I delitti del Castello
giallo
Sonzogno
maggio 2021
cartaceo, ebook
157
Sul finire dell'estate più piovosa di sempre, un terzetto di rapinatori mascherati minaccia Milano e la Riviera romagnola. La polizia non riesce a venirne a capo: perché i tre indossano vistosi costumi ispirati ai personaggi delle favole? Perché il Gatto con gli Stivali, la Fata Turchina e Zorro prendono di mira modesti studi professionali, bar scalcinati e perfino un circolo ricreativo per pensionati?
Il caso dà filo da torcere anche alle Miss Marple del Giambellino, e per Libera diventa una preziosa distrazione: ha appena saputo che Gabriele, l'uomo che ama da sempre, sta per sposarsi.
La fioraia milanese avrà il coraggio di affrontare gli ostacoli che intralciano la loro relazione? O per lei é arrivato il momento di rinunciare al commissario e di aprirsi a un dolce assiduo corteggiatore?
Con il procedere dell'indagine, ai tormenti del suo cuore si aggiunge un'inaspettata. sconvolgente rivelazione. Perché la maschera di uno dei banditi nasconde un segreto che la riguarda da vicino...
“Perché l’amore è un fardello pericoloso per un uomo in fuga. E i ricordi sono i peggiori nemici di un latitante”
Iole, sua figlia Libera e sua nipote Vittoria, vivono in un noto quartiere periferico di Milano: il Giambellino. Vittoria è una giovane poliziotta che deve tenere a bada la nonna e la madre, conosciute in zona come le Miss Marple del Giambellino, dopo aver risolto alcuni casi, in passato, grazie al loro intuito e spirito di osservazione. La ragazza si mostrerà guardinga quando si verificheranno alcune curiose ed anomale rapine, messe in pratica da tre individui, mascherati come fosse carnevale. Ghiotto evento per le Miss Marple del Giambellino, che non se ne staranno, certo, in disparte ad aspettare che la polizia risolva il caso.
Iole ha quasi settant’anni ed una vitalità pari a quella di una ventenne, oltre ad un aspetto fisico ancora avvenente, accompagnato da una personalità brillante e da una mente aperta e priva di inibizioni. Non si è mai saputo chi fosse il padre della figlia Libera, chiamata così in nome dei propri ideali.
“Iole aveva bruciato in piazza il reggiseno nella ruggente stagione del ’68, quella che aveva dato i natali a Libera, e da allora non ne aveva più fatto uso ed il suo fisico plasmato dalla pratica quotidiana delle asana non sembrava mostrarne la necessità”.
Libera è l’opposto della madre. Ha sempre desiderato una stabilità sentimentale, si è sposata presto e altrettanto presto è rimasta vedova con una figlia da allevare. È innamorata da parecchi anni di Gabriele, collega poliziotto della figlia, ma la loro relazione non si è mai potuta concretizzare a causa delle sue insicurezze ed indecisioni, retaggio di un’educazione troppo anticonformista, impartitale dalla madre, donna che sente troppo distante da lei, per carattere e mentalità.
“Una quarantaseienne romantica e confusa, che a vent’anni aveva messo su famiglia, era rimasta presto vedova, aveva cresciuto una figlia da sola, aperto e chiuso una libreria e si era reinventata la vita come fioraia specializzata in bouquet nuziali. Tutto questo senza mai trovare il coraggio di concedersi di nuovo all’amore”.
Vittoria è la più giovane delle Cairati; è una poliziotta dal carattere forte e dai modi decisi. Una donna concreta che, pur amando la nonna e la madre, le guarda con disapprovazione. Una, per le intromissioni nella vita sentimentale della figlia; l’altra a causa della sua ossessione per Gabriele, che non riesce ad accettare quale probabile futuro patrigno. Detesta la fissazione di entrambe per le interferenze nel suo lavoro, con indagini improvvisate e del tutto fuori luogo.
Il romanzo è scorrevole, il linguaggio adottato è semplice, in termini di accessibilità, ad un pubblico vasto e svariato, cosa che considero una qualità importante affinché la lettura sia un bene a disposizione di tutti. La semplicità del linguaggio non toglie originalità alla narrazione, che presenta spesso metafore ed espressioni tipiche del luogo.
“lo conoscevano come tarlucch, il salame. Perché non arriva alla tabellina del nove”
Si parla del rione periferico del Giambellino, Milano. Quartiere caratterizzato da un bel senso di appartenenza e da una serie di personaggi, che rappresentano quasi delle istituzioni, come spesso accade nei quartieri popolari di ogni città.
Le tre protagoniste femminili sono ben delineate, attraverso descrizioni dettagliate e riflessioni introspettive (in particolar modo Libera, la più tormentata); sono originali, ben amalgamate tra loro, proprio grazie ai tratti caratteriali che le distinguono; danno colore e movimento alla trama, che comunque si presenta vivace e dinamica.
Le Miss Marple del Giambellino sono assai differenti dalla leggendaria protagonista di Agatha Christie; ne posseggono sicuramente l’arguzia, ma poco altro. Non riesco ad immaginare una miss Marple passionale come Iole o romantica come Libera, che si strugge d’amore per Gabriele; inoltre, le nostre protagoniste sono italiane al cento per cento, in quanto creature del Giambellino, importante ambientazione che funge da sfondo, quasi come fosse una firma.
“Ombre sul Naviglio” è un sequel di una serie di altri romanzi, leggibile, tuttavia, in modo indipendente, che ha suscitato in me il desiderio di leggere anche gli altri. È una lettura divertente, simpatica e distensiva, senza mai essere superficiale o banale.
Ho ritrovato, in questo libro, atmosfere che si respirano anche nel mio quartiere, scenari vagamente familiari e personaggi non troppo lontani da quella che è la mia realtà quotidiana. Magari sembrerò presuntuosa, ma credo che questo mi abbia favorita nel coglierne l’essenza. Una lettura che mi ha fatta sentire a mio agio e mi ha anche stuzzicata, in quanto non manca un’aurea di mistero. È stato come ritrovare una vecchia amica, sedere con lei sotto ad un pergolato ricoperto di glicine, davanti ad una tazza di the, sgranocchiando biscottini alle mandorle. Ritrovare l’antico feeling di quando bastava uno sguardo reciproco per generare risate pazze, parlare dei vecchi amici, di quello che è successo mentre ognuno percorreva una propria strada, provare una sana curiosità. Dispiacersi nel momento del congedo e promettere di rivedersi presto.
E voi, con quale delle tre protagoniste vi sentite più affini? Nell’anticonformista Iole? Nella romantica Libera? O nella razionale Vittoria?