Narrativa
Felix Krull Editore
19 luglio 2017
Ebook e cartaceo
524
“Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé...” racconta con un tono sommesso, delicato e poetico, di sorprendente sincerità, una storia d’amore del tutto non convenzionale, nata in autunno tra una scrittrice non più giovane e sposata e un conducente della metropolitana, ancora giovane e sposato, fuggito, ragazzo, dalla Bosnia in guerra. Lei è atea, lui maomettano, lei è colta, lui non lo è, lei è emancipata, lui in bilico tra retaggio e modernità... Per quanto li accomunino freschezza di spirito, giocosità e trasgressività vitalistica, per quanto siano fortememente attratti l’una dall’altro, arrivare a una fusione delle anime, che consenta loro di raggiungere un’unione fisica, si rivela perciò un’avventura molto intricata, un’impresa piena di peripezie, di equivoci, di dolore, di felicità e di colpi di scena.
“In concomitanza, mi era tornata di nuovo alla memoria la frase di non so quale Francese, ma comunque uno spirito acuto: “La bellezza è l’unica prerogativa che è stata concessa alle donne dagli uomini, dopo che è stato loro tolto tutto”.
Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé… è il racconto in prima persona della nascita e dell’evoluzione dell’amore tra l’autrice e un giovane bosniaco di nome Kasim. Si conoscono per caso: lei gli rivolge la parola per lamentarsi dei padroni dei cani che formano raggruppamenti per le strade, lui le risponde, lei gli porge il suo biglietto da visita per un eventuale futuro incontro.
Questo incontro avviene, al primo ne susseguono altri, inframmezzati da scambi di email, messaggi, chiamate. Le premesse per una relazione amorosa sana e ben costruita sono inesistenti: lei è sposata con Hans, un uomo dalle ampie vedute, ma pur sempre suo marito; lui ha una moglie, da cui si è da poco separato, e un figlio. La differenza di età è un ulteriore ostacolo, poiché lei ha almeno 20 anni più di lui. Ma il problema più grande è nella divergenza tra i rispettivi approcci alla relazione, perché se da un lato Kasim è spinto dalla sola pulsione sessuale, la protagonista sogna invece l’amore romantico. Come andrà a finire?
Ho iniziato la lettura di questo romanzo con alte aspettative, dettate dal fatto che con questo scritto l’autrice è stata candidata al Premio Strega, ma dopo circa metà delle pagine le mie aspettative sono state del tutto disattese. L’autrice ha uno stile forbito e aulico, ma è riuscita in ogni caso a rendere il romanzo scorrevole. La sua abilità narrativa, così come quella descrittiva sono encomiabili, perciò non è lo stile la causa del mio disappunto.
Ho trovato la storia di una banalità senza confini, le vicende narrate – seppur realmente accadute – sembrano la sceneggiatura di un tipico film romantico dalle tinte erotiche. Mi sono chiesta se una proprietà di linguaggio senza pari potesse far chiudere gli occhi dinanzi a un romanzo che pare piuttosto un diario adolescenziale sulla prima cotta. Mi sono imposta di rispondere affermativamente alla mia domanda, ma quando ho letto il passo che allego qui sotto, ho capito che l’unica risposta possibile era no.
“Mi rassegnai, aprii le gambe.
E lui, rassicurato, nella convinzione di essere ormai al
traguardo, si dispose a penetrarmi.
Ma aveva fatto male i conti. Non ci riuscì. Il mio muscolo
gli rifiutava l’ingresso, glielo rifiutava con assoluta tranquillità,
determinazione e sovranità. E così a tutti i suoi
successivi, ripetuti tentativi. Si mostrò talmente forte, una
barriera tanto efficace da stupire anche me, che avevo, almeno
a livello della volontà, acconsentito a lasciarmi penetrare,
e da farmi chiedere in seguito come mai potessero
tante donne lasciarsi violentare. Non era, meccanicamente,
possibile. Se ciò, tuttavia, accadeva ugualmente, dovevano
trovarsi quelle donne o sotto una minaccia di violenza fisica
o di morte oppure avere una stima molto bassa di sé e una
soggezione molto forte e atavica al maschio”.
