
Romanzo storico
IoScrittore
3 ottobre 2023
Cartaceo, ebook
438

Amor ch’a nullo amato amar perdona: come non ricordare i versi di Dante che hanno reso immortale l’amore tragico di Paolo e Francesca?
Ma chi conosce davvero i protagonisti di questa storia diventata leggenda? Quanti giorni di passione e quali azioni hanno alimentato questo profondo sentimento?
Saranno proprio i due sfortunati amanti a raccontare come la potente e spietata famiglia Malatesta abbia stretto un'alleanza strategica con Guido Da Polenta per espandere il proprio dominio su Ravenna e su tutta la Romagna. A sigillare questo accordo, un matrimonio tra il secondo figlio dei Malatesta e Francesca, la figlia quattordicenne di Guido. È un matrimonio per procura, come consuetudine all'epoca, e il fratello minore di Paolo viene inviato a sottoscrivere il contratto nuziale.
Questo è il primo intoppo del destino... perché Paolo, già famoso per le sue gesta come condottiero e per la sua straordinaria bellezza, si fa passare per lo sposo promesso a Francesca senza che nessuno abbia il coraggio di svelare la verità alla giovane. Durante il viaggio dalla sua casa d'origine alla nuova dimora, Francesca vive una fiaba d'amore, incantata da un uomo capace di accendere i suoi sentimenti e la sua passione. E nemmeno Paolo rimane immune alla sua sfolgorante, seppur ancora acerba, bellezza. Ma il velo dell'illusione cade troppo presto, rivelando un crudele inganno: il vero marito di Francesca, Gianciotto, è un uomo insensibile e feroce, che non le risparmierà umiliazioni e soprusi.
Amor condusse noi ad una morte: sarà irrimediabilmente così? O riuscirà Francesca, intelligente e colta, a trovare il coraggio di riscrivere un finale inedito e pieno di speranza per la propria esistenza?
“Pietà del nostro mal perverso” di Andelon Curse, edito IoScrittore, è un romanzo meraviglioso, incentrato sull’amore tra Paolo e Francesca.
Conosciamo Francesca a Ravenna, nell’Anno Domini 1274.
Ella ha solo quattordici anni e sta provando il suo abito da sposa per il giorno successivo. Suo padre la promise in sposa a Giovanni Malatesta, quando lei aveva soli sei anni.
Seppur cresciuta, è ancora una bambina, non sa nulla dell’amore. All’epoca, le donne non erano libere di decidere chi amare.
“Noi non possiamo né ribellarci né decidere chi amare. Forse non è bello dormire con un uomo di cui non si conosce nulla, forse non è come abbandonarsi al sonno nella solitudine del proprio letto. Di sicuro, però, ho capito che non siamo libere di stare accanto a chi desideriamo”
La giovane spera che il futuro sposo sia acculturato e di poter trascorrere le serate, leggendo, insieme a lui, le gesta dei cavalieri.
Ed eccolo Giovanni. O forse non è lui?
“È alto, slanciato, con le spalle larghe e i fianchi stretti. I muscoli delle gambe, stretti nelle calze braghe scure, denotano molta attività fisica mentre la sua attitudine a studiare sia me che l’ambiente rivelano un’intelligenza curiosa.”
La giovane pensa e spera che sia Giovanni, ma non sa che quello è un matrimonio per procura e che, al posto dello sposo, si è presentato il fratello di lui, Paolo.
L’autrice spiega, in modo accurato, le dinamiche del tempo.
Le figlie erano utili per stringere accordi di alleanza con altre famiglie potenti tramite il vincolo del matrimonio.
La madre forniva spiegazioni alla figlia bambina riguardo alla prima notte di nozze: “della spiegazione di mia madre non ho capito nulla e, invece di tranquillizzarmi, mi ha impaurita”.
Francesca dice addio alla sua Ravenna e, insieme al suo sposo, arriva a Rimini al galoppo: lei in sella alla sua cavalla araba, Ištar, e lui in groppa ad Adamante.
Nessuno dei due dimenticherà, nel tempo, quella cavalcata.
L’ardire di Francesca, l’acconciatura che si scioglie e la sua risata fermano i marosi, il vento e il cuore di Paolo.
“Non le sono indifferente, lo mostra senza remore. Credo di essere il suo primo batticuore e ne sono lusingato. Lei non è il mio, ma sarebbe stato bello avere la possibilità di avere un futuro, un futuro qualsiasi in cui fosse contemplato lo stare assieme per non vivere solo una vita di lotte e di guerre e potere, ma arricchita di quella forza di cui parlano i poeti”
Andelon riesce a farci percepire il dilemma vissuto dal ragazzo. In lui è in atto una battaglia, come se si fronteggiassero due eserciti. Francesca non è sua e la sta riempiendo di menzogne.
I modi gentili e rispettosi di Paolo lasciano il posto alla rozzezza e alla lascivia di Gianciotto. Come possono essere fratelli due uomini così diversi?
