
romanzo contemporaneo
Salani Editore
28 maggio 2024
cartaceo, ebook
448

In Val Germanasca la natura detta le proprie volontà: nella miniera di talco, negli orti, nei boschi, nelle borgate che guardano la cascata. Così accade anche il giorno del crollo: tre boati tanto forti da far tremare la montagna. Due minatori mancano all'appello e nel piazzale si scava tra i detriti. L'ultimo a uscire dal foro nella roccia è un giovane che tutti conoscono.
Si chiama Lisse, senza la U, e in quella lettera mancante è già scritta gran parte della sua vita. È ferito, eppure a far sanguinare l'animo di Lisse sono ben altri tagli. Quell'uomo partorito in un prato, accolto e nutrito dalla sua gente, è anche l'invisibile, il senza-storia, esiliato entro i confini della sua Valle. Stravolto da quell'ennesima sciagura, Lisse si rifugia in una baracca a Paraut, dove è nato. Giosuè Frillobèc, l'amico di sempre che zoppica sulle parole, non può stare a guardare.
E con lui nemmeno Mina, che ha cresciuto entrambi come una madre; e Lumière, il gigante che fa oracoli; e Tedesc, il vecchio liutaio che parla tre lingue. Insieme escogiteranno un piano per riportare Lisse a casa e restituirgli speranza, immaginarsi ancora possibile.
L'arrivo di Alma, partita dall'Argentina con una chitarra in spalla, porterà nelle loro vite il canto delle Ande e un sogno gentile da coltivare. Passano molti anni, Frillobèc ha lasciato la Valle e vive isolato tra le colline, con la sola compagnia di una corva.
A spezzare la sua solitudine è l'improvvisa visita di un ragazzo, Jul, venuto dalle montagne a riportargli un oggetto che gli è appartenuto. Insieme cuciranno la storia, gli amori distanti un oceano, le libertà sfilacciate dal tempo, le promesse incompiute. Una miniera di piccole cose, incise nella pietra dolce.
Leggere “Pietra Dolce” di Valeria Tron, Salani Editore, è per me un gran privilegio.
Dopo aver recensito il suo romanzo d’esordio “L’equilibrio delle lucciole“ e averla intervistata, questa autrice ha scalato le vette delle mie preferite e mi è entrata nel cuore senza possibilità di uscirvi.
“Scende la brezza della cascata, raccoglie la polvere di talco, la muove sopra le lose dei tetti e la spinge oltre le piante d’abete. Pare una timida Via Lattea che bisbiglia verso il cielo tutte le parole che vorrebbe confidare“
Valeria Tron ha la grazia di chi ama la scrittura e l’arte nella sua interezza. Sa aprire le porte di casa sua, così come del suo animo, accogliendo con quella carezzevole parola dolce ed antica. E “Pietra dolce”, appunto, rappresenta al meglio questo suo essere.
Devo ammettere che parlarne mi provoca incredibilmente la stessa emozione che trovo in ogni sua pagina. E questo è davvero raro per me, che di libri ne leggo a decine e decine.
Ci ritroviamo di nuovo in Val Germanasca, casa per Valeria, ed iniziamo subito con un evento drammatico: il crollo di una miniera.
L’ansia sale quando due di questi uomini sfortunati tardano ad uscire, ma alla fine vedranno anche loro il sole; ammaccati, provati, ma vivi.
Uno di loro è Lisse, il nostro protagonista, un giovane uomo di nemmeno trent’anni, che di giovane ha solo l’età. La sua vita travagliata lo ha portato a spegnersi lentamente ed il suo cuore è invecchiato da tutto il dolore provato.
Questa ennesima sciagura lo porta ad affrontare l’ennesima prova e, stanco e debilitato nel fisico e nel cuore, parte verso un isolamento sulle montagne dove è nato, dal quale gli sarà difficile uscire.
Eh già, perché il nostro Lisse ne ha già passate tante e ha visto morire troppe persone che amava.
Abbandonato da neonato dalla madre morente in un bosco, verrà salvato da una capretta, che diventerà ben presto la sua migliore amica.
Verrà poi cresciuto da una donna che perderà presto, così come vedrà morire per un incendio la povera moglie e la loro bambina.
Tutta questa sofferenza riemergerà dall’incubo dell’incidente in miniera, rendendo troppo fragile questo giovane per poter continuare la vita nella stessa maniera di sempre. L’alcol e la solitudine diventeranno i suoi alleati e lui si farà guidare totalmente dal loro volere.
Ma il destino, a volte, cerca di rimediare ai propri errori e Lisse verrà circondato da amici fidati. Giosué, l’amico balbuziente con cui è cresciuto dopo la morte di sua madre, che a sua volta ha perso entrambi i genitori giustiziati in tempo di guerra. La zia di Giosué, Mina, crescerà i due bambini come figli propri, creando un legame indissolubile al tempo e alle avversità.
Lumière, che, dopo essere stato preso in pieno da un fulmine, aiuta le persone con i suoi oracoli. E Tedesc, il liutaio con il passato pieno di avventure, che si rifugia sulle montagne per nascondersi dalla sua vera vita.
Un percorso di amicizia sincera fra personaggi fuori dalle righe, in un territorio in cui la natura domina tutto, ma di cui non si può fare a meno. Valeria Tron punta sulle descrizioni in maniera così fiera e delicata da immergerci in un quadro dal verde rigoglioso quanto pericoloso.
Ma sempre, sempre davvero amato.
L’angoscia di Lisse si alterna, in questo romanzo, a quella di Giosué che, trent’anni dopo, si rifugia in solitaria a sua volta, ripercorrendo con una nostalgia nascosta i ricordi più importanti. Solo l’arrivo improvviso di un giovane dall’aria famigliare riporterà il sorriso a quel vecchio che ormai si era rassegnato alla solitudine e alla tristezza.
“Pietra dolce” è un romanzo tenero e profondo, un viaggio di uomini che, attraverso la semplicità in cui vivono, spiegano con sapienza la praticità dell’esistenza, e che porta a galla sensazioni profonde di amicizia, disperazione, sorrisi genuini e sacrifici. E quel senso del dovere che forse è andato un po’ perso, ma che fra queste pagine emerge forte.
Una conferma per la Tron, che non ha deluso, anzi, ha rafforzato la sua idea di scrittura e la mia idea sulle sue incredibili capacità.
Ritrovare la lingua Patois fra queste righe è la conferma che le sue radici sono la chiave vincente per appassionare il lettore, perché la passione dell’autrice, anche in questo romanzo, esce forte e rigogliosa. Come un fiore delicato che fiorisce fra la neve bianca.
Non posso che dare cinque stelle a questo libro, e ringraziare per la copia cartacea che è davvero un regalo.
Voi amate i romanzi che riportano forti i territori amati dagli autori?
O preferite puntare tutto sulla storia?

Appassionata di lettura e scrittura fin da bambina, ho scritto e pubblicato quattro libri. Moglie e mamma, passo le mie giornate ad inventare storie d’amore per emozionare chi le leggerà.