Le tre stelle sono esclusivamente per lo stile, per il resto ritengo vi siano innumerevoli romanzi maggiormente meritevoli di esser letti.
Arianna
Lodovica San Guedoro, siciliana di origine, vive a Monaco di Baviera. Il seguito di questo romanzo è intitolato “Amor che torni”, edito Felix Krull Editore.
Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé … è una testimonianza meticolosa, intima e potente di un sentimento d’amore finalmente vissuto in modo non convenzionale. L’Autrice dà voce ad una sensibilità, senza sesso e senza età, poco esplorata dalla letteratura, specialmente da quella contemporanea, che privilegia forme stereotipate di relazione amorosa: dinamiche più riconoscibili, certo, nelle quali è però sempre più arduo riconoscersi. Una sensibilità che io stessa, giovane lettrice e giovane donna, ho sempre avvertita e rinnegata, pur di corrispondere all’ideale di sensualità femminile che vedevo spopolare e al quale ho davvero creduto di dovermi adeguare. Questo libro ha rappresentato per me una sorta di rivoluzione, la liberazione da un peso, il dissolvimento del timore d’esser sola, estranea alla sessualità per com’essa ci è raccontata: una favola pornografica, peraltro poco incantevole. Non dev’essere stato facile, per l’Autrice, mettersi a nudo e parlare d’amore, in un mondo che d’amore non vuol sentir parlare. E la sua denuncia suona per questo ancora più grave. La sofferenza, qui, è come cenere: dice di un sentimento divorante e di aspettative tradite. Stordisce, avvolge il cuore come un sudario di polvere, ne ovatta l’eco di dolore. Ma quella sensibilità non può che rinascervi, moltiplicarsi nel petto di lettrici e lettori, e lacerare sempre di nuovo il velo dell’incomprensione.
Chiara Melandri
Quanto al mio non accettare critiche, anche questa è una sparata a vuoto: si dà il caso che questo romanzo, se vogliamo limitarci ad esso, abbia ricevuto una stragrande maggioranza di recensioni traboccanti di affetto e di ammirazione; altro che essere tacciato di banalità, è stato notato per l’originalità , l’eleganza e la sincerità. Ma non è da tutti amare il Bello e il Vero. E avere sensibilità. “Incomprensione” è un eufemismo nel suo caso. Sono stata delicata. Ma l’avverto che questo è il mio ultimo commento. Ho ben altro da fare.
Guardi che sono femminista da molto più tempo di lei e non dimentichi che il romanzo è stato candidato allo Strega 2017 da Dacia Maraini e Maria Rosa Cutrufelli, altre due note femministe. Ergo: la sua interpretazione deve avere un vizio di fondo.
Tutte le citazioni estrapolate dai romanzi sono avulse dal contesto. Il problema è che non vi è alcun contesto tale da poter giustificare un’affermazione grave come quella di cui sopra. In un periodo storico in cui gli stupratori sono ancora giustificati e le vittime demonizzate, leggere una cosa del genere è semplicemente inaccettabile.
Mi spiace per l’immagine deformata, come potrà capire in rete le immagini della copertina scarseggiano o sono coperte da copyright.
Inoltre un romanzo è ben diverso da un teorema, non vi è nulla da capire, poiché al suo interno non vi è una verità quantificabile e dimostrabile. Ognuno interpreta a modo suo ciò che legge.
Ho notato che Lei taccia di incomprensione chiunque scriva una recensione non lusinghiera, eppure dovrebbe esserLe chiaro di aver pubblicato un romanzo estremamente personale che può destare le più disparate interpretazioni nei lettori.
E’ una stroncatura che deforma completamente il romanzo. Persino la copertina è deformata. E poi citare proprio quel passo avulso dal contesto è un’ ulteriore prova di incomprensione.