
I misteri di Lady Swify
giallo
Vintage Editore
9 agosto 2021
cartaceo, ebook
265

Inghilterra 1920. Eleanor Swify ha trascorso gli ultimi anni in giro per il mondo, prendendo il tè in Cina, facendo la conoscenza da vicino degli alligatori in Perù, scappando dai banditi in Persia. Ora è appena arrivata in Inghilterra dopo un caotico viaggio di quarantacinque giorni dal Sud Africa. Chipstone è la città più sonnolenta nella quale si potrebbe avere la sfortuna di imbattersi. E per aggiungere la beffa al danno, lì per tutti è una lady.
Lady Eleanor, come preferirebbe non esser riconosciuta, torna con riluttanza alla dimora dello zio, Henley Hall. Ora che Lord Henley è morto, è lei la proprietaria di quel maniero freddo e ammuffito. Cosa dovrebbe farsene una ragazza? Be', Eleanor comincia facendo amicizia con il cane di casa, Gladstone, e con una bella passeggiata nella campagna inglese, anche se si sta avvicinando una tempesta...
Ed è proprio sotto la pioggia battente che, in lontananza, Eleanor assiste a un omicidio. Prima che possa raggiungere il luogo del delitto, tuttavia, l'assassino è sparito e il corpo è svanito. Senza nessuna vittima e con la polizia locale convinta che volgia solo creare problemi, Eleanor giura di risolvere questa vicenda da sola!
“Uno dei grandi punti di forza di Eleanor era la sua risolutezza, Sfortunatamente, non era sempre accompagnata da una capacità di pensare al futuro”
In “Omicidio all’inglese”, Eleanor è orfana e ha trascorso un’infanzia all’insegna della solitudine nell’antica dimora della zio, lord Henley. Egli non ha saputo fare di meglio che relegarla in un elegante collegio per piccole lady, disinteressandosi della sua educazione. Una volta cresciuta, Eleanor si emancipa girando per il mondo, scordandosi di titoli ed etichetta. Quando lo zio muore, le lascia in eredità tutti i suoi averi e questo, per lei, significa rituffarsi nel suo malinconico passato. Non immagina certo di diventare testimone di un omicidio nel bel mezzo della campagna inglese. Peccato che di quel delitto non rimangano tracce e che tutti la considerino un’esaltata dalla fervida immaginazione. Ad Eleanor non resta che indagare per conto proprio, facendo leva sull’intuito e sulla tenacia che la caratterizzano da sempre.
“Uno dei punti di forza di Eleanor era la sua risolutezza. Sfortunatamente non sempre era accompagnata da una capacità di pensare al futuro” – Omicidio all’inglese
Eleanor non vuole essere una lady. Non l’ha mai voluto. Quel titolo le rammenta la propria solitudine ed inadeguatezza. Forse suo zio, lord Henley, l’aveva allontanata da sé mettendola in un collegio, in quanto ritenuta inadatta a portare quel blasone. Questo ha provocato una ferita nel suo animo. Appena le si è presentata l’occasione, è fuggita dall’Inghilterra per andarsene lontano. Ha viaggiato e vissuto numerose avventure nei paesi più remoti. È coraggiosa, intrepida, caparbia e molto autoironica. È anche una donna diffidente e guardinga. Queste qualità fanno di lei un abile “Sherlock”.
“Aveva sviluppato una diffidenza generale nei confronti dell’umanità nel suo insieme. Il suo lato naturalmente positivo aveva combattuto contro di essa, spesso lasciandola senza speranza tra il decidere se fidarsi o meno di qualcuno” – Omicidio all’inglese
Una volta tornata nell’antica dimora della sua grigia infanzia, Eleanor viene accolta da Clifford, il maggiordomo. È quello che ci si aspetterebbe da un uomo che ricopre quel ruolo, pieno di sussiego, formale ed austero. Tuttavia, riserverà al lettore non poche sorprese attraverso l’evoluzione del suo personaggio. Da sovraintendente della servitù distaccato e pieno di sé diventerà un prezioso aiutante nell’indagine di Eleanor.
Ovviamente non può mancare l’affascinante giovane lord: Lancelot. Bello, temerario, corteggiato dalle madri con figlie in età da marito. Eleanor si sente attratta da lui e cerca in tutti i modi di mantenere il distacco. Lancelot è tra i sospettati. Lui, attraverso i suoi modi tra lo spavaldo ed il galante, non le rende le cose facili.
La narrazione è scorrevole, ma decisamente troppo basilare, ossia al netto di descrizioni e parti introspettive, queste ultime ridotte al minimo. In uno scenario suggestivo come quello della campagna inglese, la presentazione del paesaggio avrebbe rappresentato la cornice di supporto perfetta, a mio parere. La protagonista è originale ed interessante, a tratti anche comica nel suo esser estranea a quel contesto sociale. È impossibile non provare simpatia nei suoi confronti. I suoi pensieri e sentimenti, sono stati descritti in modo sintetico, mentre avrebbero meritato un maggior approfondimento.
Trattandosi dei primi del Novecento, l’idea dell’emancipazione femminile è discretamente sviluppata. Questo grazie all’ascendente delle scelte della protagonista sul suo spirito indipendente. Sono presenti diversi cliché tipici del genere ma, grazie alla singolarità della protagonista, non inficiano sulla riuscita della storia. La trama è ben articolata, non è del tutto priva di mistero e ci regala il colpo di scena finale.
Per quanto io abbia apprezzato la straordinaria Eleanor e ci fossero tutti i presupposti per una lettura dal sapore classico ricca di suspense, sono rimasta un po’ delusa da “Omicidio all’inglese” di Verity Bright. Forse avevo aspettative troppo alte. Ho trovato la trama interessante, ma lo stile narrativo è privo di tensione, troppo statico.
Non si può dire che sia una brutta scrittura, eppure mancano quei particolari che rendono l’insieme funzionante. Una descrizione accurata della palude, di uno stato d’animo volto ad introdurre una situazione piena di aspettative. Troppo lineare per essere un giallo. Qualche scossone, un fremito, non avrebbero guastato. È come quei dischi antichi dalle custodie invitanti; lo si mette sul piatto e… gira, gira, gira, escono le note di una musica soffusa e non sgradevole. Ma il pezzo forte, quel ritornello che ti fa sobbalzare e venir voglia di cantare, non arriva. Il pezzo non cambia mai di registro e tu resti lì, in attesa. Anche se poi quello che ascolti non ti dispiace, rimani lì con un senso d’insoddisfazione. Il ritmo è gradevole, ma non è destinato a rimanerti nelle orecchie e nel cuore.
Eleanor viene da tutti scambiata per eccentrica in quanto non sussistono prove a supporto di ciò che ha visto. E voi, vi siete mai trovati a difendere qualcosa nel quale nessun altro credeva?