“Lei è lassù, piccola, spaventata, ingannata, ignara di ciò che avviene tra uomo e donna, prossima a scoprirlo con uno sposo ubriaco e innamorato di un’altra donna.
Io, sono qui, impotente. Accanto c’è mia moglie, verso la quale vorrei aver solo provato una minima parte delle emozioni che provo per Francesca.
Lei è là con Gianciotto, io qui con Orabile Beatrice” – Pietà del nostro mal perverso
Sono passati cinque anni dal matrimonio, ma Verdiana, la figlia di un mercante di stoffe, continua ad essere l’amante di Giovanni, o meglio, la sua moglie de facto.
In quei cinque anni è nata Concordia e, da allora, Francesca non si è più vista in pubblico. Gianciotto infligge alla moglie torture fisiche e psicologiche, lasciandola addirittura senza acqua né cibo.
Francesca vuole per sua figlia una vita diversa:
“Non accetterò come genero nessuno che non le sia di pari grado intellettuale, nessuno che non le mostri il rispetto che merita, nessuno che non ammiri le sue doti quanto la sua dote. Io non agirò come i miei genitori che mi hanno venduta per trenta denari, ingannata e dimenticata. Lei non condividerà il mio destino infausto”
Il tema della violenza sulle donne, purtroppo, non ha confini temporali.
È sorprendente l’antipatia che prova Gianciotto nei confronti della sua sposa, probabilmente alimentata dall’amante di lui. Verdiana è forse più bella di Francesca, ma di certo non possiede la sua cultura. La figlia di Guido Da Polenta conosce il trattato al-Tasrif del medico arabo Alsaharavius e i suggerimenti del medico persiano Razhes sull’estrazione delle frecce.
Viene chiamata spesso al capezzale di un moribondo, quando non sembrano più esserci grandi speranze di sopravvivenza. Eppure, nonostante la sua bravura e preparazione, gli uomini del tempo temevano che lei, una donna, potesse interferire negativamente sulla cura somministrata e sulla guarigione.
“Mio marito e mio suocero mi stavano guardando disgustati. Avevo le mani sporche di sangue fino al gomito, le vesti in disordine e, fino a un attimo prima, ero china su mio cognato nudo.
«Madonna Francesca, sebbene con le migliori intenzioni, (…) può aver compromesso la vita del paziente. Come possiamo noi, ora, salvarlo quando una donna può aver interferito con le cure adatte?»”
La giovane si dedica alla medicina dalla nascita di Concordia: “i medici dicevano che sarebbe morta presto, ma io non volevo”. Iniziò a studiare e a tenere, in un armadio chiuso a chiave in biblioteca, le sue erbe.
Francesca, come molte donne della sua epoca, era naturalmente predisposta allo studio e alla conoscenza, ma gli uomini avevano insegnato loro solo ad essere pazienti, umili e ubbidienti.
Andelon Curse ha saputo dare ai pensieri e alle emozioni di Francesca una intensità e una forza vibrante grazie anche all’accuratezza dei vocaboli scelti.
La prosa dell’autrice è talmente lirica da essere riuscita a farmi provare il turbamento dei due innamorati e quel senso di “mancanza (che) si acuisce in un dolore più pungente”.
È forte il tema della scelta di sposare chi si ama veramente. Francesca, pensando a se stessa quattordicenne, credeva in “un futuro meraviglioso che non sarebbe arrivato”.
Non esiste possibilità di essere liberi quando lei è stata obbligata a sposare Gianciotto e lui, Paolo, è stato costretto al matrimonio con la sua sposa. Il suo cuore appartiene a Orabile Beatrice solo per contratto.
Il romanzo è strutturato in tre parti. Abbraccia un arco temporale di otto anni: dal 1274 al 1282.
Le vicende si svolgono, in larga parte, presso il Castello di Gradara. Tuttavia, l’azione si sposta, insieme ai suoi personaggi maschili, anche a Rimini, Viterbo, Firenze…
Proprio a Firenze, nel 1282, avviene un incontro clamoroso tra Paolo e Dante Alighieri, al quale il Malatesta racconta le vicende del suo amore tormentato e gli spiega cosa si prova ad essere innamorato.
“«Giovane Dante, la freccia di Cupido mi ha toccato che avevo ventotto anni, voi quanti ne avete?»
«Ne compirò diciassette a maggio»
(…)
«A un certo punto vi sentirete come smarrito in un bosco tetro, l’inquietudine sarà insopportabile… Ecco, quello sarà il momento in cui tutto accadrà. Il cuore ospiterà inferno e paradiso nel medesimo istante e stenterete a riconoscere voi stesso!»”
Il colpo geniale dell’autrice, che è riuscita a coniugare gli elementi della Commedia: la selva oscura, l’apprensione, l’inferno e il paradiso.
Infine un impegno da parte del Poeta: “Vi prometto che descriverò del vostro amore e della vostra amata”.
Promessa mantenuta.
Ringrazio tantissimo la CE, Io Scrittore, per avermi inviato una copia cartacea di questo splendido romanzo.
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.