Donare il tempo. La moneta falsa (1996), Spettri di Marx (1994), Ecografie della televisione (con Bernard Stiegler, 1997), Stati canaglia (2003) e Politiche dell’amicizia (2020).

Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.